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Rai, approvato piano industriale 2013-2015. Salta diminuzione dei direttori da 43 a 28

Ieri il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato il piano industriale 2013-2015. Ecco dettagli e cifre.

pubblicato 10 Aprile 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 19:25

Ieri il consiglio di amministrazione della Rai, presieduto da Anna Maria Tarantola, ha approvato all’unanimità il piano industriale 2013-2015 illustrato dal direttore generale Luigi Gubitosi. In una nota ufficiale si legge che sono state individuate dodici aree di intervento su cui si concentreranno i lavori: pubblicità, ricavi commerciali, ottimizzazione del palinsesto, sviluppo all news, rilancio della radio, sviluppo del web, modello e assetto produttivo, digitalizzazione, revisione processi, risorse umane, assetto immobiliare, efficienza acquisti.
C’è da segnalare che, come scrive oggi Il Giornale, non è stata esaminata la proposta che prevede la riorganizzazione interna e una diminuzione dei direttori da 43 a 28 attraverso un compattamento della governance in quattro grandi aree. Qualche settimana fa proprio Gubitosi aveva annunciato in merito:

Posso anticipare che l’organizzazione sarà semplificata, taglieremo il numero delle direzioni, sono 48 e il numero si assottiglierà almeno di una quindicina. Tengo molto alla trasparenza e a un’informazione a doppio senso, ricevo le indicazioni dai dipendenti e ricambio scrivendo ogni tre mesi a tutti i 13 mila dipendenti il commento sui risultati e sull’andamento dell’azienda

Per il resto pare si confermino le cifre che riguardano il bilancio del 2012 che la Rai si starebbe avviando a chiudere con una perdita che si aggira intorno ai 200 milioni di euro. Nei primi 9 mesi dell’anno l’azienda ha subito perdite per 184,5 milioni di euro, imputabili alla flessione dei ricavi pubblicitari e al costo dei grandi eventi sportivi. Secondo quanto scrive oggi Milano Finanza i ricavi da gennaio a settembre 2012 ammontano a circa 2 miliardi, in calo rispetto allo stesso periodo del 2011. Il trend negativo è determinato principalmente dalla contrazione del fatturato pubblicitario in diminuzione di ben 114 milioni di euro rispetto al 2011.

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