Marina Ricci, vaticanista del Tg5 a TvBlog: “Soddisfatta dello Speciale L’Arca Perduta. Preti pedofili? Non facciamo di tutta l’erba un fascio”
Abbiamo rivolto alcune domande a Marina Ricci, vaticanista del Tg5 e curatrice dello speciale andato in onda lunedì in seconda serata dopo Italia’s Got Talent che ha realizzato un ascolto di quasi il 19% di share. Si tratta del primo di una serie di documentari realizzati con la ORP, intitolato “L’Arca Perduta“. La Ricci parla
Abbiamo rivolto alcune domande a Marina Ricci, vaticanista del Tg5 e curatrice dello speciale andato in onda lunedì in seconda serata dopo Italia’s Got Talent che ha realizzato un ascolto di quasi il 19% di share. Si tratta del primo di una serie di documentari realizzati con la ORP, intitolato “L’Arca Perduta“. La Ricci parla di come ha realizzato il programma e risponde anche sull’attualità dei preti pedofili, argomento di cui si discutendo in tutto il mondo da alcuni mesi.
Lunedì sera è andato in onda il primo degli speciali del Tg5 realizzati in collaborazione con l’Opera Romana Pellegrinaggi. E’ soddisfatta del risultato di ascolto?
“Molto. Non solo per i numeri che sono importanti, quanto per il lavoro che ne è venuto fuori. Il mio operatore ha realizzato delle belle immagini, il consulente musicale ha scelto delle musiche appropriate e piacevoli. In più il racconto si dipanava intorno alllla festa del Timkat, che è poi la festa dell’Arca che si svolge in Etiopia, immagini poco viste in Italia. E’ stato un bel lavoro di squadra”.
Quanto tempo avete impiegato a realizzarlo?
“Abbiamo fatto 5 giorni in Etiopia in trasferta e un mese circa per il montaggio (3 giorni a settimana) e il lavoro effettivo. In Africa eravamo per così dire ‘aggrediti’ dalle cose da riprendere, in uno scenario quasi biblico, molto naturale. Se si eliminavano le macchine che passavano, sembrava di essere tornati a 8 secoli fa. Era molto emozionante e abbiamo lavorato tanto per cercare di rendere il più possibile quello vedevamo”.
Questo speciale nasce grazie all’accordo con la ORP. Come è nato?
“Si tratta di una realtà più dinamica di quello che possa sembrare nonostante l’Opera Romana Pellegrinaggi sia una struttura alquanto importante del Vicariato di Roma. Padre Cesare ne è l’amministratore delegato ed è un sacerdote del Ghana che ha una capacità non solo manageriale ma culturale. Ha visto due speciali che avevo realizzato lo scorso anno, uno su ‘Bernadette e i 150 anni di Lourdes‘ e uno su ‘Giovanni Paolo II‘ che avevano un taglio particolare. Il documentario sul Papa scomparso era un viaggio dal di dentro: la domanda di fondo era il perchè questo uomo ci avesse così tanto affascinato. Riguardo Bernadette, abbiamo parlato di Lourdes ma anche di quel santuario sito in una cittadina vicina a Parigi, dove sarebbe avvenuta un’apparizione precedente a quella di Lourdes ma che con questa ha molti punti in comune. Credo che sia piaciuto questo nostro modo di raccontare le storie.”
Abbiamo letto che Padre Cesare è sacerdote anche moderno, fan del cinema e soprattutto di Indiana Jones, che non a caso ha iniziato la saga dei film interpretati da Harrison Ford proprio con “I Predatori dell’Arca Perduta”.
“Sì anche se lui è poco predatore (ride ndr). E’ un uomo intelligente e un grande uomo di fede”.
I prossimi speciali sono “Santiago di Compostela” e “Le case di Maria”. Si sa già quando potranno andare in onda?
“Credo che il primo possa essere trasmesso a giugno e dopo l’estate quello su Maria”.
Ne sono previsti altri?
“Sì, per esempio uno sulla storia di Don Andrea Santoro, quel sacerdote che fu assassinato anni fa in Turchia, una vicenda che vorrei non fosse dimenticata e mi piacerebbe raccontare. E poi ce ne sono in ballo altri sui quali stiamo trattando. Sia l’azienda Mediaset sia Padre Cesare mi lasciano libertà di scelta sugli argomenti da trattare”.
Quanto durerà questa collaborazione con la ORP?
“Noi abbiamo messo a punto questo progetto che prevede gli speciali citati. Non è escluso che non si possa andare oltre come ha detto lo stesso Padre Cesare in conferenza stampa. Le storie non mancano”.
Cambiamo argomento e passiamo all’attualità. Da vaticanista del Tg5, qual è la sua opinione sulla vicenda dei preti pedofili e la successiva presa di posizione di Papa Benedetto XVI?
“I fatti che sono accaduti sono gravi, non si hanno parole per descriverli e io, avendo figli, capisco l’orrore e il dolore che può provare un genitore o un bambino, soprattutto se certi abusi su di lui vengono commessi da un sacerdote. E’ sempre una persona dalla quale ti aspetti tutt’altro e al quale affidi i tuoi figli, mai potresti pensare che possa arrivare a tanto. Quello che è accaduto dopo però lo trovo abbastanza ingiusto, perchè l’allora cardinale Ratzinger ha sempre rappresentato l’ala più dura nel combattere la pedofilia. Purtroppo il giornalismo moderno ha scarsa memoria, ma io mi ricordo nel 2005 la Via Crucis che Giovanni Paolo II non potè celebrare: i pezzi furono scritti dal cardinale Ratzinger e tutti si meravigliarono dei termini usati nel denunciare la ‘sporcizia della Chiesa’. L’attacco personale a lui è esagerato, così come trovo altrettanto ingiusto che vengano penalizzati 400.000 sacerdoti nel mondo. Mi spiace che vengano coinvolti in un giudizio globale quei missionari o i preti delle parrocchie italiane che curano i bambini che hanno subito abusi in famiglia, coloro che si dedicano completamente al recupero soprattutto morale e sociale di questi ragazzi”.
Quale sarebbe secondo lei una ricetta per risolvere una piaga come questa?
“Non ho ricette, sono una povera umile lavoratrice della vignetta, parafrasando ciò che disse Benedetto XVI quando si insediò come Papa (“un umile lavoratore della vigna del Signore“). Io sono una lavoratrice della vignetta, intesa come fumetto. (sorride ndr). Quello che mi dispiace è che la bandiera della ragione che viene spesso brandita con foga da alcuni venga poco utilizzata”.
Per concludere, oltre a questi speciali, prosegue con il suo lavoro al Tg5. C’è ancora qualcosa che vorrebbe fare e che non è ancora riuscita a realizzare?
“Sono una donna che ha famiglia e figli e che, facendo la giornalista deve continuamente reinventarsi. Ho passato i cinquanta, non so cosa farò, spero di avere ancora tempo per reinventarmi più volte”.
Grazie per la disponibilità e buon proseguimento di lavoro.
Michele Biondi