La terza serie di OC debutta in sordina
Ieri sera è iniziata su Italia 1 la terza serie di The O.C., che ha riportato un ascolto di 2.590.000 (10,24%), 2.347.000 (10,03%) spettatori. Un po’ in ribasso, rispetto al clamore suscitato dalle serie precedenti (in attesa del più rischioso passaggio al lunedì contro Reality Circus). Per chi avesse letto le anticipazioni, aleggia nell’aria un
Ieri sera è iniziata su Italia 1 la terza serie di The O.C., che ha riportato un ascolto di 2.590.000 (10,24%), 2.347.000 (10,03%) spettatori. Un po’ in ribasso, rispetto al clamore suscitato dalle serie precedenti (in attesa del più rischioso passaggio al lunedì contro Reality Circus).
Per chi avesse letto le anticipazioni, aleggia nell’aria un finale drammatico per un telefilm sempre più telenovelico e meno denso di impatto seriale, per lo più basato sulle stesse storie e personaggi “bloccati” in una fissità adolescenziale.
Questa stagione, infatti, vedrà la perdita di un personaggio cruciale, per poi dare l’appuntamento agli aficionados a una quarta serie che, probabilmente, sarà anche l’ultima.
Negli Stati Uniti, infatti, il successo di pubblico è molto più blando che da noi, a tal punto che i deludenti indici di ascolto (soltanto 5.600.000 telespettatori, il che è pochissimo da quelle parti) minacciano un’imminente cancellazione.
Personalmente, avevo molto apprezzato la volontà di “smussare” un po’ gli equilibri nella serie precedente, con nuovi arrivi destabilizzanti e esperienze insolite per i giovani abitanti di Newport Beach.
Ma il ritrovare questi quattro ragazzi privi di ambizioni per il futuro, con un diploma alle porte ma senza troppe responsabilità sulle spalle se non il frutto delle proprie paranoie, diventa sempre più riduttivo.
Nè si buò basare l’appeal di una serie unicamente sul colpo di scena dell’ultima puntata, mentre in tutte le altre si campa di espedienti.
Soprattutto se il clichè del ragazzo di Chino inizia a stancare (e cominciano a mancare nuovi argomenti).
Per quanto mi riguarda, archiviato il capitolo del fratellastro rissoso – con tragico avvio ad alta tensione liquidato in pochi fotogrammi – e dopo la dipartita del granitico Caleb Nichol, noia, noia e assolutissimamente noia.