Pomeriggio Cinque – La difesa a oltranza di Baila! e la caduta di stile
A Pomeriggio Cinque, Roberto Cenci e Barbara D’Urso offrono nuovamente la loro versione dei fatti.
Lasciamo perdere il tifo per un momento. Dimentichiamocelo, se si può. Giusto il tempo di qualche considerazione. Quel che va in onda a Pomeriggio Cinque oggi è, a giudizio del sottoscritto, una decisa caduta di stile, nell’economia della triste vicenda Ballando con le stelle vs. Baila! Perché ci sono cose che possono essere comprensibili: la difesa delle proprie idee, del proprio lavoro, della propria credibilità. Anche la difesa a oltranza, ci mancherebbe altro. Ma, ecco, altre proprio no. Altre cose non è bello vederle.
Non è bello sentire Barbara D’Urso dire al suo pubblico (a tutte le signore che mi seguono, sic) che Noi – perché è tutta una famiglia – abbiamo comprato un format completamente diverso dal format da cui è stata presa l’altra trasmissione. Non solo abbiamo perso un format diverso, ma l’abbiamo anche modificato affinché fosse ancora di più diverso dall’altra trasmissione. E ci stiamo lavorando da quattro mesi. Evidentemente, però, secondo il giudice non era così diverso.
Non è bello sentire applausi di un pubblico che sembra quasi ammaestrato (un pubblico tifoso, che applaude all’editore che difende il lavoro, al ricorso che sicuramente vinceremo, al è diversissimo, al andremo in onda, ma non applaude mica al nel rispetto della sentenza del giudice, che è la parte di buonsenso). Non è bella nemmeno la retorica delle persone che rischiavano di perdere il posto di lavoro (e quando chiude un programma che va male, che succede? Non lo perdono, il posto di lavoro? Improvvisamente alla televisione interessa il posto di lavoro di qualcuno? Da quando? E per non metterlo a repentaglio, non sarebbe stato meglio dedicarsi a un progetto completamente diverso? Perché, checché se ne dica, se l’eventuale contraffazione va stabilita in tribunale, la similitudine è innegabile. A meno che non si voglia negare, per dire, che Ti lascio una canzone e Io canto siano pressoché identici, per esempio).
Il programma andrà in onda, con modifiche – evidentemente pensate da prima di questa mattina – e si poteva chiudere qui, incassando la sconfitta in sede giudiziaria e provando a fare del proprio meglio nel programma. Oppure raccontare per bene com’è andata (Cenci dice: non possiamo mandare a casa di tutti la sentenza. No. Però la si poteva raccontare, per filo e per segno. Pensate: si sarebbe potuto addirittura mostrare un contraddittorio. Impensabile? Macché, solo coraggioso) e poi voltare pagina. Invece è necessario, per qualche motivo, che al pubblico del pomeriggio di Canale5 venga raccontata una storia in cui i propri beniamini sono vittime di un’ingiustizia e vinceranno contro tutto e tutti. E’ l’arte retorica della narrazione. Come sono andate le cose, ho provato a riassumerlo per TvBlog. Fin da quando il presunto clone doveva chiamarsi Guarda chi balla, cercando di dare conto di tutte le posizioni delle parti e di tutte le vicende emerse nel corso di questi quattro mesi.
Personalmente, auspicherei una tv – forse un mondo? – in cui qualcuno, per una volta, si attenesse a quel che dice un giudice senza giri di parole; in cui qualcuno utilizzasse gli strumenti a propria disposizione per ottener eventualmente ragione in sede processuale, accettando un’eventuale esito negativo senza gridare allo scandalo; in cui non si inciti a una sommaria giustizia popolare (è evidente: i tifosi di Mediaset pensano che la D’Urso abbia ragione. I tifosi della Rai pensano il contrario. Ma il tifo obnubila la razionalità) in cui non si mescolino i piani e le questioni, in cui la tv possa avere un rapporto più schietto con il proprio pubblico. Una tv che dica che Baila! e Ballando erano simili sulla carta – fatta salva una differenza che poi sembrava essere venuta meno -, che secondo il giudice erano troppo simili e che quindi si è dovuto fare dell’altro. Ma forse auspico anche una tv in cui la creatività vada oltre queste querelle, eliminandole alle origini. Chiedo troppo?