Domenica (A)Live vittima del D’Ursismo, tra massimi sistemi e macchiette gay. Meglio da solo?
Nella terza puntata del reality dei burrosi, Platinette e Morelli contro la liposuzione
Proposta di una definizione di D’Ursismo: neologismo riferito a un racconto televisivo che fagocita informazione e spettacolarizzazione, alternando melodramma e tarantella in maniera incontrollata, poco credibile e scarsamente rispettosa della differenza tra i singoli registri e i rispettivi contesti d’uso.
Non di soli programmi di nicchia vive il recensore positivo. Ebbene sì, il reality dei burrosi merita una riabilitazione postuma. Contrariamente alle peggiori aspettative iniziali, Domenica Live ha concepito dalla sua costola un format che ha buonissime possibilità di camminare con le proprie gambe. In fondo, è la prima evoluzione factual del reality pienamente centrata su Canale5 (che può far tornare, così, a lavorare vecchie glorie e reduci).
E’ doverosa una premessa. E’ molto difficile, persino per lo spettatore più imparziale, “digerire” i mille cambi d’abito (anche se concretamente sono solo due) di Barbara D’Urso. Talmente difficile che, anche quando ne fa una buona, sei costretto a rinfacciarle le altre mille aberranti.
Così, la stessa D’Urso che oggi è partita con l’ennesimo tranello al Movimento 5 Stelle e un’esclusiva patetica sul post-sentenza Scazzi, ha chiuso Domenica Live nel mood che le riesce meglio: la ritmata leggerezza.
Domenica (A)live, nel suo nascere come blocco senza pretese, è girato e montato all’avanguardia (non a caso, ci risulta abbiano arruolato professionisti esterni per dedicarvisi nello specifico).
Le schede dei personal trainer sono molto accattivanti, così come le “esterne” dei concorrenti hanno alle spalle una scrittura molto solida. Ci sono dei momenti in cui i dialoghi toccano una profondità concettuale a cui la stessa D’Urso non riesce a star dietro, come se fossero qualcosa più grande di lei.
Se riporti in auge Morelli in versione Dr. Psiche e lo fai discettare sui traumi dell’inconscio legati all’aumento di peso, persino lo spettro del trash diventa invisibile. Oggi, ad esempio, c’è stato un bellissimo confronto tra Platinette e il Dr. Lorenzetti, con la prima che ha demonizzato vivamente il troppo facile ricorso alla liposuzione:
“Lei mi viene a proporre un taglio sul mio corpo? Io ho rinunciato a un intervento messo fuori legge in America per l’alto tasso di mortalità, un taglia e cuci come se non fossi capace di dominare me stesso una volta che ho preso una decisione del genere. Se ho la pelle in eccesso ci faccio le borse per andare a fare la spesa. Con me ha perso un cliente da subito. C’è chi rischia la dipendenza di farmaci. Non voglio rischiare ancora. Voglio dimostrare che è possibile farlo senza andare sotto i ferri. La mia volontà non dipende dal suo bisturi. La scienza mi dà un’opportunità e la rifiuto, sono convinto basti la forza personale. Lei non mi tenta, torni all’inferno tentatore”.
Platinette è sicuramente il personaggio più interessante, di questo esperimento come di tutti gli altri che l’hanno vista pioniera in tv con il suo anticonformismo. E’ la prima, dopo l’affaire Ascanio, a non nascondere il rischio insito in un’operazione televisiva del genere:
“Si rischia in questa situazione di essere ridicoli. Però se uno comincia a prendersi in giro… Se la prossima volta facciamo acqua gym con Sarà perché ti amo è tutto perfetto. Tutto è possibile, anche il rischio di essere dei pagliacci chissenefrega. Un pagliaccio che respira è meglio un pagliaccio che muore”.
La stessa D’Urso ha subito scongiurato ogni possibile critica alla sua credibilità:
“Non ridicolo, divertente, mai ridicolo”.
Siamo sicuri che non sia ridicolo piazzare davanti a Platinette l’aitante Christian seduto a 90°, con lo stesso Coruzzi che ammette ” di non sopportare quella posizione”? Oppure mandarle come rinforzo un Raffaello Tonon, facendo indossare a entrambi una cuffia a fiorellini con effetto crypto-gay (e i coach che paiono spogliarellisti / accompagnatori)?
Questi sono i bassi tipici del D’Ursismo (vedi sopra), quel puntare inevitabilmente al greve che finisce per oscurare i meriti complessivi di ogni suo tentativo sperimentale (che le va riconosciuto). Mentre, invece, è altissimo un Morelli che rafforza a credere in se stessi come ai tempi del Costanzo Show:
“Stiamo creando un mondo di mostri. Mi immaginavo la chirurgia estetica che curava le ustioni gravi, non che creava le persone uguali alle altre. Che sia una via per curare l’obesità l’intervento chirurgico non è vero. Quando stiamo ai confini del rapporto via-morte ci sta. Questi interventi, una volta fatti, si ritorna nella condizione precedente”.
Girava voce che il reality sul dimagrimento sarebbe continuato, con una striscia autonoma settimanale, anche una volta terminato Domenica Live. E quest’auspicio diventa sempre più realtà, visto che sarebbe uno spreco chiuderlo la prossima settimana. Anzi, gioverebbe al format proseguire senza studio e senza conduttrice, vista la forza intrinseca dei partecipanti.
Tra l’altro, qualcuno dovrebbe ricordare che anche la D’Urso non si è inventata niente. Dieci anni fa fa c’era un format, guarda caso di Maria De Filippi, chiamato Volere o volare. Tra le protagoniste Fabiana, che aveva come personal trainer Marco Castellano che la aiutava a dimagrire, in un docu-reality in pillole.
Qualcosa mi fa pensare che il reality dei burrosi ne diventerà l’erede, oltre che un programma che potremmo ritrovarci anche in prime time (dopo che Italia1 ci ha rinunciato e Canale5 ha rinunciato a riesumare la chirurgia estetica con la Marcuzzi).
Anche se il mio sogno personale resta un Da parte stai? in prima serata, con la D’Urso contro la chirurgia estetica e la Panicucci a favore.