Home Festival di Sanremo Celentano a Sanremo, contro tutti: preti, Lei, Rai, Consulta, Grasso. Un concentrato di qualunquismo in una squallida messa in scena

Celentano a Sanremo, contro tutti: preti, Lei, Rai, Consulta, Grasso. Un concentrato di qualunquismo in una squallida messa in scena

Il monologo di Celentano dovrebbe far discutere. Ma è un guazzabuglio di banalità.

pubblicato 14 Febbraio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 23:23


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Adriano Celentano irrompe come una bomba sul palco dell’Ariston e si mangia il Festival. Esplode letteralmente, con una finta guerra sul palco che, durasse 30 secondi, sarebbe anche apprezzabile. Ma è troppo lunga. Come il momento che si preannuncia: un programma nel programma, che richiederebbe venissero scorporati i dati d’ascolto.

Parte il monologo. Non ce n’è per nessuno, almeno negli intenti. Celentano esordisce contro la Chiesa e contro i preti che predicano e non si fanno capire, e non parlano del Paradiso. E poi dice che «giornali inutili come Famiglia Cristiana e l’Avvenire andrebbero chiusi» e si prodiga nel suo consueto panegirico cattolico anticlericale che non va a parare da nessuna parte.

Canta.

Elisabetta Canalis e Adriano Celentano

Poi si prende una pausa e arriva Elisabetta Canalis che recita, malamente, nei panni dell’Italia martoriata. Apparizione scalza sul palco dell’Ariston, se ne va quasi subito. E lo scambio di battute è: «Torni?», chiede lui. «Se lo vogliono gli italiani», scandisce lei. E quindi, trattandosi della Canalis, si presume che parta per un nuovo reality straniero.

Canta.

Rocco Papaleo

Quindi, in una gag con Rocco Papaleo, arrivano alcune bordate al governo tecnico, con rivendicazione del ruolo del popolo sovrano in una democrazia. Tutto bene, sì, è un concetto molto condivisibile, non fosse che poi si alza Pupo dal pubblico. Al Ghinazzi è stata affidata la parte di quello che contesta il santone di turno (per poi essere sconfessato). Certo, si fa proprio fatica a sospendere l’incredulità. Ma arriva Morandi, raggiunge Celentano sul palco e i due attaccano la Consulta che ha rigettato come illegittimi i Referendum. Facendo, ahinoi, una clamorosa disinformazione sul tema. Anche la parte di Pupo è una contestazione disinformata: il botta e risposta fra lui e Celentano sembra un dialogo fra due italiani qualunquisti, uno che ha un’idea, l’altro che ha quella opposta. Entrambi si attaccano senza mai entrare nel merito e senza saper bene di cosa stanno parlando.

Pupo

Ce n’è anche per la Lei (il d.g. della Rai. Terribile e scontato, arriva anche il dialogo «Come si chiama?» «Lei». «Chi?» «Il d.g. della Rai»), a proposito della questione Santoro (ancora) e della censura in Rai.

Canta.

Poi una bordata ad Aldo Grasso – con poco stile definito «quel deficiente» – mostra come si possano mescolare questioni personali con questioni più generali.

Canta.

La Grecia. La vita. La morte.

Celentano, francamente, non scandalizza affatto (cosa dovrebbe scandalizzarci? La sparata contro la Chiesa?) se non per il pressapochismo con cui parla di certi temi – imputabile probabilmente anche a qualche autore -, che va a distruggere il lavoro di tutti coloro che cercano veramente di fare informazione alternativa al pensiero unico e per la rara bruttezza di questo momento televisivo: un concentrato di qualunquismo nel contenuto, una squallida messa in scena nella forma.

La cosa più triste sarà chi lo criticherà per quel che ha detto. Cioè, niente. E non per i danni che questo niente causa.

Standing ovation.

Adriano CelentanoFestival di Sanremo