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L’Osservatorio sui Diritti dei Minori chiede la sospensione di “Ti lascio una canzone” e “Io canto”

Saranno anche programmi televisivi progettati per tutta la famiglia ma agli esperti di infanzia non calano proprio. Questa volta a scagliarsi (indistintamente è bene sottolinearlo) contro Io canto e Ti lascio una canzone è Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori nonché consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia. Marziale ha richiesto ufficialmente sia a

di marina
pubblicato 28 Settembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 12:27


Saranno anche programmi televisivi progettati per tutta la famiglia ma agli esperti di infanzia non calano proprio. Questa volta a scagliarsi (indistintamente è bene sottolinearlo) contro Io canto e Ti lascio una canzone è Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori nonché consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia. Marziale ha richiesto ufficialmente sia a Fedele Confalonieri presidente Mediaset sia a Mauro Masi direttore generale della Rai di sospendere immediatamente i due programmi televisivi per violazione del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori.

La motivazione indicata da Marziale, affidata a un comunicato stampa, è la seguente:

Il punto “e”, dell’articolo 1.2 del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori, riguardante la partecipazione dei minori alle trasmissioni televisive, contempla testualmente di “non utilizzare i minori in grottesche imitazioni degli adulti”.

Prosegue Marziale e spiega:

Nei giorni scorsi abbiamo accolto con favore le enunciazioni del dg Masi, che ha assicurato il massimo impegno nell’applicazione del Codice, garantendo la sospensione di quei programmi che trasgrediscono alle norme. Ebbene è tempo di conferire credibilità al pronunciamento, così come auspichiamo avvenga in casa Mediaset, dove Confalonieri, nel tempo, ha dimostrato più volte indubbia sensibilità.


Più dure le parole di Alessandro Pedrini direttore generale dell’Osservatorio che si sente:

Rammaricato per l’insostenibile leggerezza dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che, motu proprio, dovrebbe vigilare sulle trasgressioni ed intervenire. Le leggi ci sono e parlano chiaro, a latitare è l’applicazione.

Insomma, nei due programmi i bambini non avrebbero una propria dimensione infantile, ma scimmiotterebbero gli adulti e le loro canzoni. Già alcuni giorni fa lo Zecchino d’Oro per bocca del direttore frate Alessandro Ciaspoli aveva protestato contro l’inadeguatezza di alcuni testi di canzoni fatti cantare a bambini e ragazzini e contro queste trasmissioni che portavano i piccoli partecipanti appunto a seguire il comportamento degli adulti piuttosto che tenere conto e rispetto dell’infanzia.

In quell’occasione alcuni lettori, nei loro commenti, fecero notare che in fondo i bambini per loro natura sono portati anche a casa a scimmiottare i cantanti e a replicare le loro canzoni alla presenza dei familiari, ricevendo applausi e incoraggiamento.

Il punto, però, è che finché questo genere di spettacolino avviene in un contesto familiare o anche scolastico va bene: i bambini sono in una dimensione di gioco, non ci sono contratti da rispettare, non girano soldi e tutti ci divertiamo e ammiriamo i nostri pargoli venir su con un possibile talento. Diversa è la situazione delle due trasmissioni: i bambini lasciano da parte la dimensione gioco, sono contrattualizzati, pagati e su di loro si iniziano a investire aspettative di carriera nel mondo della tv. Potrebbe anche darsi che loro lo vivano come un gioco. Di certo il messaggio che arriva a casa, agli altri bambini, non è affatto quello di un gioco ma di una competizione mascherata da divertimento. E dove il rispetto per l’infanzia e i loro giochi viene calpestato da punti di share.

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