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3%, il concorso del futuro nella prima serie tv brasiliana di Netflix

La prima serie tv brasiliana di Netflix ci porta in un mondo, in un futuro di cui non vorremmo far parte

pubblicato 5 Dicembre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 16:22

Il futuro difficilmente sarà un posto tranquillo. O almeno così lo vedono gli sceneggiatori di film e serie tv che da Black Mirror a Hunger Games, non fanno altro che mostrarci un mondo in cui le differenze sociali sono sempre più acuite, in cui la lotta quotidiana per la sopravvivenza e per la ricerca di una vita migliore sono l’unico obiettivo possibile. Non essendo dei viaggiatori del tempo o dei veggenti, è ovviamente la realtà in cui viviamo la fonte d’ispirazione di questi film e serie tv. La deriva dell’umanità è già in atto e noi forse ancora non ce ne siamo accorti.

In questo quadro senza speranza si inserisce 3% una sorprendente serie tv brasiliana da poco inserita nel catalogo internazionale di Netflix che senza particolari innovazioni o ritrovati tecnologici, nonostante la massiccia presenza di serie tv, riesce a ritagliarsi uno spazio di visione, grazie a una descrizione cinica e senza manierismi dell’umanità.

3%

In un futuro non ben definito, il mondo è diviso tra un’entroterra rappresentato come una favela brasiliana e un “Offshore”, Marealto in portoghese, dove vive una selezionata elite di persone, di privilegiati, dove vivono nel benessere e nella tranquillità. Ogni anno i ragazzi e le ragazze che hanno compiuto vent’anni hanno la possibilità di accedere al “Processo”, il modo scelto da questa elite per selezionare i migliori, quelli che avranno la possibilità di accedere a Marealto. Ovviamente non tutti possono ambire a raggiungere questo posto paradisiaco e solo il 3% riesce a superare il Processo e può sperare di cambiare la propria vita.

Il Processo, gestito da alcuni ispettori che provengono da Marealto, è composto da un insieme di interviste, prove individuali e di gruppo in cui le capacità dei singoli vengono messi alla prova. Ognuno dovrà mettere in mostra le proprie qualità per poter sperare di superare tutte le prove. Come in un vero e proprio reality il luogo dove si svolgono le prove, una sorta di centro di ricerca allestito nei pressi dell’entroterra, è pieno di telecamere così da permettere agli ispettori di controllare ogni momento del Processo e di monitorare i partecipanti anche quando non sono direttamente coinvolti nelle prove. Gli eletti devono però poter monitorare anche l’entroterra, che per questo è pieno di telecamere attraverso le quali possono controllare la natalità di chi vive in questi luoghi. Ma soprattutto possono tenere sotto controllo il proliferare della “Causa” un movimento di ribelli che contesta la natura del Processo e la stessa idea dell’Offshore, un luogo misterioso che noi non vediamo mai (magari nella seconda stagione?) creato da una coppia di mitologici fondatori.

3% è un teen drama, perchè i protagonisti sono adolescenti, apocalittico ma con molta più umanità, verità e profondità di tante serie tv americane dello stesso genere. Far parte del 3% è un sogno per molti irrealizzabile, è la speranza di un mondo migliore che però nessuno conoscere. Credere nell’offshore, nel marealto, nel processo e nel suo funzionamento, è un atto di fede per le famiglie dell’entroterra che devono registrare i propri figli per permettere loro di avere in futuro un’opportunità. E nel Processo può succedere di tutto senza che nessuno nell’entroterra lo sappia. Gli unici controllori del Processo sono la stessa elite che vive nell’offshore. Una dittatura dei migliori che per sopravvivere ogni anno concede a qualcuno di sognare di entrare a far parte del loro mondo. Proprio per questo il Processo, lungi dall’essere una selezione giusta e meritocratica, non è altro che un’estremizzazione della selezione naturale.

3%

 

Prima produzione brasiliana di Netflix, 3% è una serie tv in 8 episodi disponibile in Italia in lingua originale con sottotitoli (c’è anche una, evitabile, versione doppiata in inglese), che si fa apprezzare per la sua semplicità e pulizia, lontana da faraonici effetti speciali, quasi interamente girata in luoghi chiusi, a rafforzare l’idea del controllo, del dominio di una parte sul tutto.