Massimo Catalano, è morto il filosofo dell’ovvio di Quelli della Notte
Classe 1936, si è spento nella notte nella sua casa in Umbria. Era malato da tempo.
“E’ meglio fare colazione con un tozzo di pane duro e ammuffito o con pane burro e marmellata?”
E’ uno degli spunti/osservazioni/contributi che Massimo Catalano offrì al pubblico tv nel corso di quella strepitosa avventura televisiva che fu Quelli della Notte. L’amatissimo cultore del ‘lapalissismo’ televisivo è scomparso questa notte ad Amelia dopo una lunga malattia. Era rimasto vedovo nell’agosto dello scorso anno e ormai viveva da solo nella sua casa umbra. Stando a quanto riporta ilmattino.it, che ha raccolto un ricordo dell’amico Fabrizio Zampa, è stato ritrovato un bigliettino accanto al corpo con su scritto ‘affanno’. E come da sue disposizioni il corpo sarà cremato. Sembra inoltre che gli amici, Renzo Arbore in testa, stiano pensando di ricordarlo con un evento jazz, la sua grande passione.
Romano, classe 1936, Massimo Catalano approda in tv al seguito dell’amico Renzo Arbore, ma la sua grande passione è stata la musica. Musicista (e viveur nella Roma della Dolce Vita) negli anni Sessanta conosce il successo con i Flippers, gruppo in cui lui suonava la tromba e che lanciò in Italia il Cha Cha Cha. La formazione vedeva il fratello Maurizio al contrabbasso, al piano c’era un altro personaggio che sarebbe diventato ‘amico’ del pubblico tv, Franco Bracardi, al vibrafono e alle percussioni c’era Romolo Forlai e Fabrizio Zampa – altro ‘amico’ della combriccola di Arbore – alla batteria. Per un anno i Flippers annoverarono tra le proprie fila anche Lucio Dalla al clarinetto.
Il grande pubblico, però, lo ricorda nel sovraffollato salotto di Quelli della Notte, a discutere con Renato Pazzaglia, Simona Marchini, Marisa Laurito, Maurizio Ferrini (“Non lo capisco, ma mi adeguo“), Padre Scasazza (un giovanissimo Nino Frassica dispensatore di ‘nanetti’, ovvero aneddoti) di argomenti di ‘alto profilo’ culturale.
“Siamo partiti da “Deve la moglie di Cesare essere al di sopra di ogni sospetto” e siamo arrivati a “Mogli e buoi dei paesi tuoi…”,
si lamentava in una puntata il buon Pazzaglia (anche lui ormai dall’altra parte del cielo), che rivestiva nel pseudo salotto il ruolo di ‘conversatore’, colui che doveva proporre l’argomento di conversazione e quindi tenere le fila della discussione. E il contributo di Catalano poteva in questo caso essere “È molto meglio innamorarsi di una donna bella, intelligente e ricca anziché di un mostro, cretino e senza una lira”. E ancora:
“O ami o non ami. Se ami, vuol dire che ti sei innamorato di una persona. E se ti innamori, meglio innamorarsi di una persona che ti ama piuttosto che di una persona che non ti vede proprio”.
Trattasi della quintessenza della banalità da talk, ora entrata a far parte anche della retorica politica. Diciamocelo, Catalano era il perfetto archetipo di un certo tipo di animale da talk show: a me vengono in mente almeno una decina di personaggi degni eredi del Catalano di Quelli della Notte. Peccato che questi ‘eredi’ non lo facciano parodiando il costume tv italiano, ma lo facciano pensando anche di essere dei raffinati opinionisti.
Proprio in queste settimane Rai 1 sta rispolverando la tv di Arbore in L’Altra, in onda il sabato in seconda serata, riportando nelle case i momenti cult dei suoi programmi. Inutile dire che la classe di Catalano ci mancherà. Noi vi lasciamo con questa clip che mostra perfettamente l’andamento della ‘discussione salottiera’ in Quelli della Notte: il tema ‘amletico’ proposto da Pazzaglia è “Meglio nascere uomini o donne?“. Non è uguale a un talk dei nostri giorni? L’unica differenza è che ora si prendono (drammaticamente) sul serio.