Antonio Ricci “fa pace” con la stampa. E sentenzia: «Fabio Fazio è Bruno Vespa»
Il papà del tg satirico a tutto campo su GQ: ecco che ne pensa dei colleghi
La cover story di GQ del mese di ottobre ha il sapore di una vera e propria duplice alleanza. Il neodirettore del mensile, Gabriele Romagnoli (storico editorialista di svariate testate), e il guru di Striscia la notizia, Antonio Ricci, hanno diseppelito l’ascia di guerra con una grande operazione di marketing: Ricci rilascia un’intervista al direttore, quest’ultimo dedica la storia di copertina alla “vita da veline”.
Le novità che scopriamo, al di là dei soliti aneddoti trapelati negli anni? Federica e Costanza ricevono informazioni di cultura generale dall’ufficio stampa, capeggiato dalla “madre badessa” Betti Soldati. A loro è intimato di non frequentare cattive compagnie, di non parlare coi giornalisti sconosciuti, di non esibire troppa carne al vento, di non alterare le loro forme, di studiare per non fare la figura delle capre, di migliorare la dizione e, già che ci sono, pure i denti.
Ricorderete che, al di là dell’antagonismo con Gad Lerner – co-artefice insieme a Lorella Zanardo del processo mediatico alle veline – il papà del tg satirico si era scagliato contro l’intera carta stampata radical-chic, in una rubrica ad hoc durante Striscia.
Nel mirino della classifica “Svelate”, ovvero la top five dei corpi femminili in copertina, ci erano finiti tutti quei giornalisti che sparano a zero sullo svilimento della figura femminile in tv, per poi autorizzarne inermi il “denudamento” sulle loro pagine. Tra questi, appunto, Gabriele Romagnoli, ai tempi autore su Repubblica di un pesantissimo articolo sui nessi tra l’immaginario berlusconiano e Drive in.
Costanza Caracciolo e Federica Nargi vincono Veline
Così quest’ultimo ripercorre la vicenda nel servizio di copertina, a cui ha contributo in prima persona, del settimanale che ora dirige:
“Feci infuriare Antonio Ricci. Ne conseguì una telefonata, di cui mi sfuggì il senso. Lo capii vedendo la rubrica di Striscia: la considerava una provocazione e voleva il duello. Replicare a due ragazze sorridenti. E perché? Meglio aspettare una nuova stagione, invitarle in copertina, dibattere con Ricci su queste pagine”.
L’autore tv risponde alle domande del giornalista in un’intervista bomba via mail. Vi proponiamo uno stralcio delle dichiarazioni più forti.
Santoro Ok, Fazio Ko
«Santoro mi piace. Mi piace perché è sangue e violenza. Rifà Il processo di Biscardi aizzando le curve, attualizza la sceneggiata napoletana mettendo in croce il malamente di turno. Poi arriva Travaglio con la moviola. “E’ rigore”, “No, si è buttato”. Lo studio non gli scappa mai di mano. Vuoi mettere con Fabio Fazio? Fazio è Bruno Vespa. E’ una platessa curiale, avvolgente come un baco. Non fa domande, ma contorni col purè».
La tv? Uno zoo
«Il popolo ci guadagna. Attratti dalle luci dei riflettori, vengono chiusi per ore e ore in uno studio-zoo soggetti pericolosi: feticisti, esibizionisti, tossicodipendenti, truffatori. Pensa a gente come me, Santoro, Dandini, Floris, Fede etc che gira impunemente sui treni, nei parchi, davanti alle scuole».
In Rai? Soltanto a un patto
«Io non ho un’esclusiva con Mediaset. Non sono un volto tv, posso andare dove voglio. Il presidente Zaccaria mi aveva proposto la Rai. Ci sarei andato gratis a patto che mi mettessero a disposizione l’archivio di fuori onda dei tg. Non li ho più sentiti. Come mai?».
C’è davvero una cospirazione globale contro Striscia, come traspare dai comunicati stampa?
«Su Rai 1 c’è una trasmissione dove basta aprire un pacco per guadagnare un milione di euro. Trasmissione messa sotto accusa anche dal rappresentante dei consumatori che doveva garantirne la trasparenza. Su Canale 5 c’è Striscia la notizia, dove per difendere i diritti dei più deboli gli inviati prendono o rischiano di prendere continuamente delle botte o delle denunce. Sui giornali mai nessuna polemica sui scialacquatori del pubblico denaro, accanimento terapeutico invece contro Striscia la notizia. Non so se questo sia un complotto, perché il nostro spazio non è ancora occupato dalle grandi società di produzione. Poi è chiaro che gli uffici stampa debbano enfatizzare, e questo è il lato più divertente».