Ora ci vorrebbe un amico: Lorella Cuccarini gioca a fare la De Filippi e la Carrà con una regia migliore (ma solo quella)
Ora ci vorrebbe un amico, su Raiuno, ripropone il people show con una Lorella Cuccarini non all’altezza, al contrario di altre sue colleghe
Niente di nuovo (o quasi): questo è il nostro giudizio di fronte ad “Ora ci vorrebbe un amico”, il people show di Raiuno condotto da Lorella Cuccarini. Una Cuccarini che, conscia di essere di fronte all’ennesimo programma in cui si prendono le emozioni e le storie della gente per farne spettacolo, riesce a non sfigurare, confermando però che quando si tratta di programmi che coinvolgono la gente sono poche le conduttrici che riescono ad entrare in sintonia con il pubblico.
Perchè se questo programma fosse stato in mano a Maria De Filippi, Raffaella Carrà, forse ora saremmo di fronte ad un maggiore coinvolgimento emotivo. C’è poco da fare: raccontare a menadito la storia di una donna in cerca della coppia che l’aiuto quando il marito si ammalò, o sentire la storia di un ragazzo alle prese con ventisei interventi a causa di un linfoma, non è sufficiente per farci coinvolgere.
Anzi, il rischio è con programmi di questo genere, alla fine, si scimmiottino i vari “C’è posta per te” e (in maggiore misura) “Carramba che sorpresa!” che ben conosciamo, tanto da rimanere affascinati non tanto dai vari protagonisti e dalle loro belle storie, ma dalla cura dei lip dub, dei flash mob e degli istant movie che sono stati proposti in puntata.
Si vede tutta la bravura di Duccio Forzano, regista del programma, nel gestire i vari momenti di sorpresa, siano essi in presa diretta (come la proposta di matrimonio fatta un ragazzo alla sua fidanzata dopo un flash mob in un ristorante) che realizzati in precedenza, a mo’ di candid camera. In questo, il format olandese è stato pienamente rispettato, mostrando per la prima volta su Raiuno dei veri nuovi linguaggi di comunicazione.
Il peccato è che questi nuovi media siano utilizzati in un contesto già visto e conosciuto, tanto da renderle quasi superflui invece che elemento portante del programma. E si finisce per ritrovarsi davanti a quasi niente di nuovo, se non un altro tentativo di strappare una lacrima al pubblico in un calda serata di luglio: e dire che certe sorprese eravamo abituati a vederle d’inverno.