I Perfetti Innamorati di Liorni e Luzi fuori dal tempo storico
E’ più difficile di quanto sembri raccontare in prima serata la coppia tradizionale (ai cambi di sesso e le pari opportunità ci pensa Videonews), costretta a barcamenarsi tra la speranza di un legame che duri per sempre e le pressioni di una società attratta dal proibito e dal tradimento inculcato dai media. Amarsi e essere
E’ più difficile di quanto sembri raccontare in prima serata la coppia tradizionale (ai cambi di sesso e le pari opportunità ci pensa Videonews), costretta a barcamenarsi tra la speranza di un legame che duri per sempre e le pressioni di una società attratta dal proibito e dal tradimento inculcato dai media. Amarsi e essere fedeli sembra diventato un concetto buonista, da repressi che sotto sotto fantasticano sul trans.
Perciò gli autori si fanno cullare da schemi di racconto della vecchia scuola televisiva, nella vana illusione che il vero amore non abbia età almeno su RaiUno (più che altro perché mamma Rai è la peggiore suocera e non ammetterebbe mai deviazioni di percorso).
Ed è così che Perfetti Innamorati, da presunto primo talent sui sentimenti dalla portata innovativa, si è rivelato l’ennesima bomboniera preconfezionata Rai. I promessi sposi erano il trionfo della più provinciale retorica: la coppia napoletana, la segretaria e il suo capo, due che si sono incontrati in un villaggio vacanze. Uniche rare novità, aggiornate alla real life 2.0, sono state rappresentate da luoghi di incontro come Facebook e i blog, giusto per far contento Marco Liorni che virtualmente è più scafato che in televisione.
L’ex inviato, alla sua prima vera prova da conduttore in prime time, non ce la fa proprio a sporcarsi un po’. E a volte sembra che il suo sorriso sornione appena accennato tradisca un’ironia repressa di fondo, quasi che in televisione non possa essere se stesso. Dalla sua Georgia Luzi, tenera e incantevole come poche, sconta l’accoppiata con un presentatore che ha meno voglia di osare di lei. In due confermano il detto che gli opposti si attraggono, perché, se le provocazioni di Diaco le davano un pizzico di pepe, lo stile compassato di Liorni l’ha fatta passare come una bambolina radiocomandata.
A testimonianza dell’effetto “messa cantata”, entrambi erano per tutto il tempo attaccati alla scaletta, come se stessero davanti al leggio di un altare. E la giuria, composta dai soliti apatici Sandrelli e Capparoni, era l’ennesima forzatura talent applicata al più classico dei varietà.
Con Perfetti Innamorati la tv diventa parodia di se stessa, fuori tempo massimo dalla realtà in cui viviamo. In cui le coppie continuano, sì, ad aspirare al matrimonio e a costruirsi una famiglia, ma con una serie di difficoltà oggettive e un pizzico di autoironia in più che non guasta. Ieri, invece, abbiamo assistito a lettere strappalacrime, prove d’affinità da giurassico televisivo e a una rappresentazione dell’amore troppo recitata per attecchire sul pubblico.
Paradossalmente, il Grande Fratello continua a essere più credibile nel raccontare la fine della storia tra Margherita e Nando perché lui, uscito dalla Casa, le ha già preferito la prima squinzia in discoteca. La sua lettera sì che era “vera”, perché la tv che racconta l’infedeltà e la torbida sessualità di uomini porci è più credibile di quella che li eleva a romanticissimi martiri.
Così il fascino perverso di Ruby che aleggia a Ballarò supera la promessa di restare assieme Per tutta la vita. Finché l’Auditel non li separi. E qui una cosa va detta: Perfetti Innamorati sarà stato da carie, ma a livello di realizzazione, confezione e regia era decisamente migliore di Adamo ed Eva (che pure a Natale ha superato i 4 milioni e il 17%, mentre lo show di ieri si è fermato a 2.927.000 telespettatori, share 10,97%).