L’Avvenire contro Paola Perego per un’intervista a Sandra Milo pro eutanasia
La vicenda è delicata e la tratteremo con molto tatto e lucidità. Nella rubrica delle lettere al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, è giunta una segnalazione piuttosto forte contro il programma Se… a casa di Paola. Ma, forse, sarebbe meglio dire contro la sua conduttrice, Paola Perego:“Ho acceso la televisione per caso su RaiUno. Non
La vicenda è delicata e la tratteremo con molto tatto e lucidità. Nella rubrica delle lettere al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, è giunta una segnalazione piuttosto forte contro il programma Se… a casa di Paola. Ma, forse, sarebbe meglio dire contro la sua conduttrice, Paola Perego:
“Ho acceso la televisione per caso su RaiUno. Non è mia abitudine, ma in quell’occasione ho fatto bene. Una giornalista-conduttrice (?), di cui non ricordo il nome e che non conosco, stava intervistando la signora Sandra Milano (un’intervista assurda, una delle tante che continuamente vengono offerte dai media di oggi incapaci di qualsiasi elevatezza e professionalità responsabile). Ecco perché la domanda truffaldina e mistificante, riferita al fatto che tanti anni fa la signora Milo avrebbe aiutato a morire sua mamma, forse un atto di eutanasia. Non voglio giudicare Sandra Milo, ma mi ribello a come la conduttrice ha fatto la domanda: riferendosi a quell’atto lo ha definito ‘estremo atto di amore’ e, di seguito, ha anche continuato parlando di ‘aiutarla ad andare via’. Ecco come si vuole far passare l’eutanasia. Sono un infermiere, che conosce la vita, la malattia e la morte. E sono un cittadino che paga il canone. Mi chiedo se faccio bene a continuare a pagarlo”.
Posto che non dobbiamo dimenticare il contesto della polemica, ovvero un quotidiano della Santa Sede di ispirazione cattolica, il lettore specifica che non giudica tanto la scelta dell’intervistata, quanto la condotta della conduttrice. E dire che la Perego viene da tanti anni di ‘interviste forti’ a Mediaset, dunque l’esperienza non le manca. Forse, un servizio pubblico ti espone a un pizzico di delicatezza in più (tra l’altro stiamo parlando di una trasmissione registrata, su cui la Rai poteva eventualmente intervenire con tutte le responsabilità del caso). Di qui, la risposta ancora più dura del direttore di Avvenire Tarquinio:
“Sono sbalordito quanto lei. Paola Perego continua a inanellare ‘perle’ di questo tipo e la tv che le viene concesso di fare è, a mio giudizio, uno dei motivi per i quali il piccolo schermo sta diventando lo specchio deformato del Paese. Non sono sbalordito, dunque, ma condividendo i suoi sentimenti sono deluso, offeso e anche un po’ arrabbiato. Da cittadino e da telespettatori mi aspetto che gli spazi del servizio pubblico radiotelevisivo vengano usati sempre con intelligenza, rispetto e senso della realtà e della misura. Mi attendo, insomma, che ai propagandisti di sé e delle proprie personalissime opinioni non sia permesso di dilagare a piacimento. Soprattutto quando non hannoa lcun titolo per pontificare con insostenibile leggerezza su questioni delicatissime, ma sfruttano ogni occasione per entrare – senza chiedere neanche permesso – nelle case, nelle riflessioni e nei problemi degli italiani. Se gli spettatori continuano a sbarrare gli occhi davanti a quelle che lei giustamente definisce ‘mistificazioni’, spero che chi di dovere apra finalmente i suoi”.
Insomma, una mozione pesante contro la Perego, che profila un appello a provvedimenti di altro tipo. Va anche detto che, probabilmente, lo sbaglio sta a monte nell’intervistare un personaggio controverso come la Milo alle tre del pomeriggio. Stiamo parlando di una grande attrice che è sempre prodiga di rivelazioni scandalistiche e riferimenti a temi forti (ricordate ancora il ringraziamento a Mastella per l’indulto nell’ultima puntata dell’Isola? In quell’occasione fu anche consacrata come apripista in materia di diritto di famiglia e divorzio).
Probabilmente la Perego le sarà rimasta legata da un’intervista shock che la Milo le rilasciò a Buona Domenica e fece il giro della stampa che conta. Ma una conduttrice, pur empatica e dotata di libertà di parola, dovrebbe sempre mantenere un certo distacco avendo un ruolo istituzionale e una credibilità super partes agli occhi del telespettatore. Specie se la materia è delicata e andrebbe affrontata senza personalismi assolutistici (il che è effettivamente un vizio del dilagante infotainment in gonnella).