Home Rai 1 Zoro a TvBlog: “Gazebo torna, magari con meno politica e più sociale”

Zoro a TvBlog: “Gazebo torna, magari con meno politica e più sociale”

“E’ tutto in via di definizione, ma torneremo” dice Diego Bianchi, che ha un rammarico per la prima stagione di Gazebo, non essersi potuto occupare di temi sociali e non essere uscito da Roma. Ma con tutto quello che è successo in politica era difficile ‘occuparsi d’altro’.

pubblicato 15 Giugno 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 17:24

“Gazebo tornerà. Non ti so dire i dettagli perché è tutto in via di definizione, ma torneremo con la stessa gente, con la stessa squadra, con quelle cose che abbiamo fatto quest’anno, ma cercando di non ripeterci pedissequamente, prima di tutto per non annoiarci noi, secondo per non annoiare il prossimo. Cercheremo di arricchire quanto fatto finora”.

Inizia così la chiacchierata con Diego ‘Zoro’ Bianchi, che nei giorni scorsi è stato a Salerno ospite di Linea d’Ombra Festival Culture Giovani con i Trinità, ovvero con Roberto Angelini e Giovanni di Cosimo, suoi ‘angeli custodi’ musicali a Gazebo e compagni di suonate in giro per locali soprattutto della capitale. “E’ la prima volta che usciamo dal GRA” ha scherzato Zoro salutando il pubblico che ha riempito il Teatro Verdi di Salerno prima di mettersi alle percussioni. Beh, per fortuna c’erano Di Cosimo e Angelini, cui si è aggiunto anche Pier Cortese. Un bel gruppetto, non c’è che dire, ma noi l’abbiamo intervistato nella sua veste tv, guardando al ‘fenomeno’ Gazebo, alla stagione appena terminata e al futuro del programma.

Pensi che ci sia qualcosa di Gazebo che non sia stato colto, che non è passato come avresti voluto?
No, anzi penso che siano state capite pure troppe cose. In genere si resta sempre delusi quando si propone qualcosa di diverso. Noi, invece, non possiamo lamentarci: gli ascolti e le critiche, che sono i parametri con cui si valutano i programmi, sono stati positivi. Il parametro principale, che però si dice solo quando i primi due sono stati rispettati sennò non si va avanti eh, è quello del divertimento. Forse ci siamo divertiti pure troppo (sorride).

Secondo te, allora, cosa è arrivato al pubblico?
Sono passate molte cose: la voglia di stare insieme, di osare, di proporre, di provare a inventarsi qualcosa di nuovo, di tentare di fare qualcosa di “originale”. Nel nostro caso un po’ di originalità è stata riconosciuta e ci ha fatto molto piacere. C’è sempre, poi, qualche situazione che avresti sperato passasse diversamente, ma non possiamo lamentarci di essere stati incompresi.

Dicevi che vi siete divertiti ‘pure troppo’: pensi che il troppo divertimento abbia finito per depotenziare alcuni video?
Beh, non è che abbiamo fatto chissà cosa. Noi abbiamo esagerato veramente nelle ultime due puntate, soprattutto nella penultima. Venivamo da 10 puntate di delirio vero, in cui era successo di tutto. Il caso ha voluto che nel periodo in cui è andato in onda Gazebo siano successe cose che normalmente accadono in anni, dalle dimissioni del Papa alle Elezioni Politiche…

Un iperlavoro…
Ho accumulato ore e ore di materiali video con le quali avrei potuto fare 10 puntate. Il problema era che avrei dovuto condensare una marea di filmato in una sola. Insomma, un delirio! Poi finalmente la situazione si è calmata e ci siamo un po’ dedicati al cazzeggio, all’autoreferenzialità più spinta, ma se vuoi anche più orgogliosa. Siamo andati tutti al Primo Maggio con Roberto Angelini e poi nell’ultima ci siamo fatti anche una serie di scherzi a vicenda. Ma abbiamo seguito anche la manifestazione della Fiom, eh, non è che non abbiamo seguito null’altro. Magari sono state puntate leggermente meno dense e più concentrate su noi stessi. Alla fine, però, non sono state puntate meno viste: son piaciute. Due puntate più leggere, più rilassate.

La Rai ha mai ‘bloccato’ qualche contenuto?
No, soprattutto perché la Rai non sapeva assolutamente cosa avremmo fatto. Volendo, quindi, non ci sarebbe stata neanche la possibilità di bloccarci qualcosa (sorride). Ma devo dire che non è stato questo lo spirito che ha accompagnato il nostro lavoro in questi mesi. Siamo stati lasciati estremamente liberi e penso che questo si sia anche visto.

Del resto neanche voi sapevate cosa sarebbe successo, no?
Infatti. Considera che nessuno di noi,autori e ospiti compresi, sapeva cosa sarebbe successo nel corso della puntata: io stesso non riuscivo a vedere tutto. Persino io sapevo cosa sarebbe accaduto solo per sommi capi, nonostante io ci tenga a tenere tutto sotto controllo, anche perché la faccia è la mia (ride). Io stesso sono stato sorpreso da alcune cose che accadevano. Una caratteristica che ho voluto ci fosse in questo programma è stata l’improvvisazione: avevamo un copione molto generico, ma io andavo a braccio, gli altri non sapevano cosa avrei detto, i musicisti non hanno mai visto prima i video che avrebbero accompagnato con la loro musica, Makkox disegnava in diretta. Questo ovviamente lascia margini d’errore, però la spontaneità penso abbia prevalso e premiato.

La diretta, poi, ci mette del suo, no? Eppure questa è stata per molti versi la stagione della ‘registrata’. Penso ai talent in differita che hanno riempito i palinsesti …
Beh, ti dico, le prime tre, o quattro puntate – non ricordo neanche più – le abbiamo registrate anche noi, per testare i tempi, per capire come ci saremmo mossi. La registrazione è una cosa molto comoda, perché ti permette di affinare l’inquadratura, di correggere un errore, di tagliare, nel caso tu abbia fatto un quarto d’ora in più di trasmissione , quei dieci minuti che ti sembrano più deboli. Ci sono dei vantaggi oggettivi, senza dubbio, anche se le nostre erano comunque delle registrate ‘in diretta’, nel senso che non abbiamo mai ‘rifatto ciak’.
A un certo, punto forzati dall’attualità, ci siamo buttati nella diretta, senza sapere io stesso cosa sarei riuscito a fare. E ci siamo accorti che la tanta adrenalina che già avevamo in registrata in diretta aumentava: siamo stati tutti più carichi, migliori, più presenti con un risultato finale che è piaciuto a tutti molto di più. E da quel momento non si poteva più tornare indietro. Così a quella percentuale d’errore già insita nel format si è aggiunto il rischio della diretta. Risultato? Ogni stronzata è passata: e io ne ho fatte, eh.

Tipo?
Beh, una clamorosa è quando mi sono dimenticato di lanciare la top ten di Twitter. Per me la puntata era finita, ero stremato e alla fine del filmato ho pensato ‘”Ok, saluto il pubblico e se ne annamo..”. Così saluto, inizio anche a bere, ma vedo gente che fa segni disperati. Ci metto 7 o 8 secondi a realizzare, neanche tanto, in fondo, ma in diretta 7-8 secondi sono un’eternità. Ecco, poi mi sono ripreso e abbiamo fatto la top ten, ma questa è una di quelle situazioni che con in registrata avrei potuto tagliare.

Beh, inconvenienti da conduttore. A proposito,  stare davanti a una telecamera manovrata ‘da un altro’?
Intanto è molto responsabilizzante. Tutto quello che ho fatto l’ho sempre fatto da solo perché non mi sono mai sentito in grado di proporlo in maniera professionale, questa è la verità. Io non sono un regista, non sono un autore, non sono un attore, non sono un comico, non sono uno che ha studiato per fare tutte queste cose. Alla fine mi sono ritrovato a essere un po’ tutto questo, nel senso che ho realizzato dei prodotti finiti che poi son piaciuti sul web prima, dalla Dandini poi. Però volevo essere sicuro di me stesso, di quello che andavo a proporre e così prima me li facevo io per cavoli miei poi quando ero certo lo proponevo all’esterno.

Quindi passare dall’altra parte della ‘barricata’ e per di più senza rete ha richiesto una certa dose di coraggio (o di incoscienza)…
Per me è stato un salto nel vuoto totale: era una cosa completamente nuova. E’una cosa che devi imparare, anche se mi ha aiutato l’aver fatto le serate fatte nelle piazze con i video: lì ho preso la mia ‘chiacchiera’, che in fondo ho riproposto anche a Gazebo. Ma condurre in tv è diverso. La prima botta l’ho avuta quando ho visto lo studio per la prima volta. Stavamo nel retro del Teatro delle Vittorie e vedevo al lavoro tecnici che non sapevo chi fossero e pensavo che loro non sapevano assolutamente chi fossi io. Non è che stesse arrivando Fiorello, eh. Pensavo “Questi so’ abituati a fare i pacchi con Max Giusti, lavorano al Delle Vittorie, so’ professionisti veri” e subito ho sperato che il programma piacesse a loro.

I tecnici come cartina al tornasole del successo, dunque.
Eh sì, speri che piaccia a loro che sono abituati a vedere Fiorello, Pippo Baudo, insomma conduttori veri. La cosa bellissima è che alla fine della prima puntata, mentre noi ancora non avevamo capito se la cosa poteva funzionare o meno, storditi come eravamo, i primi a farci i complimenti sono stati proprio i tecnici. Si erano divertiti molto. Per noi a quel punto era fatta, prima di qualsiasi share. E loro sono diventanti i primi fan e anche autori, visto che la loro è una ‘manovalanza’ pregiata, è gente che sa fare veramente quel lavoro. Lo so che ora sembra retorica, ma alla fine eravamo davvero una famigliona.

Il meccanismo del video ‘stop & go’ però ricorda i Te lo do io… di ‘grillina’ memoria, almeno a chi si avvicina agli ‘anta’ (o li ha superati). E’ una citazione ‘voluta’?
Assolutamente sì. E’ una cosa che faccio da anni e il riferimento a Grillo è voluto, colto e dichiarato. C’ho l’età per averli visti dal vivo i suoi programmi, sia Te lo do io il Brasile che Te la do io l’America. Mi piacevano e mi ricordo l’impatto che ebbero in tv, ma sono andato anche a rivedermeli su YouTube prima di Gazebo, dopo tanto tempo, per vedere che effetto mi faceva. Per carità, è cambiato tutto nel tempo, anche Grillo è cambiato, ma nel rivederlo ho pensato ‘Figo, faccio una cosa simile ma si può osare di più’. Il viaggio di Beppe Grillo in Brasile è diventato il mio viaggio negli scontri di Montecitorio o a piazza San Pietro per l’elezione del Papa.
Ma anche sul piano del linguaggio si poteva osare di più: penso alla colonna sonora. Se ricordi, Grillo andava in Brasile e come musica c’era il sambetto molto didascalico … che va bene eh per carità, va bene, non è una critica.. io ho pensato di fare una cosa diversa.

…e qui entrano in gioco Roberto Angelini e Giovanni Di Cosimo, con cui formi i Trinità (non ‘la trinità’)
Sì. Per la musica abbiamo pensato di mettere due musicisti a suonare dal vivo, improvvisando sulle immagini che avrebbero visto. Loro non sanno cosa vedranno e io non so cosa suoneranno. Lì i riferimenti colti possono arrivare fino a Miles Davis che fa la colonna sonora dal vivo di “Ascensore per il patibolo” guardando il film. Certo, loro non sono Miles Davis e io non ho fatto”Ascensore per il patibolo” (ride) ma bisogna avere dei riferimenti inarrivabili per provare a fare qualcosa di decente.

Qualcuno ci ha anche visto lo spirito di Quelli della notte…
Tutti vorrebbero ricreare quell’atmosfera e di certo per noi un riferimento è anche Quelli della Notte di Arbore, ma di certo non son cretino e non dirò mai “noi siamo i nuovi Quelli della Notte”. Ricordo bene quale impatto ebbero, quello sì era culto vero. Se poi a qualcuno il nostro modo di improvvisare può aver evocato Quelli della notte mi fa piacere e, come si dice, il riferimento me lo prendo, eh (ride), non è che dico di no… Ne sono ovviamente molto felice.

Quest’anno, per mille motivi anche contingenti, è stata data molta attenzione al PD e ai suoi travagli. L’anno prossimo, ammesso che il PD esista ancora, Gazebo continuerà a seguire la telenovela del Partito Democratico?
Ecco, ti rispondo ricollegandomi alla tua prima domanda, ovvero quello che non è passato di Gazebo. Non nego che il PD – e la sinistra in generale- sia una mia passione, anche una mia sofferenza, una cosa che mi interessa, più che altro. Però passare solo per quello che ‘parla solo del PD’ mi sembra un po’ esagerato: in queste 12 puntate abbiamo parlato un po’ di tutto, siamo andati dietro a Grillo e a Berlusconi, abbiamo seguito la Fiom, abbiamo seguito il Papa, trattato situazioni diverse. Certo, per una serie di motivi si è parlato anche tanto del PD, tra primarie, elezioni, congressi, elezioni comunali: ne parlavano tutti, non era solo una mia fissazione. Passare per chi segue solo il PD è un limitare quello di cui mi occupo. Però, per carità, l’osservazione me la prendo, sono consapevole che sia un difetto mio. Se è un’impressione che posso dare mi dispiace e cerco di limitarla.

Hai un rammarico per questa prima edizione di Gazebo?
In effetti un rammarico, se si può dire così, è il non aver potuto lavorare sul sociale, una cosa a cui tengo molto. Insomma, non parlare solo della politica in senso stretto. I video per me più belli, che mi hanno dato di più il ‘senso’ di quello che faccio sono stati quelli realizzati a Lampedusa, Terzigno, Manduria, Mirafiori, Pomigliano, L’Aquila… Dei 90 video fatti per Tolleranza Zoro sono quelli che mi son piaciuti di più, con i quali ho trattato temi che ho seguito, situazioni sulle quali soffri pure, empatizzi molto. In quei casi non è che vai appresso al PD o al PDL; magari ti ci capitano dentro perché la politica dovrebbe occuparsene. Ecco, mi saprebbe piaciuto portare tutta questa roba qua a Gazebo, ma non c’è stato modo. Sono stati tre mesi di delirio e peraltro tre mesi estremamente ‘romani’: si è svolto tutto a Roma. Avrei voluto girare di più , ma quest’anno è stato davvero molto difficile lasciare la Capitale, non c’era spazio per fare altre cose. Ecco, per la prossima stagione, mi piacerebbe riuscire a ‘uscire’ un po’ di più da Roma e dalle dinamiche di palazzo.

Dipenderà da quel che ci riserverà l’attualità politica italiana. Ma questa è un’altra storia. Intanto ringraziamo Zoro per la chiacchierata (e gli sono debitrice di un gelato…).

 

Foto | Linea d’Ombra Festival Culture Giovani – Salerno

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