Ufficio Stampa Rai chiude i battenti della rassegna, @stampauffrai spiega su Twitter. Chi ci guadagna?
Dopo la rassegna stampa della Camera, chiude anche quella della Rai. Ma cosa sperano di ottenere, gli editori? E queste rassegne erano davverò così visitate?
La rassegna stampa della Rai non è più disponibile da oggi al pubblico.
Su Twitter, l’ufficio stampa Rai spiega a chi chiede informazioni, educatamente, che non dipende da loro. Che finché è stato loro concesso, l’hanno tenuta aperta, la rassegna stampa.
@gigigx Fino a che non ci è stato chiesto l’abbiamo lasciata “aperta”
— Ufficio Stampa Rai (@stampauffrai) 05 giugno 2013
Che poi hanno ricevuto richiesta di chiuderla, perché contiene articoli coperti da copyright.
@carotelevip La rassegna è fatta di articoli protetti da copyright, su richesta degli interessati, abbiamo dovuto limitarla all’uso interno
— Ufficio Stampa Rai (@stampauffrai) 05 giugno 2013
E che ora è solo a uso interno.
Evviva per la spiegazione pronta. Meno per la situazione. Davvero gli editori pensano di risolvere la crisi dell’editoria chiudendo le rassegne stampa pubbliche?
La cosa appare proprio surreale: non andrà così, non si compreranno più giornali limitando gli accessi a quegli spazi sul web “storici”. Se erano così tanto viste, queste rassegne stampa, perché non metterci sopra pubblicità e fare un accordo con chi, come la Rai, le teneva aperte?
E se invece, come sarei più propenso a credere, erano utilizzate da pochi appassionati (il senso è: chi compra il giornale, lo compra comunque. Rassegna stampa o meno), perchè chiuderla?
Si capisce che la Rai non possa che cedere alla richiesta terza. O forse poteva almeno tentare di proporre qualche alternativa.
Insomma, non c’è logica alcuna in questa mossa, se non quella di tentare disperatamente di chiudere tutti gli spazi liberi in circolazione. Il risultato sarà che si continueranno a vendere meno copie e che meno gente leggerà quei pezzi che tanto costano agli editori.
Amen.
Ah, a proposito: si può conoscere il nome e il numero degli editori che hanno fatto questa richiesta?
Alberto Puliafito
direttore responsabile di Blogo.it
@albertopi