Fiorello affossa il Grande Fratello e riporta serenità – Anche nella memoria corta dei telespettatori?
Successo strepitoso per #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend.
#ilpiùgrandespettacolodopoilweekend – Dodici milioni di telespettatori sono davvero tanti: sono quelli da grande evento televisivo: la crescita rispetto alla scorsa puntata – che molti non immaginavano ma che in realtà si poteva facilmente pronosticare – dipende, probabilmente, anche da un passaparola spontaneo che avrà riportato molti ex telespettatori della generalista a risintonizzarsi sulla tv.
Il risultato è tale da permettere a tutti, da oggi, di lavorare in grande serenità: guardate la curva dei dati Auditel, che racconta in numeri un successo strepitoso.
Possono lavorare in serenità e con una strada tutta in discesa in casa-Ballandi: un successo così non lo smonta proprio nessuno. Possono lavorare sereni persino al Grande Fratello: la serenità della rassegnazione alla batosta. E così, di conseguenza, possono lavorare in tutta serenità anche coloro che, per mestiere, guardano la tv e cercano di parlarne esponendosi – giustamente – alle critiche dei propri lettori, esattamente come uno showman si espone alle critiche quando va in televisione. Il fatto è – e di questo bisognerebbe dare atto – che quando qualcosa non funziona, sono tutti coi fucili puntati a farlo rilevare. Quando invece gli ascolti sono superlativi, non può volare una mosca di critica. Pena quell’appellativo, su cui abbiamo già dissertato: rosiconi. Eppure, non si può che notare come il pubblico abbia la memoria corta: quando Fiore andava su Sky, qui si esprimeva speranza e poi delusione, e i commentatori erano d’accordo. E la musica non è cambiata, come si può facilmente evincere rivedendo lo show di allora su YouTube. Cos’è cambiato, allora?
Perché non si può dire (o almeno pensare) che la gag con Laura Chiatti era brutta? Perché non si può ammettere (almeno vagheggiare) che, esibizione a parte, il momento Coldplay è stato agghiacciante? Che Fiorello si è sciolto veramente solo con l’amico Michael Bublé e che, ancora una volta, i monologhi non sono stati affatto irresistibili? Si può – la domanda è seria – almeno pensarlo? Avere un’opinione differente? Chissà.
Si può almeno dire che la puntata di Porta a Porta con la replica di quanto già andato in onda era imbarazzante per prostrazione agiografica e per surrealtà? Si può accendere l’area del cervello che afferisce al gusto – che rimane spenta per la maggior parte del tempo quando si tratta di commentare la tv – senza che, per questo, qualcuno pensi che sia in atto una forma di crociata “contro”? Si può dire (come ci fa notare un lettore nei commenti) che la regia è apparsa più d’una volta raffazzonata (soprattutto quando lo showman va a pescare fra i vip nel pubblico)?
Non si può. Forse perché il panorama televisivo della generalista è talmente osceno che uno show che vent’anni fa sarebbe stato giudicato normale diventa un capolavoro. Forse perché i numeri sono soverchianti. Forse perché siamo diventati il paese delle larghe intese e abbiamo bisogno di eroi. O forse, proprio per quei 12 milioni, da oggi si può, con serenità, dire quel che si pensa senza suscitare reazioni abnormi e spropositate.
Se questo sarà vero, gli applausi a Fiorello non andranno tributati solo per lo sfracello di ascolti, ma anche per averci consentito di dire chiaro e tondo che il re (quello televisivo) è nudo e che tutto dovrebbe cambiare. Per avercelo consentito con uno show che tutto sommato è l’abc del varietà; che è quello che Fiorello fa in televisione tutte le volte che ci torna e che non appare affatto “geniale” – che termine abusato -, nemmeno per il solo fatto di mandare in onda 5 secondi dell’avversario da distruggere (pur dicendo che chissenefrega degli ascolti, mentre invece frega eccome, e giustamente, anche) con un piccolo cortocircuito televisivo; nemmeno perché mostrava “le gggiovani” che ridevano.
Del resto, l’avversario è già distrutto, anche se ha il suo zoccolo duro di fedelissimi che lo guarderanno finché morte non li separi (non il sottoscritto, chiaro). Ma il punto non è questo: non c’erano dubbi, che sarebbe stato annichilito. Il punto è che Fiorello ha dimostrato una cosa specifica: ovvero che per annichilire la tv brutta basta il varietà più classico e riconoscibile, accompagnato dai grandi nomi, da qualcuno che piaccia alle mamme, alle nonne e pure ai figli e ai nipoti; qualcuno che piaccia qualunque cosa faccia o dica.
Se invece questa serenità non ci sarà, pazienza: continueremo a dire le cose come ci appaiono, senza tanti problemi. Alla fine, è solo televisione. Si può sperare che il dopo-Fiorello sarà ricco di cambiamenti e che questi 20 anni devastanti si cancellino pian piano, con una tv capace di riproporre qualità. Ma per sperarlo è necessario anche che si possano esprimere, liberamente, le proprie opinioni. Anche di fronte a 12 milioni di telespettatori.