Isola dei Famosi 2012 – Un’edizione “reloaded”, la diretta estenuante e il catenaccio. Luxuria funziona, Savino no
Il kick off del reality non convince appieno. Ma offre spunti per capire che ci si potrebbe aspettare di più.
Cristiano Malgioglio – L’Isola dei famosi 2012
Una conferma dall’Isola dei Famosi 2012: almeno i kick off dei reality, sempre uguali a loro stessi comunque la si voglia mettere, hanno fatto il loro tempo e andrebbero sostituiti da puntate di montaggio serrato e ritmato. La diretta, nella sua lentezza esasperante per normali ed evidenti questioni tecniche, non dovrebbe più far parte del linguaggio. Del resto, immaginatevi la prima partita di stagione della vostra squadra del cuore: vorreste vedere, prima, tutti gli allenamenti nella loro durata? No. Qualche highlights delle amichevoli e poi via, all’attacco subito dopo il fischio d’inizio. Invece, la prima cosa che salta all’occhio, guardando il kick off dell’Isola dei Famosi 2012, è che ci troviamo di nuovo di fronte a qualcosa di vecchio, da cambiare radicalmente.
E non è solo il reload dei concorrenti. Probabilmente è il proprio formato kick-off-da-reality che è alle corde. Ci vogliono nuove regole e nuove trovate (come quando – continuiamo con la metafora calcistica -, per evitare le perdite di tempo, nel calcio venne introdotta la regola che impedisce al portiere di raccogliere con le mani un retropassaggio di un compagno di squadra).
Aida Yespica – L’Isola dei famosi 2012
Vladimir Luxuria e Nicola Savino avrebbero dovuto essere invertiti: la prima in studio, il secondo in Honduras. Valeva la pena di rischiare, perlomeno. Perché Savino, almeno in questa prima puntata, non ha avuto affatto la misura e il polso per governar la baracca, mentre “Vladi” ha mostrato di avere i tempi giusti. E allora, dovendo lavorare da zero, senza la Ventura, tanto valeva fare un tentativo più estremo: Savino è un’ottima spalla ma non ha il carisma del leader. E così, tutto diventa lento e impacciato. Estenuante, come la diretta. Luxuria invece avrebbe potuto essere l’outsider che parte dalla panchina e risolve la partita. Scambiarli sulle rispettive fasce potrebbe essere un’idea da non sottovalutare.
A parte i problemi tecnici per i collegamenti – per un po’ pareva che si fosse definitivamente risolto il problema dell’eco, per dire. In parte è stato così, soprattutto durante le nomination, ma altre volte la cosa è andata a scapito della comprensione dei naufraghi -, la confezione pareva più curata del solito. Come se, privi della prima punta trascinatrice (la Ventura, che pure ha salutato in apertura e che viene portata da Malgioglio come un feticcio sulla t-shirt) si fosse puntato sul cercare di migliorare tutto il resto. Luxuria fa una vera e propria co-conduzione e detta i tempi, tutto il lato-isola è rinforzato; anche l’estetica dello studio, profondamente rinnovata, contribuisce all’effetto di immagine rinfrescata: una divisa nuova, elegante, che fa piacere a vedersi ma, da sola, non basta affatto.
Divino Otelma – Isola dei famosi 2012
Il cast è potenzialmente buono (in particolare i cinque eletti, che diventano sei con l’aggiunta di Rossano Rubicondi, il reietto che si fa eletto, simbolo della madre di tutte le scalate sociali) e potrebbe anche dar luogo a dinamiche interessanti. Certo, se si va oltre il concetto dei soliti morti di fama, ovviamente. Ma quello è insito nel format.
Del resto, sono stati radunati gli all star delle passate edizioni (be’, non proprio tutti, ecco. Una parte, come in tutte le selezioni). Il bel gioco (che sarebbe l’ironia) c’è, a tratti; il gusto per la parodia del format stesso si coglie (dall’ultima cena a tutta quella serie di meta-letture che offre il fatto che ci siano tutti ex concorrenti nel cast, dal potere della casta degli eletti alle frecciate fra concorrenti). Ma è come se in squadra ci fossero tanti rinforzi a centrocampo, qualche doppione, una difesa che spazza via la palla ma nessun attaccante puro. Anche le battute di Savino, pochi guizzi a dire il vero, appaiono come i tocchi di uno che ha i piedi buoni ma che non si è allenato bene (o che, nonostante l’apparenza, avesse l’ansia da prestazione pur di fronte al pubblico amico).
E così va a finire che la squadra gioca un catenaccio poco incisivo e poco interessante.
Da mettere fuori rosa, senza appello, le tre opinioniste: c’è lo sgradevole effetto di un angolo da parrucchiere di paese, senza il gusto per il gossip maligno e raffinato, l’unico che, in un contesto simile, possa avere un minimo di appeal.
Eppure, si intravede dietro l’angolo che si può migliorare: Otelma e il suo essere ridondante, Apicella – che apre a battute su Villa Certosa – e la svaporata Cartella, l’esuberante Tavassi e i tocchi felpati di Malgioglio, Marini, Cecchi Paone e compagnia sembrano avere nel dna le carte in regola per divertire. Solo che ci vuole l’amalgama. E quella, senza leader, è mancata completamente. Non è detto che il programma non possa dare di più, insomma: se si capisse che si può giocare liberamente, senza vincoli né freni, perché qui non importa più il risultato ma conta solo il bel gioco, be’, allora cambierebbe tutto. Allo stesso tempo, però, questa edizione “reloaded” sembra anche il canto del cigno del programma: un best off un po’ sui generis che potrebbe anche essere l’epitaffio dell’Isola. D’altro canto c’è bisogno di rinnovamento e di nuovi stimoli. Anzi, a maggior ragione, se questa fosse l’ultima edizione dell’Isola, osare avrebbe ancor più senso.