Carrà contro tutti: “Troppi reality e troppe tette”
Dopo l’impietosa debacle di Amore, la Raffa nazionale non sa più come giustificarsi. Nell’intervista pubblicata su Vanity Fair, in edicola domani, spara a zero sui reality, a suo dire responsabili della crisi del varietà tradizionale: “Mi chiamano una volta l’anno per farmi condurre un reality show. Rispondo che non sono capace. Per condurli bisognerebbe non
Dopo l’impietosa debacle di Amore, la Raffa nazionale non sa più come giustificarsi. Nell’intervista pubblicata su Vanity Fair, in edicola domani, spara a zero sui reality, a suo dire responsabili della crisi del varietà tradizionale:
“Mi chiamano una volta l’anno per farmi condurre un reality show. Rispondo che non sono capace. Per condurli bisognerebbe non detestarli, i reality show. Danno due miliardi a qualcuno che sa solo stare a casa. Dio bono! Anche Canzonissima era una gara a eliminazione, ma tra gente che sapeva cantare. I produttori di reality sono una delle rovine della tv”.
Se le chiedono gli altri mali che funestano la tv di oggi:
“C’è troppa ansia. Una coppia litiga per i fatti suoi, accende la tv, invece di calmarsi si eccita ancor di più e finisce a farsi del male. E poi c’è troppo di tutto. Troppe ore, troppi canali, troppo sesso. Chi è che vuol vedere tutte quelle tette?”
Per la Carrà, in definitiva, si salvano soltanto l’amico Fazio e la Gabanelli di Report, ovvero l’intera squadra impegnata di Raitre. Mentre di Raiuno e Canale 5 prenderebbe Ballando con le Stelle e Matrix. Ma la vera rivelazione arriva quando le chiedono il suo sogno televisivo nel cassetto: “Una cosa semplice, al pomeriggio: io seduta di fianco a un professore di Diritto e a ogni puntata si spiega e commenta un articolo della Costituzione. La tv pubblica deve fare anche di queste cose, no?” Non sarà che la Carrà non sa più a quale santo votarsi, con il rischio dell’anacronismo utopico in agguato?Lo scaricabarile del clamoroso flop, riportato nel sabato sera di Raiuno, tocca di intervista in intervista un capro espiatorio diverso. Prima era Fabrizio Del Noce, reo di non aver mai creduto nei suoi progetti:
“Poteva dirmelo prima che non ama i bambini (…) Se lui mi avesse fatto capire, con schiettezza, che mi faceva lavorare solo perché tutti glielo chiedevano, allora avrei detto io di no. Invece ci sono cascata due volte, e non accadrà più. Io devo amare il mio editore, con lui non c’è alcun feeling. Sono rimasta a bocca aperta leggendo una sua intervista su un magazine. Sottolineava di non apprezzare né il mio programma né i piccolini! Ben diverso trattamento aveva avuto Rockpolitik, malgrado l’autosospensione di Del Noce. Io non sono stata cautelata. Già ai tempi di Sogni aveva insistito, giurava di stimarmi. Poi ne ha affidato una sorta di riedizione a un’altra conduttrice, Antonella Clerici, e l’ha chiamato Il treno dei desideri… Meno male che non l’ho mai baciato in bocca”.
Poi dà la colpa agli ospiti (ma come, non le è bastato avere Renato Zero, Claudio Baglioni e Laura Pausini?) e alla concorrenza sfavorevole:
“Amore, nonostante l’argomento e la partecipazione emotiva, è stato anche un po’ sfortunato. Abbiamo iniziato aspettando la conferma di partecipazione della Littizzetto che, invece, si è tirata indietro all’ultimo momento. Come lei, Jovanotti che ha detto che avrebbe partecipato, ma di non voler parlare di adozioni a distanza, e Gianni Morandi. Rifiuti inspiegabili. In più il sabato sera non era forse il momento più adatto, perché molta gente preferisce guardare i reality show e questo, invece, era un progetto difficile durante il quale è anche arrivata la notizia della morte di Tommaso. Una notizia che mi ha scioccata, per cui ho scelto di rinunciare alla parte spettacolare di Amore. The show must go on è un motto che non fa per me”.
Senza dimenticare le stoccate ai comici di Zelig:
“D’accordo, sono carini, ma fragili, e fuori contesto per il sabato sera”.
Insomma, l’attendono nuovi progetti in cantiere? La sua risposta, rilasciata qualche tempo fa alla stampa, è già tutto un programma: “Finché c’è Del Noce non se ne parla: non sono così autolesionista”. Diciamo che, finchè la Carrà non troverà il suo ruolo in tv, della sua indubbia professionalità non resteranno che lustrini e tuca-tuca…