Home La Storia Siamo Noi, Minoli attacca Gubitosi: “La Rai non dica bugie”. Senza Minoli non c’è ‘Storia’?

La Storia Siamo Noi, Minoli attacca Gubitosi: “La Rai non dica bugie”. Senza Minoli non c’è ‘Storia’?

Non è ancora chiaro il destino de La Storia Siamo Noi: possibile che il pensionamento di Minoli equivalga alla cancellazione del programma?

pubblicato 17 Maggio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 18:18

Dopo una mattinata di psicosi collettiva per la cancellazione de La Storia Siamo Noi

Continua la disfida tra Giovanni Minoli, conduttore de La Storia siamo Noi e direttore del Dipartimento Rai 150, e Luigi Gubitosi, DG della Rai, sul ‘vero’ destino di uno dei programmi di punta della Tv di Stato.

Per Minoli le rassicurazioni date ieri da Gubitosi sul destino del programma sono ‘false’, in primis perché il programma non compare sui palinsesti Rai da giugno in poi e in secundis perché senza di lui La Storia Siamo Noi ‘non si può fare’. Almeno questo si capisce leggendo l’intervista rilasciata oggi a la Repubblica. Sembra che tutto ruoti non tanto sul programma in sé quanto sul pensionamento del giornalista, non più prorogabile secondo Gubitosi. Ed è qui che la rabbia di Minoli s’impenna:

«Cosa ho pensato quando il DG ha detto che la linea della Rai è quella di non rinnovare i contratti e di puntare sulle forze interne? Ho pensato a quando Allegri ha fatto fuori Andrea Pirlo in scadenza di contratto dicendo: “È un giocatore che non serve più”. Pirlo è andato alla Juve e ha fatto vincere due scudetti.

Mi considero il più interno di tutti.

Nicola Porro non è un interno. È stato preso da fuori il direttore del Tg1 Orfeo. Bruno Vespa e Piero Angela non sono interni. E sono in pensione. Gubitosi ha anche assunto cinque o sei dirigenti da Wind. Va tutto bene ma non dica cose false. Chiusura all’esterno, mi pare, poca».

Ma qui il punto è La Storia siamo noi, giusto? Cosa ha detto Gubitosi a Minoli in merito?

«Ho incontrato per sei mesi di fila il dottor Gubitosi, eravamo d’accordo che alla scadenza del contratto chiudeva la struttura “Rai 150”. La storia siamo noi era oggetto di un’altra discussione. Il direttore ha detto di voler continuare l’esperienza con me, che mi avrebbe fatto una proposta».

Proposta che per l’appunto non sarebbe arrivata, anzi…

«Visto che il mio contratto scadeva a fine maggio, ho proposto a Gubitosi di occuparmi della trasmissione gratis a giugno. Anzi, ho chiesto un contratto da un euro: nessuna risposta. Parliamo di soldi? Ho portato alla Rai convenzioni per 50 milioni di euro».

Una precisMa a quanto pare Mamma Rai non ha intenzione di tenere Minoli tra i propri figlioli. Ma il programma non può continuare senza di lui?

«Anche Porta a porta si può fare senza Vespa, e Quark senza Piero Angela. Gubitosi non ha capito bene cosa sia la tv, lo sento parlare di numeri, peraltro non felici. Ha precisato che “La storia siamo noi” è un format inventato da Renato Parascandalo. Sì, era un piccolo talk show di due ore in onda alle 8 di mattina con quattro professori. Ma all’epoca Gubitosi era un bravissimo contabile della Fiat, non era tenuto a saperlo. Io l’ho ripensato con un criterio seriale unendo l’esperienza industriale di Un posto al sole e quella narrativa di Mixer. Il risultato è il programma più premiato della Rai..Ma va bene così».

Al netto del fatto che Porta a Porta e La Storia siamo noi siano due programmi completamente diversi, per contenuti, formato, genere etc etc, la domanda mi sorge spontanea: possibile che dopo 12 anni di lavoro non ci sia nessuno che abbia fatto tesoro degli insegnamenti di Minoli e sia in grado di proseguire l’esperienza de La Storia Siamo noi? Mi riferisco ai contenuti del programma, allo stile narrativo, non ovviamente al conduttore: ho la presunzione di credere che un volto diverso non metterebbe in dubbio la qualità dei reportage, del lavoro di ricerca, del montaggio, insomma del prodotto in sè. Qualcuno dal tono ansiogeno, poi, si può trovare: Lucarelli lo vedrei perfettamente, ad esempio.

Domanda ingenua, lo so, visto che qui sembra esserci altro in ballo.

Certo, il fatto che il programma non sia nei prossimi palinsesti preoccupa, ma è anche vero che nella tv Italiana non c’è niente di più volubile dei palinsesti. Bisognerebbe capire i piani di produzione più che di programmazione e questo è un punto.

Dall’altra parte, però, ho la sensazione che si stia personalizzando un prodotto che di per sé non è necessariamente ‘ad personam’: Porta a Porta senza Vespa non sarebbe lo stesso, chiuderebbe come qualsiasi altro talk politico (pensate a Ballarò, a Servizio Pubblico, alla difficoltà di mantenere in piedi Matrix). Quarked è stata la prima trasmissione di divulgazione scientifica della tv di Stato: un marchio sopravvissuto ‘facilmente’ col passaggio di padre in figlio e che ora vede qualche speciale stagionale affidato a Piero. La Storia siamo noi è un’altra macchina, un altro genere, un altro tipo di narrazione, tendenzialmente una storia nata per non finire mai, come una soap. Il punto è: Beautiful sopravviverà a Ridge? Beh, se hanno fatto nascere e crescere tanti piccoli Forrester l’obiettivo è questo. Possibile che La Storia Siamo Noi non possa sopravvivere al pensionamento di Minoli?

Insomma, ogni storia è una storia a sé. Non a se stessi… Non vorremmo, però, che la Rai dimenticasse questo piccolo passaggio, ma ieri Gubitosi su questo era parso chiaro: “La Storia è un format Rai”, di di Minoli, insomma. Ecco, non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca…

La Storia Siamo Noi continua, parola di Gubitosi: solo Minoli va in pensione

annunciata da la Repubblica, il Direttore Generale della Rai Luigi Gubitosi risponde ai giornalisti e tranquillizza il pubblico, chiarendo che La Storia siamo noi non chiude, è solo Minoli che va in pensione.

“La Storia siamo noi non chiude. Termina semplicemente il contratto con Giovanni Minoli che era andato già in pensione tre anni fa ed aveva avuto un contratto triennale per i 150 anni dell’Unità d’Italia che scade il 31 maggio”,

così il DG all’Ansa. Specifica poi che

il format della Storia siamo noi è della Rai, era stato ideato da Renato Parascandolo, poi gestito da Minoli per una fase che adesso si chiude. E’ stato un magnifico periodo questo de ‘La storia siamo noi’, prima e durante la gestione Minoli. Ora tutta la parte di Rai Educational, compresa la storia, è in mano a Silvia Calandrelli. Abbiamo grande fiducia in lei, sta lavorando su cose importanti come la prima guerra mondiale. L’offerta di storia continua”.

Ok, che l’offerta di storia in Rai continui ci sembra scontato. Era chiaro anche da alcune dichiarazioni del DG pubblicate da Repubblica. Ma ancora non mi è chiaro se ci saranno nuove puntate de La Storia siamo noi. Perché allora Gubitosi avrebbe detto che “le persone che lavoravano con Minoli si stanno riposizionando nelle varie strutture dell’azienda” come riportato oggi dalla Fumarola? C’è qualche passaggio che ancora mi sfugge.

L’unica certezza è che Minoli va in pensione. La cosa non mi sconvolge né mi agita, personalmente. La trovo naturale in un sano rapporto di lavoro. Gubitosi sottolinea i meriti del giornalista e lo ringrazia per il lavoro svolto, aprendo a prossime collaborazioni esterne.

“Penso che Minoli con Calandrelli potrà farà magnifiche cose. Si parleranno. Sono convinto che ci saranno i modi di utilizzare ulteriormente le capacità autoriali di Minoli in Rai Storia”.

L’importante è che non lo faccia da dipendente Rai:

“La politica è quella di utilizzare forze interne e non rinnovare contratti di chi va in pensione. I contratti si esauriscono, le fasi storiche si esauriscono”,

dice il DG e siamo d’accordo. L’importante è non far morire un marchio, un’idea e un modo di fare storia in tv.

La Rai chiude la Storia Siamo Noi e la struttura Rai 150: lavoratori ricollocati

La Storia siamo noi chiude i battenti per volere di Mamma Rai: la notizia viene lanciata da Silvia Fumarola su la Repubblica di oggi e ha rapidamente fatto il giro del web, scatenando indignazione e proteste. “Dopo Passepartout anche La Storia Siamo noi! Meglio il matrimonio della Marini per il Servizio Pubblico” il tono dei tweet che circolano in rete. Laconico, ad esempio, quello del direttore del Tg2 Marcello Masi:

Decisamente più critico quello di Paolo Gentiloni, giusto per riportare qualche prima titolata reazione da Twitter:

La domanda nasce spontanea: perché? Perché chiudere un programma che 12 anni di attività ha realizzato reportage, documentari, biografie, approfondimenti sui principali eventi della storia contemporanea italiana e internazionale così come sui minimi fenomeni di costume ‘regalando’ alla Rai una library d’eccezione?

La risposta data dal DG Luigi Gubitosi, e riportata da la Repubblica, collega la chiusura del programma a quella della struttura che si è occupata delle Celebrazioni dei 150 dell’Unità d’Italia, diretta da Giovanni Minoli.

“Si è chiusa l’esperienza di Rai 150; il budget previsto è stato speso quindi l’esperienza è finita…”.

Giusto che dopo tre anni di attività il progetto per un anniversario celebrato nel 2011 veda la fine, su questo pochi dubbi. Ma perché chiudere anche il programma, o meglio la ‘factory’ che di fatto ha riempito di contenuti uno spazio che Viale Mazzini ha deciso di aprire nello spirito del Servizio Pubblico, senza saper bene cosa farne (se non un prime time con Baudo e Vespa)? Insomma, senza le repliche a tema de La Storia siamo Noi e senza i contenuti realizzati (o rieditati ad hoc) dalla storica squadra di Rai Educational (Piero A. Corsini, Massimiliano De Santis, Carlo Durante, Daniela Ghezzi, Marco Melega, Gabriella Oberti, Stefano Rizzelli, tutti autori confluiti nella struttura) la programmazione targata Rai 150 sarebbe stata decisamente più misera (per non dire altro).

Cosa ne sarà di loro? E di Minoli?

“Le persone che lavoravano con Minoli si stanno riposizionando nelle varie strutture dell’azienda. Minoli era già in pensione per raggiunti limiti d’età, gli era stato fatto un contratto per curare gli eventi legati all’Unità d’Italia. Non è escluso che in futuro la sua esperienza non possa portare a nuove collaborazioni come autore”.

Insomma, sembrerebbe che il vero ‘discrimine’ non sia l’estinzione delle celebrazioni ma il definitivo pensionamento di Minoli: il direttore va in pensione e il suo ‘dipartimento’ viene sciolto, a prescindere dai risultati. Una (pessima) dinamica da scontri tra baronati accademici, che un’azienda non dovrebbe assolutamente tollerare, no?

Certo, considerata la library a disposizione il programma riempirà ancora i palinsesti di Rai Storia, Rai 2 e Rai 3 (Passepartout insegna), ma non ci saranno nuovi doc episodi. Vista la costanza degli ascolti e il basso costo a puntata e la resa delle repliche, la decisione di chiudere l’esperienza de La Storia Siamo Noi ha un certo retrogusto di masochismo.

La sensazione è che si sia spremuto il limone e che poi sia stato gettato via: il problema è che a quanto sembra non si è gettato via solo un programma, ma un marchio di qualità cresciuto in seno a Mamma Rai.

Restiamo in attesa di spiegazioni più centrate da Viale Mazzini: ci sfugge il nesso logico tra la (giusta) chiusura di una struttura ormai inutile e la (assurda) chiusura di un programma di peso, sostanza e qualità.

 

Rai 1