I soliti idioti nel mirino dei cattolici: «Offendono chi crede». Per L’Espresso fanno uno spot curiale
I Soliti idioti di Mtv presi di mira dall’associazione dei telespettatori cattolici
A due giorni dal Santo Natale qualcuno si prepari a trovare del carbone sotto l’albero. Ci riferiamo a Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, finiti manco a dirlo – anche se più tardi di quanto ci si aspettasse – nel mirino dell’Aiart, l’associazione dei telespettatori cattolici. Da quest’ultima, come riportato dallo stesso quotidiano Avvenire, partirà presto un esposto al Comitato media e minori contro la trasmissione I soliti idioti, poi divenuta un titolo cinematografico da record di incassi:
“Non è accettabile che un programma indirizzato agli under 18 ridicolizzi la religione”.
Ad affermarlo Luca Borromeo, presidente dell’Aiart, che poi prosegue:
“È vero che da una trasmissione che si chiama I soliti idioti non ci si può aspettare molto, ma educare i giovani al dileggio della religione non serve a nessuno. Il sentimento religioso del nostro popolo non può essere svilito in questo modo, non può essere oggetto di una satira insulsa. E’ una vera offesa a tante persone, anche ragazzi, che hanno rispetto per il sacro”.
Nel mirino dell’Avvenire, che non si sarà accorto che i Soliti idioti stanno andando in replica su Mtv (ma forse sono più in vista ora che al primo passaggio), uno sketch appena riproposto con protagonisti Padre Boy e Padre George:
“L’altra sera hanno assegnato gli Oscar del Vaticano, composti da premi come miglior messa, miglior abito talare, miglior Angelus. Tutti (che idea originale!) vinti dal Papa. Ultimo tocco finale: il premio della creatura perfetta che vedeva tra i favoriti Dio, Belen Rodriguez e Ibrahimovich”.
Addirittura, per suffragare la propria tesi, Avvenire ha anche citato una fonte non clericale:
“Durissimo anche il commento del blog laico Teleipnosi: La loro gag vestiti da preti è il trionfo dell’idiozia. Il programma? «Non è certo improntato a una comicità controcorrente. È (semmai) il nulla assoluto, il vuoto cosmico, il non essere (come nemmeno Parmenide se l’era mai immaginato). Insomma niente che faccia neppure lontanamente ridere, ma anche nulla che possa avere un minimo senso: l’impressione è più o meno la stessa di fissare uno schermo spento»”.
Pronta la risposta del giornalista Riccardo Bocca sull’Espresso, secondo cui qui si sta crocifiggendo due idioti:
“Sarebbe veramente cosa buona e giusta, e fonte di salvezza, se l’universo cattolico provasse ad accostarsi con più serenità alla comunicazione contemporanea, invece di lanciar scomuniche e poi stupirsi (con decenni di ritardo) se i giovani non frenano come leprotti davanti al faro religioso. Sarebbe lungimirante, intendo, che chi con fiducia e fede segue il verbo divino avvicinasse la scatola televisiva interpretando al meglio il suo linguaggio, cioè valutando peso e significato che un programma o l’altro assumono quando si sfiora la religione, o si tira comunque in ballo l’ultrasensibile mondo intonacato. Mamma mia quanta severità, e quanta onesta freddezza, in poche righe. Un suicidio in piena regola, sul fronte del dialogo, sia pure riferito da Avvenire con coerenti intenzioni”.
Bocca si spinge oltre: secondo lui la Chiesa dovrebbe essere contenta per la pubblicità ricevuta:
“Se I soliti idioti hanno una caratteristica, infatti, è proprio quella di non riuscire a mordere. Mordicchiano, al massimo, infilano i loro dentini teneri appena sotto la cute. Ma non hanno affatto – per latitanza di cultura e tenuta – la forza di affondare il colpo, trasformando lo stupidario implicito in un’esplicita incisione sociale. Ciò premesso, tutti coloro che tengono alla riscossa della religione e della sua credibilità – oggi messa in crisi non dai Soliti idioti, ma da questioni appena più serie – dovrebbero auspicare che i discoli in questione interpretino più spesso preti e fratoni, insistendo magari con le cantate parrocchiali già proposte in altre puntate. Perché questo, amici fedemuniti, è per la generazione Mtv il miglior spot curiale degli ultimi anni. Questo è uno dei tanti antidoti contro l’isolamento del sentire cattolico – che tutto o quasi dovrebbe includere, o almeno valutare con generosità -. Non certo la fucilazione di due comici light e delle loro innocue burle”.
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