L’AgCom tenta di stoppare i videomessaggi nei tg
Il tempismo dell’AgCom, a volte, ha dell’incredibile: occorrono settimane, mesi prima che intervenga. Poi interviene, percarità. Come nel caso dei videomessaggi. Che da ora in avanti potranno essere diffusi in tg e programmi di approfondimento solamente in casi eccezionali di rilevante interesse pubblico e nel rispetto di modalità tali da non incidere sul pluralismo dell’informazione.Non
Il tempismo dell’AgCom, a volte, ha dell’incredibile: occorrono settimane, mesi prima che intervenga. Poi interviene, percarità. Come nel caso dei videomessaggi. Che da ora in avanti potranno essere diffusi in tg e programmi di approfondimento solamente
in casi eccezionali di rilevante interesse pubblico e nel rispetto di modalità tali da non incidere sul pluralismo dell’informazione.
Non ci voleva molto a capire che l’uso dei videomessaggi corra il rischio – dice l’AgCom – di incidere sui canoni di parità di trattamento tra tutti i soggetti politici ed istituzionali su cui si fonda il principio del pluralismo politico in televisione.
Più che un rischio, sarebbe una certezza, ecco, vista la natura stessa del videomessaggio.
Comunque, l’autorità garante definisce anche i sei requisiti che riguardano la possibilità di messa in onda di videomessaggi.
1) I videomessaggi possono essere trasmessi nel corso dei telegiornali solo in via eccezionale e laddove strettamente connessi con l’attualità della cronaca, rispondendo a primarie esigenze informative di rilevante interesse pubblico.
2) I videomessaggi – qualora rivestano una durata particolarmente lunga, comunque superiore a tre minuti – non possono essere trasmessi nella loro integralità nel corso del telegiornale e non possono essere trasmessi in tutte le edizioni giornaliere del medesimo telegiornale.
3) I videomessaggi non possono essere riproposti nei telegiornali dopo 48 ore dal verificarsi dell’evento.
4) Di norma, la diffusione del videomessaggio nel telegiornale deve essere accompagnata da commenti di altri soggetti onde assicurare un confronto dialettico al fine della libera e consapevole formazione delle opinioni degli ascoltatori.
5) Allo stesso fine, la diffusione di videomessaggi nei programmi di approfondimento informativo deve sempre avvenire nell’ambito di un confronto dialettico.
6) Nel corso della campagne elettorali non possono essere trasmessi videomessaggi al’interno dei telegiornali e dei programmi di informazione, al fine di evitare confusione ontologica con i messaggi politici autogestiti così come disciplinati dalla legge n. 28 del 2000 e dai relativi regolamenti attuativi.
Una battuta, o meglio, una provocazione: Qui Radio Londra si può ritenere un videomessaggio?