Paolo Liguori, Roberto Poletti e il giornalismo secondo Pomeriggio Cinque
A Pomeriggio Cinque doppietta di non-giornalismo che ha dell’incredibile.Si comincia con la Libia. Paolo Liguori fa un suo excursus sulla storia dei rapporti italo-libici, e chiude dicendo, sostanzialmente, che tutti i Governi italiani hanno mantenuto impegni con la Libia. Ora. A parte il fatto che, se anche fosse vero, ciò non sarebbe una giustificazione, sarebbe
A Pomeriggio Cinque doppietta di non-giornalismo che ha dell’incredibile.
Si comincia con la Libia. Paolo Liguori fa un suo excursus sulla storia dei rapporti italo-libici, e chiude dicendo, sostanzialmente, che tutti i Governi italiani hanno mantenuto impegni con la Libia. Ora. A parte il fatto che, se anche fosse vero, ciò non sarebbe una giustificazione, sarebbe bene che, nel momento in cui si fa informazione in tv, con giornalisti, si evitassero eccessive semplificazioni e si raccontasse la verità. Per esempio? Per esempio che il Trattato di Bengasi, stipulato nel 2008 dal presente Governo Berlusconi, era un trattato bilaterale di Collaborazione e Amicizia, un inedito nella storia dei rapporti fra l’Italia e la Libia. In esso si trova, fra l’altro, un impegno preciso, ovvero che
che ciascuno dei due contraenti non consenta la commissione di atti ostili contro l’altro, a partire dal proprio territorio.
Il che è difficile da spiegare, probabilmente, al pubblico di Canale5, giusto? Comunque, un buon bignami delle relazioni fra i due stati si trova su Wikipedia, a dimostrazione delle inesattezze raccontate in trasmissione.
Poi arriva Roberto Poletti, su un tema meno internazionale, ma ugualmente grave. Si parla dell’asilo di Casarile (un asilo privato), dove le forze dell’ordine hanno riscontrato maltrattamenti ai danni dei bambini.
Poletti prosegue sulla stessa linea “giornalistica”.
Prima attacca il sindaco di Casarile, contestando il tono con cui il sindaco parlava – il primo cittadino cercava di spiegare, poco avvezzo alle telecamere, che si stavano preoccupando, in Giunta, di risolvere il problema delle famiglie che non sanno dove mandare i bimbi – poi, mentre una mamma dei bambini di un altro dei cosiddetti asili degli orrori raccontava telefonicamente che, visti i tempi di perizia sui bambini stessi, le due maestre imputate a Perugia sono, al momento, a piede libero (la mamma lo racconta in maniera pacata, accettando la cosa, visto che ci sono le perizie in corso e che si andrà a breve a processo), dice:
Ecco perché il pubblico applaude quando sente che una di queste maestre ha tentato il suicidio.
Atroce. Nessuno, in studio – a parte il sindaco stesso, in collegamento, mentre persino la Mussolini gli parla addosso – ricorda che sugli asili privati i sindaci devono sì svolgere controlli, ma molto spesso si trovano in condizioni di non sapere nemmeno quanti e quali bambini ci siano, in quegli asili. Nessuno parla delle condizioni in cui versano le istituzioni locali. Nessuno cerca di dare una visione d’insieme del problema, perché probabilmente le visioni d’insieme stimolano troppo il cervello.
Insomma. Quanto sarebbe bello, un giornalismo un po’ meno approssimativo, che fomentasse meno l’applauso in studio e fosse un po’ più preciso. Un giornalismo che informasse davvero. Diversamente, ci si può limitare all’infotainment.