Renzo Arbore a TvBlog fra la Tv di ieri, di oggi e di domani (Prima parte)
E’ senza ombra di dubbio una delle colonne della televisione italiana, un vero scopritore di talenti, da Roberto Benigni, Diego Abatantuono fino a Nino Frassica solo per fare alcuni nomi, parliamo di Renzo Arbore che oggi TvBlog ha il piacere oltre che l’onore di ospitare sulle sue colonne. Il popolare showman pugliese ha accettato di
E’ senza ombra di dubbio una delle colonne della televisione italiana, un vero scopritore di talenti, da Roberto Benigni, Diego Abatantuono fino a Nino Frassica solo per fare alcuni nomi, parliamo di Renzo Arbore che oggi TvBlog ha il piacere oltre che l’onore di ospitare sulle sue colonne. Il popolare showman pugliese ha accettato di rispondere alle nostre domande in questa lunga intervista, che divideremo in due parti. Oggi pubblicheremo la prima parte in cui Arbore ci parla dei suoi programmi del passato, dei successi senza tempo come Quelli della notte vera jam session della parola, passando poi per Indietro tutta, parodia satireggiante degli allora imperanti giochini, senza dimenticare un cult del passato come Speciale per Voi. Chiudiamo la prima parte di questa nostra intervista con un accenno sulla Tv di oggi in attesa di approfondire maggiormente il tema domani parlando anche di cosa vede e cosa si augura Arbore per il futuro della televisione italiana. Buona lettura
Partiamo dalla stretta attualità, in questi giorni di celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, fra i tantissimi programmi che hai fatto ci è venuto in mente “Telepatria International” dedicato proprio al patriottismo, ti sarebbe piaciuto rivederlo in onda in questo periodo?
Certamente si, perché era il primo programma “tricolore” nella storia della televisione. Ho avuto varie primogeniture, ma questa ha poi segnato anche tutti i miei successivi programmi perché ho sempre parlato di Nord e Sud, sia per esempio in Quelli della notte, che in Indietro tutta. Ho sempre voluto giocare sull’unità d’Italia, con il messaggio finale “vogliamoci bene anche se siamo nati in regioni così diverse”. E’ una cosa che sostengo con forza questa, perché ormai sto girando l’Italia in lungo ed in largo da oltre 20 anni e da filo americano che ha studiato la storia degli Stati Uniti con tutte le differenze fra uno stato del nord ed uno del sud, so benissimo che il mosaico alla fine è la scelta vincente.
Come nacque quella trasmissione ?
Era un programma patriottico, ma in quel momento, siamo nel 1981, il tricolore era segnato da una specie di retorica e quindi non si doveva parlare di patriottismo. Ricordo che mi telefonò il direttore del Corriere della Sera di allora e mi chiese come avevo fatto a riscoprire prima degli altri un sentimento di ritrovato orgoglio nazionale, che poi pian piano crebbe in Italia. Quel programma veniva dopo gli anni di piombo, gli Italiani erano stati divisi da tante cose ed io ebbi l’ardire e anche la soddisfazione di telefonare all’allora ministro della difesa, era il socialista Lagorio, che mi concesse per la prima volta nella storia della televisione che il pubblico in studio fosse formato da militari di leva di tutte le forze armate, con relative bande musicali. In quel programma c’erano un bel po’ di talenti italiani, ricordo un debuttante Diego Abatantuono, Roberto Benigni che faceva Dante Alighieri, Carlo Verdone nei panni di un garibaldino, un altro debutto fu quello di Lina Sastri come cantante e tante altre cose.
Tu sei specialista di programmi celebrativi, ricordiamo “Cari amici vicini e lontani” dedicato alle celebrazioni per il compleanno della radio, sta andando in onda in questo periodo 150 con Baudo e Vespa che pensi di questo programma?
Tu sei specialista di programmi celebrativi, ricordiamo “Cari amici vicini e lontani” dedicato alle celebrazioni per il compleanno della radio, sta andando in onda in questo periodo 150 con Baudo e Vespa che pensi di questo programma?
In quel programma c’erano gli stessi protagonisti della radio che rifacevano se stessi o ricordavano i vecchi tempi della radio. Era una rievocazione festosa, io l’avrei fatto alla stessa maniera, avrei preso cioè dei testimoni e protagonisti e li avrei inseriti in un varietà legato alle celebrazioni. Diciamo che la parte più interessante della prima puntata sono stati i collegamenti con le varie città, il discorso illuminato di Napolitano e anche le bande e i cori che fanno vedere un’Italia che ancora c’è, fatta di persone serissime che si preparano, che studiano. La parte di ricostruzione fatta in studio non mi è piaciuta molto, era un po’ fasulla, troppo teatrale, l’ho trovata un po’ vecchia televisione, mentre quando apparivano in quei rari momenti dei filmati di repertorio mi ritrovavo e mi emozionavo.
Tuffiamoci ancora più indietro, in un programma modernissimo in quella tv da fine anni sessanta, parliamo di Speciale per voi, i giovani che diventano protagonisti del piccolo schermo, ce ne parli ?
Era del 1969, prima di Bontà loro, ed è stato il primo talk show libero della televisione italiana. I ragazzi potevano dire quello che volevano a contatto diretto con i cantanti ospiti in studio. Era il programma più semplice ed elementare, ma allora assolutamente inconsueto. Infatti successero anche degli incidenti. Ci fu il debutto di Lucio Battisti, poi il fatto di cantare dal vivo e non playback. Un aneddoto? Per esempio ricordo il pianto di Caterina Caselli, una rissa verbale fra i ragazzi e Don Backy, un Claudio Villa che fu contestato.
Pensi si potrebbe fare ancora oggi ?
Non credo, perché oggi i cantanti non andrebbero mai in un posto dove potrebbero essere contestati e giudicati per le loro canzoni, oggi c’è un industria che non ha nessun interesse a mettere in cattiva luce i propri cantanti. Allora era nuovo ed era giusto farlo, forse oggi, oltre a non essere una novità, non sarebbe neppure giusto farlo. Oggi sarebbe più giusto fare un programma in cui mostrare musica buona, anche quella classica, invece di demandare tutto agli auditorium. Perché poi c’è un pubblico che affolla questi luoghi in cui viene eseguita questo tipo di musica, c’è un elite che la cerca che incontro spesso e che forse avrebbe diritto di poter trovare nella televisione di oggi.
Parliamo di Quelli della notte, un programma fatto di improvvisazione della parola, ci sono personaggi su piazza oggi che potresti arruolare per una eventuale nuova edizione ?
E’ il punto dolente. Rispetto a tutti quelli che fanno oggi la televisione, io mi accorgo con una certa presunzione che con Boncompagni alla radio prima e poi da solo in tv ho inventato la radio e la televisione improvvisata. La radio improvvisata alcuni la fanno ancora, ma la tv improvvisata non c’è più. Adesso sono tutti attori che recitano, per altro alcuni benissimo, la comicità. E’ come dire che siamo in una stagione di jazzisti della parola un po’ magra e molto ricca di quelli del pop. Mentre al contrario nella musica ora è una bellissima stagione di jazzisti mentre quelli del rock segnano un po’ il passo. Ora non c’è più la scuola degli improvvisatori, che avevo creato io, affidata oltretutto a persone non di mestiere, vedi Bracardi, lo stesso Frassica debuttante, Catalano, erano tutti non professionisti.
Posto che trovassi i personaggi giusti, rifaresti Quelli della notte ?
No ora non lo potrei rifare. A parte che non ho mai rifatto niente, la dimostrazione che dopo Quelli della notte, programma di grande successo, ho voluto cambiare tutto facendo Indietro tutta. Ho sempre fatto così, ho sempre voluto cambiare tutto.
Cosa guardi della televisione di oggi ?
Guardo molto i canali del digitale terrestre e del satellite, cerco molto i programmi di contenuti. Naturalmente data la situazione politica, guardo, oltre che i telegiornali, i talk d’informazione, come Ballarò, Annozero, Exit, Otto e mezzo. Oltretutto sono i programmi più televisivi, visto che la televisione è improvvisazione e verità. Guardo meno l’intrattenimento leggero gossiparo ed i reality, ogni tanto mi ci cade l’occhio per pura curiosità, ma poi scappo subito. Diciamo che io cerco la TV d’autore, chiedo sempre alla televisione di farmi imparare qualcosa, di farmi capire qualcosa. Quindi meglio National Geographic piuttosto che perdere tempo sul chiacchiericcio da pianerottolo che non mi interessa per niente.
Appuntamento a domani sempre qui su TvBlog per una ricchissima seconda parte di questa nostra esclusiva chiacchierata con Renzo Arbore, quando andremo a toccare i temi del presente e del futuro della nostra televisione.