«HBO è la prima tv che ha capito il potere delle nicchie»
In un’intervista a D – La Repubblica delle Donne il presidente Michael Lombardo svela i segreti della sua tv via cavo.
Gran parte delle serie americane di qualità di cui siamo addicted hanno un marchio di fabbrica: HBO. Trattasi delle madre delle tv via cavo degli Stati Uniti d’America, di proprietà della Time Warner. Nata negli anni ’70, il suo storico slogan era “Non è tv, è la HBO”.
Su D – La Repubblica delle Donne di oggi c’è un’interessantissima intervista al suo Presidente, Michael Lombardo (chiamato erroneamente dall’intervistatrice Richard, l’avrà confuso con il co-presidente Richard Pepler). La giornalista Laura Piccinini sintetizza mirabilmente il suo pezzo:
“HBO ha capito il potere delle nicchie prima che diventassero il futuro della tv”.
E il presidente Lombardo ribatte:
“Siamo stati i primi ad accorgerci del bisogno di personaggi eticamente più complessi. E a puntare sullo storytelling. Su una tv che spinga avanti lo spettatore, e questa è stata la nostra rivoluzione. Non puoi più permetterti di andare al bagno e sperare di riprendere il filo come se in quei 10 minuti non fosse successo niente. Anziché pensare a cosa vuole l’audience, e rispondere a quel bisogno come fanno i network commerciali, noi rispondiamo a quella che è la visione del produttore o creator. Dando carta bianca a gente in cui ovviamente crediamo, sperando che lo spettatore risponda a sua volta. E quel che abbiamo notato è che se tu dai qualità, e programmi, e una voce che non hanno sentito altrove, ci sarà un’audience. Ma più che una filosofia o un’idea geniale, per noi è stata realmente la funzione di un modello economico”.
Lombardo prosegue con una lezione di televisione da incorniciare:
“Noi non ci sosteniamo con la pubblicità, non ci sono spot sui nostri canali, non dobbiamo monetizzare quel che spendiamo per ogni singolo programma. Abbiamo stabilito da subito che era importante realizzare programmi originali come marchio, che fosse una garanzia e la ragione per cui bisogna pagare un abbonamento per vederci. E se non devi sottostare al meccanismo dei grandi network, per cui se metti 3 milioni di dollari in uno show da un’ora devi chiederti se riuscirai a vendere abbastanza pubblicità in quell’ora per giustificare la spesa, puoi farlo. Non voglio dire che non mi interessa se non ci guardano, ma non devo giustificare ogni singolo programma”.
A tal proposito fa l’esempio di Enlightened, la nuova serie con Laura Dern che fa 200mila spettatori a episodio, ma di cui è stato dato l’ok per la seconda stagione:
“E non perché la protagonista ha vinto un Golden Globe o perché i critici la adorano. E’ che ha una nicchia di spettatori così appassionata. Non bisogna offrire mai qualcosa che accontenti tutti, ma alienare qualche spettatore. I ricavi possono venire dai dvd, o dalla distribuzione. Cos’è che le persone non trovano nella tv generalista e che li spinge a preferire i film su dvd? Noi ce lo siamo chiesti vent’anni fa. Risposta: forse l’opportunità di vedere storie più oneste e senza censura. Siamo da un pezzo nell’età dell’oro della tv scritta, ma i primi siamo stati noi”.
Ovviamente HBO ha nella sua illustre storia dei titoli forti che le hanno conferito popolarità, oltre che autorevolezza: dai Soprano a Sex and the City, fino a Boardwalk Empire:
“La gente ha cominciato a dire ‘Oh!’, e la filosofia della rete è diventata distintiva, si sono accorti che c’era davvero qualcosa di diverso nella nostra offerta. Non potrei permettermi i duecentomila di Enlightened se non sapessi che la qualità può portarti ai grandi numeri di True Blood”.
Altra forza attualmente dirompente di HBO sta nel trasformare i migliori romanzi americani degli ultimi anni in serie tv, vedi il recente Games of Thrones su cui Lombardo fa una confessione:
“A me il fantasy fa schifo. Ma, senza amare il genere né aver letto il libro, per dare un ok ho letto la sceneggiatura, ed era magnifica. Perché c’è l’elemento umano. Come se uno non leggesse Hemingway perché non gli piacciono le storie di guerra”.
Per Lombardo il fatto che si producano serie romanzate, anziché film, dipende da
“una denegerazione degli Studios. Non puoi tenere capolavori della letteratura fermi perché il comandamento per avere la luce verde all’avvio della produzione è vendere più biglietti possibili e attrarre grande pubblico. C’è sempre di più il problema di film che siano immediatamente spendibili nei nuovi mercati come la Cina. Senza contare che un film è inevitabilmente una versione troncata di un libro. Non che ridurli a serie sia una novità, gli inglesi lo fanno da sempre”.
Tra i prossimi progetti di HBO, non a caso, c’è Le correzioni tratto dall’omonimo romanzo di Jonathan Franzen. L’attore protagonista sarà nientemeno che Ewan McGregor, affiancato da Maggie Gyllenhall, a produrlo sarà la Playtone di Tom Hanks e alla scrittura insieme a Neil Gaiman Robert Richardson, doppio Oscar che ha già lavorato con Tarantino e Scorsese.
Quando i romanzi finiscono che succede?
“Le nostre storie si fermano. Sappiamo quando smettere. La nostra domanda frequente è ‘Abbiamo nuove cose da dire?’ E preferiamo chiudere quando la tensione è alta. Cosa che i grandi network non sanno fare”.
Ricordiamo che in Italia l’unico in grado di cogliere la filosofia di HBO è Carlo Freccero, che nella sua Rai4 vi attinge a mani basse (Entourage, The Wire, Band of Brothers e ancora Boardwalk Empire). Peccato che le serie arrivino da lui al secondo passaggio, dopo la tv a pagamento.