Rai1, Mauro Mazza va reintegrato. Viale Mazzini fa ricorso
L’ex direttore di Rai1 dovrà essere reintegrato. Lo ha deciso il tribunale del lavoro di Roma.
Il tribunale del lavoro di Roma ha accolto il ricorso di Mauro Mazza contro la rimozione dalla direzione di Rai1 e ha disposto il suo reintegro in ruolo equivalente o uguale a quello svolto fino al 31 dicembre 2012. L’ex responsabile della rete ammiraglia della tv pubblica aveva deciso di fare causa a Viale Mazzini (peraltro facendosi assistere da Nicola Petracca, l’avvocato di che ha portato Augusto Minzolini all’assoluzione dall’accusa di peculato che gli era costata l’allontanamento dalla direzione del Tg1) denunciando anche che le promesse fatte dal dg Luigi Gubitosi erano state poi disattese. In particolare il dg durante una seduta del CdA avrebbe fatto il nome di Mazza per la direzione di Rai Cinema o un incarico a Rai Storia. Ipotesi che però non si sono concretizzate e che hanno spinto Mazza (che in passato e fino al 2009 è stato direttore del Tg2), rimasto senza incarico, a fare causa alla Rai.
Secondo quanto si apprende, l’azienda pubblica aveva proposto negli scorsi mesi a Mazza soltanto incarichi di natura giornalistica (per esempio l’incarico di caporedattore a Trieste), mentre la posizione che sarebbe stata promessa era di tipo manageriale, come appunto lo era quella di direttore di Rai1.
Mentre Viale Mazzini si appresta a presentare reclamo urgente contro l’ordinanza, Giancarlo Leone, che ha sostituito Mazza sulla poltrona di direttore di Rai1, ha telefonato al suo predecessore per fargli un in bocca al lupo.
La notizia della decisione del tribunale del lavoro è stata accolta in maniera molto positiva dal Pdl. In particolare il senatore Maurizio Gasparri ha usato parole nette:
Ogni tanto c’è un giudice a Berlino. La sentenza che impone alla Rai il reintegro di Mauro Mazza rappresenta un monito per i vertici aziendali. Quell’autentica e immotivata epurazione deve essere cancellata. Che gli sconfessati vertici Rai facciano ricorso è una cosa grave. Chiediamo rispetto per la verità. E certamente non resteremo inerti di fronte a ulteriori soprusi.