Dalida Ferilliana
Più che una gitana dalle radici egizie, una diva da borgata. Anzichè una cantante d’epoca, un’aspirante Lollipop-pea della musica commerciale contemporanea. Troppo moderna e troppo poco aggraziata la rappresentazione Ferilliana di una star d’altri tempi come Dalida. C’è spesso e volentieri Sabrina nelle sue movenze e nei reiterati ammiccamenti e la romanità di una dizione
Più che una gitana dalle radici egizie, una diva da borgata. Anzichè una cantante d’epoca, un’aspirante Lollipop-pea della musica commerciale contemporanea. Troppo moderna e troppo poco aggraziata la rappresentazione Ferilliana di una star d’altri tempi come Dalida. C’è spesso e volentieri Sabrina nelle sue movenze e nei reiterati ammiccamenti e la romanità di una dizione mai curata finisce per stonare con l’atmosfera solenne auspicata. Eppure in Francia ha riscosso un discreto successo: andata in onda circa un anno fa sulla francese TF1, Dalida ha ottenuto 6,1 e 6,5 milioni di spettatori a serata, pari al 25,7 e al 28,7 per cento di share. Forse perchè, oltre che nelle esibizioni cantate in playback, la Ferilli veniva doppiata per tutto il resto del film ed è risultata, per questo, più credibile? Nelle interviste ha dichiarato: “L’ho evocata, non interpretata”. E ce ne siamo accorti, dalle prime parole biascicate con un’inflessione vagamente buzzicona: “Voglio fare l’attrisce”. Con tutto il rispetto per la sua onorata carriera, in una fiction biografico-documentaristica non c’è posto per le dozzinali pose da Commesse. Occorrono austerità e passionalità. Qualità che sicuramente appartengono al cameo, breve ma intenso, di Alessandro Gassman. Della Ferilli salviamo solo la presenza scenica nella cruciale performance di “Ciao amore ciao” di Luigi Tenco, con tanto di chioma fluente e ondulata, effetto via col vento (anche se tutte quelle acconciature cotonate ne rendevano spiccata la vocazione sciampista). Tutto il resto è Rugantino…