In Rai non si può dire “preservativo”, lo chiede il Ministero, ma non c’era bisogno
Una sconcertante mail interna invita i conduttori di Radio 1, impegnati per la giornata mondiale contro l’Aids, e non parlare mai del preservativo o del profilattico
Radio 1 celebra la giornata mondiale contro l’Aids, un ciclo di trasmissioni sul tema, ma non può nominare la parola “preservativo” o “profilattico” che dir si voglia. La mail interna inviata da Laura De Pasquale, funzionario della tv pubblica e svelata da Corriere.it, recita:
Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto.
Il ministero, guidato dal cattolico Renato Balduzzi, smentisce di aver dato questo input, ed è persino probabile che dicano la verità. La Rai è guidata da equilibrismi politici, l’influenza dei partiti (e delle lobby) arriva anche dove non arriva direttamente. Per citare il memorabile monologo di Corrado Guzzanti nei panni di Rutelli all’Ottavo Nano nel 2001: “A noi er Santo Padre nun ce deve manco telefonà, lo anticipamo“.
Questo è uno di quei casi. Qualcuno avrà pensato “il ministro nuovo è cattolico, non je famo parlà der guanto tutto er giorno suu a radio“. D’altra parte per evitare l’Aids basta “prevenire” i rapporti sessuali, in senso generale, per cui non comprendo le lamentele: abbiamo rischiato di ascoltare una maratona radiofonica che invitava all’astinenza come antidoto alla malattia. Let’s look at the bright side.