Voglia
E’ terminato. Sì, finalmente. Non volevo parlarne male, non volevo massacrare il primo programma della tv italiana senza conduttori, nonostante i vari spezzoni visti in questi ultimi mesi mi abbiano sempre fatto un’impressione tutt’altro che positiva del talk show in questione, con la banalità e la scontatezza a farla da padrone. Mi sono fatta violenza
E’ terminato. Sì, finalmente.
Non volevo parlarne male, non volevo massacrare il primo programma della tv italiana senza conduttori, nonostante i vari spezzoni visti in questi ultimi mesi mi abbiano sempre fatto un’impressione tutt’altro che positiva del talk show in questione, con la banalità e la scontatezza a farla da padrone.
Mi sono fatta violenza psicologica e ho visto tutta l’ultima puntata di Voglia che aveva come tema principale “Essere e apparire“. In pratica per tutta la puntata un ragazzo pettinato e vestito come Renato Zero agli esordi e truccato da Drag Queen farfallosa con brillantini ha tentato di convincere i presenti in studio che il suo trucco e parrucco – che usava tutti i giorni anche per andare a fare la spesa – erano la sua “normalità”. Lui stava bene così, perché criticarlo? Perché giudicarlo in modo negativo?
No, io non giudico male lui, ma piuttosto chi ha deciso di dedicargli una puntata intera, come se il tema (profondo) “Essere e apparire” non potesse trattare casi più importanti e meno da circo.
Curiosando sul sito ufficiale ho letto un po’ degli argomenti trattati nelle precedenti puntate e sono stata colpita soprattutto dai seguenti:
– E se lui ti proponesse un film porno?
– Dopo l’amore lui che fa?
– A cosa porta “l’astinenza”?
Potrei continuare, ma preferisco fermarmi qui e non pensare a come questi temi possano essere stati trattati, se già quelli più “forti” sono discussi con estrema superficialità.
Nato da un’idea di Maurizio Costanzo come clone del primo Amici – quello interessante di dieci anni fa, ma stavolta senza Maria De Filippi -, Voglia è un programma da archiviare e da non ripetere. Assolutamente.