Bisturi dà un taglio alle polemiche (ma non alla Pivetti)
E’ già da un paio di settimane, vuoi per le polemiche trionfanti vuoi per gli ascolti non edificanti, che Bisturi è finito in seconda serata. Non che qualcuno ne sentisse la mancanza in prima, sia ben chiaro. Anzi, di una replica simile gli appassionati al genere estetico-terapeutico non avevano affatto bisogno, vista la larga e
E’ già da un paio di settimane, vuoi per le polemiche trionfanti vuoi per gli ascolti non edificanti, che Bisturi è finito in seconda serata. Non che qualcuno ne sentisse la mancanza in prima, sia ben chiaro.
Anzi, di una replica simile gli appassionati al genere estetico-terapeutico non avevano affatto bisogno, vista la larga e più dignitosa copertura sul satellite, collocazione ideale per programmi così impegnativi.
Quel che più mi ha lasciato di sasso, imbattendomi del tutto per caso – credetemi – nella visione della trasmissione, è l’ostinazione di Irene Pivetti che, dopo anni di infruttuosa militanza catodica, contrassegnati da un trasformismo altrettanto inquietante, continua a crederci.
Si dà il caso, infatti, che la novella conduttrice si sia presa la briga di attualizzare il prodotto in questione, registrando dei filmati nuovi di zecca che fungono da collante per le storie (in parte censurate).
Con l’esperienza di chi ci è passato e vuole edulcorare l’amaro assenzio che tanti velenosi strali ha provocato, una sopravvissuta agli scandali (Platinette avrà preferito dimenticare), dall’immagine rassicurante e decisamente mitigata rispetto all’austerità passata, torna sul luogo del delitto proprio come ai tempi di Giallo Uno – che fino all’estate scorsa ne imponeva già il presenzialismo in video -.
Come se vederla distogliere il telespettatore da un particolare truce o da immagini forti, di cui “in sovrimpressione si consiglia la visione ad un pubblico maturo”, avesse una qualche utilità etica.
Al massimo, se ne può ricavare un’unica brutale verità: che in tanti anni la sola metamorfosi non riuscita è proprio quella della Pivetti. Artisticamente parlando, si intende.