2 agosto 1980
[Posted by Nick]A 25 anni esatti da quel tragico giorno, vorrei rubare qualche minuto alla pubblica attenzione per ricordare.Ieri sera, complice la necessità di rinfrescarmi la memoria su di un evento che ha drammaticamente cambiato la nostra storia, ho rivisto in videocassetta la puntata de La notte della Repubblica (Sergio Zavoli, 1989) dedicata alla strage
[Posted by Nick]
A 25 anni esatti da quel tragico giorno, vorrei rubare qualche minuto alla pubblica attenzione per ricordare.
Ieri sera, complice la necessità di rinfrescarmi la memoria su di un evento che ha drammaticamente cambiato la nostra storia, ho rivisto in videocassetta la puntata de La notte della Repubblica (Sergio Zavoli, 1989) dedicata alla strage della Stazione di Bologna. La trasmissione è stata infatti ripubblicata da Elleu Multimedia in una serie imperdibile di videocassette, comprensive di libretto per l’approfondimento, alcuni anni fa.
Quell’inchiesta televisiva fece letteralmente scalpore per la profondità e la durezza dei temi trattati, spesso ponendo i terroristi stessi di fronte ad una fredda e immobile telecamera, faccia a faccia con la propria coscienza e i propri rimorsi, in alcuni casi mostrandoci nuovamente una fede illogica e incrollabile. Quegli stessi criminali, fattisi televisivamente uomini piccoli-piccoli, di fronte avevano un giornalista elegante e civile, tranquillo ma fermo e risoluto nella propria sete di verità e nella ferrea volontà di percorrere – sino al fondo dell’animo ferito – un percorso di redenzione o condanna intima e definitiva. Introducevano le interviste, in apertura di trasmissione, filmati d’epoca inediti e – spesso – forzosamente raccapriccianti. Un’epoca lontana e vicina, nella quale si muoveva la prima, grezza, televisione privata, agli esordi di un’immediata testimonianza filmata, grossolana, rarefatta, genuina e realmente emozionante.
Questo ho pensato ieri sera rivedendo il lungo servizio girato da Stefano Ragazzi per NTV – piccola emittente libera bolognese – nei minuti immediatamente successivi allo scoppio; un drammatico e improvvisato reportage fatto in casa, incluso doverosamente quale drammatica ‘prefazione’ alla puntata. Unicità della TV e del mestiere di operatore di un tempo, quello della spontanea artigianalità, delle imprecazioni, dei fili tra le gambe. Queste le sue parole, tratte dal sito “Sguardi”:
“Appena sono giunto in stazione lo scenario era apocalittico, sembrava la guerra. C’erano travi, sassi, macerie dappertutto. Presi la telecamera e iniziai a girare. Dopo qualche minuto non ce l’ho fatta. Quello che vedevo nell’occhio elettronico era troppo forte. Così ho prestato i primi soccorsi con i volontari che intanto affollavano la piazza”.