Il giallo e il nero, Cesare Bocci a TvBlog: “Se sono alla conduzione di questa trasmissione lo devo a Montalbano”
TvBlog intervista Cesare Bocci, nelle sue vesti di conduttore-narratore del nuovo programma crime di Rai3 Il giallo e il nero, in onda per sei puntate dal 2 marzo
Dopo 15 anni di successi nei panni del poliziotto Mimì Augello, de Il Commissario Montalbano, e altrettanti successi professionali televisivi, cinematografici e teatrali, da qualche settimana abbiamo ritrovato Cesare Bocci in una veste inedita e completamente diversa dalle precedenti. Lui però non ama definirsi ‘conduttore’, preferendo invece la parola ‘narro-attore’, che meglio descrive, a suo dire, il suo ruolo nella nuova trasmissione crime di Rai3, Il giallo e il nero.
La trasmissione, iniziata sabato 2 marzo, è arrivata al secondo appuntamento dei sei previsti, che ci faranno compagnia nelle seconde serate del sabato di Rai3 fino ai primi di aprile. Abbiamo quindi pensato di farci raccontare direttamente da Cesare come è nato questo progetto, come è stato coinvolto e cosa dobbiamo aspettarci dalle prossime puntate, scoprendo qualcosa in più sul ‘dietro le quinte’ di una trasmissione che gli amanti del genere non possono assolutamente farsi scappare.
Quando e come nasce questo programma, e soprattutto come sei stato coinvolto?
Il programma nasce dalle menti e dalle penne di due autori Rai, Sara Veneto e da Mario Sagna. Sono loro che hanno ideato il programma e sono diverse le strade che hanno portato a me, anche se la principale da seguire, in linea con il programma, è che loro due sono amanti di Montalbano ed è quindi stato facile fare prima una sorta di parallelo Montalbano – poliziotto, poi pensare a me che sono un personaggio tutto sommato rassicurante. Hanno sommato queste caratteristiche mie e professionali e hanno pensato fosse interessante che fossi io a condurre il programma. Quindi mi hanno chiamato, ci siamo incontrati, abbiamo chiacchierato, perché io volevo capire bene, visto che sarebbe stata per me la prima volta alle prese con un programma di questo tipo. Volevo anche capire come volessero strutturare il programma, che tipo di conduzione volessero fare. Da lì è poi partita questa collaborazione, che ci ha portato a questo narro-attore. Diciamo che io non conduco nulla, racconto i fatti e poi interagisco con Annamaria Di Giulio che è il nostro vicequestore. Per me questa è sì una nuova esperienza, ma la narrazione è qualcosa che fa comunque parte della mia professione. La vera e propria conduzione non so se sarei capace di farla, ma è qualcosa di sicuro molto più lontano da me.
Abbiamo cominciato a lavorare ad ottobre, e io fin da subito ho fatto presente che, dal momento che per me si trattava di una novità, mi avrebbe fatto piacere essere uno degli autori, partecipare alla stesura dei testi, e così è stato. Ora lavoro quindi con gli altri autori, con tutta la redazione, alla stesura dei testi. Questo mi dà una sicurezza maggiore quando sono in studio, e forse questo dà anche una maggiore solidità a una mia presenza nel programma.
Aver interpretato per oltre dieci anni un poliziotto in Montalbano ti ha aiutato a entrare meglio nel tuo nuovo ruolo di conduttore di un programma crime?
Sì, certo che mi ha aiutato. Naturalmente Montalbano è sempre finzione, ma lì noi ragioniamo in termini tecnico-scientifici spessissimo, perciò tanti termini e tante dinamiche interne della polizia le conoscevo già. È anche vero che noi in Montalbano la scientifica la deleghiamo sempre a qualcun altro, mentre qui ho avuto modo di entrare in contatto con i veri tecnici della scientifica, Annamaria (Di Giulio, ndr) ad esempio è a capo della Sezione Crimini Violenti, quelli che quando si verifica un fatto delittuoso vanno lì e fanno i rilevamenti scientifici e che poi elaborano tecniche e strategie di indagine. Sto imparando tanto e se sono stato facilitato in questo è soprattutto grazie a Montalbano.
Come ti sei preparato alla conduzione di un programma di questo tipo?
Abbiamo fatto tantissime riunioni, e ancora ne facciamo per la scrittura dei copioni, perché fino ad ora abbiamo registrato quattro puntate e ne mancano ancora due. Siamo stati da subito in strettissimo contatto con la polizia scientifica per sviluppare insieme gli interventi che fa Annamaria Di Giulio e poi collegarli con i lanci che faccio io, è un lavoro spalla a spalla, perché altrimenti non ce l’avremmo fatta. È molto complicato andare a cercare le novità nei vecchi casi, e in questo la polizia è fondamentale. Ci siamo preparati così, supportandoci e leggendo poi dei tomi enormi di atti processuali, perizie e controperizie.
Fin dalla prime puntate hai dimostrato grande sicurezza nel tuo nuovo impegno alla conduzione, anche se forse proprio nella primissima puntata si è colta un po’ la tua emozione, o forse del timore. Nella seconda invece, era già come se non avessi mai fatto altro. È così?
Hai visto bene, ma non si è trattato di emozione. Nella prima puntata c’è stato qualche problema di tipo legale, perché ci siamo trovati a dover modificare tante cose dopo l’intervento dello studio legale che svolge la consulenza esterna per la Rai, perché il caso, essendo abbastanza recente, poteva sollevare dei problemi. Lo studio legale, in un programma come questo, ‘vive’ con noi, andiamo avanti di pari passo, e in quella prima puntata ci siamo trovati a non poter dire tutto quello che avevamo strutturato, e questo ha creato il problema che tu hai notato.
Tra i tanti casi che hai affrontato per Il giallo e il nero, ce n’è uno che ti ha colpito particolarmente e perché?
Non uno in particolare. Tutti mi colpiscono, anche perché in Montalbano, dove di ‘ammazzatine’ si parla, è tutto fiction. Qua mi sorprendo io a trovare affascinante questo caso piuttosto che l’altro, e ancora di più pensando che sono fatti veri. Quelle che noi vediamo in trasmissione, ad esempio, sono tutte foto vere, foto che raccontano un dramma, una tragedia enorme, per una famiglia, per fidanzati, per gli amici. Ecco che perciò mi colpiscono tutti. Poi abbiamo dovuto fare una cernita, perché abbiamo ad esempio trovato casi molto belli per la narrazione, ma che magari avevano poco da ‘sfruttare’ quanto a scena del delitto, che è poi la parte che noi sfruttiamo meglio per la collaborazione con la polizia scientifica.
Quale credi sia il motivo per cui i telespettatori sono sempre affascinati dai casi di cronaca nera?
Credo perché queste cose mettono paura, creano emozioni, sorprendono. La televisione te le fa sembrare costruite, quindi ci stai. Perché se magari dovessi vederle in prima persona, scapperesti via. La tv le filtra. Poi credo che, soprattutto per quello su cui noi puntiamo e che è l’enorme salto in avanti fatto dalla scientifica negli ultimi 10-15 anni, ci sia un interesse pubblico, perché magari ove siano stati conservati dei reperti di vecchi casi allora non analizzati, oggi si potrebbe, con le nuove tecniche, assicurare alla giustizia degli assassini rimasti impuniti.
Credi che una trasmissione come questa possa davvero ‘aiutare’ le indagini? Fornire nuovi stimoli? Mi viene ad esempio in mente Chi l’ha visto, che spesso dà un aiuto nelle indagini in corso…
Chi l’ha visto fa scuola nel suo settore, visto che si occupa dei casi in diretta, ricevendo quindi informazioni in progress, durante la puntata. Loro si occupano davvero dell’attualità. È una struttura differente, noi facciamo la narrazione e l’analisi di casi vecchi, loro vanno alla ricerca di notizie fresche, tra la gente. Noi cerchiamo invece di rendere più comprensibili possibile i casi accaduti nel passato, mettendo in luce ciò che è stato fatto e ciò che si potrebbe fare ora con i nuovi strumenti a disposizione. In alcuni dei nostri casi, se si andasse a verificare, esistono ancora negli archivi i reperti o potrebbero esserci. Uno degli scopi del programma è proprio quello: riportare l’attenzione su questi casi e sensibilizzare chi di dovere perché si vada alla ricerca di un colpevole. Un messaggio che poi la nostra trasmissione vuole dare è che la polizia continua a lavorare, anche se non se ne parla più. Poi la verità è che a volte anche la polizia ha le mani legate, per via di un certo tipo di normativa che non sempre consente che quei vecchi reperti vengano conservati.
I telespettatori e soprattutto i tuoi fan si lamentano per l’orario di messa in onda della trasmissione. Pensi che un programma come Il giallo e il nero possa assicurarsi la prima serata?
C’è ad esempio Amore criminale, che dalla seconda serata è passato al prime time, quindi perché non noi? Quelle sono valutazioni della rete, dei palinsesti. Comunque è vero quello che dici, ho notato anche io che ci sono molti miei fan che vorrebbero vedere il programma magari a un orario diverso. Tu comunque hai visto le puntate, e avrai notato che soprattutto nella prima puntata c’è stata una ricostruzione del crimine molto cruenta, che magari in prima serata non avremmo potuto trasmettere. È chiaro che poi si può aggiustare il tiro, non è quello il problema. Non è una ricostruzione di un delitto, più o meno cruenta, che può determinare le sorti di un programma.
Visto che hai nominato Amore criminale, mi viene in mente una cosa. Con Luca Zingaretti immagino che dopo tanti anni ci sia un rapporto anche al di fuori dal set. Sua moglie Luisa Ranieri l’anno scorso ha condotto proprio Amore criminale. Le hai chiesto qualche consiglio, prima di accettare la conduzione o dopo?
Non ce n’è stata occasione, anche perché Luisa non lo sapeva. Però, poco prima della prima puntata de Il giallo e il nero, sono andato a vedere a teatro Luca al suo debutto a Roma, ho incontrato Luisa e le ho raccontato di questo progetto. Ci siamo quindi un po’ confrontati su questo, anche se non so se poi mi ha seguito. Tra l’altro io non avevo seguito il suo programma, quindi non mi era neanche venuto in mente di chiederle qualcosa.
Quale è la cosa fondamentale che porterai con te al termine di questa esperienza televisiva?
Alla fine di ogni lavoro, quello che porto via con me è proprio l’esperienza, che sia positiva o che sia negativa. Si dice che dall’esperienza si impara, è vero. Porto quindi via una bellissima esperienza, qualcosa che non avevo mai fatto prima, ma in cui non mi sento assolutamente fuori luogo.
Il rischio che si correva, o che almeno io da fan del Commissario Montalbano temevo, è che nel tuo ruolo di conduttore potessi richiamare troppo alla mente il tuo personaggio di Mimì Augello, ma così per fortuna non è stato…
Sì, è vero, e infatti ho cercato fin da subito di evitare e eliminare qualsiasi tipo di accostamento che si potesse fare, visto che il rischio comunque c’era. E credo di esserci riuscito.
Ti piacerebbe continuare, magari anche con nuovi progetti, l’avventura della conduzione o preferisci rimanga una parentesi e continuare a dedicarti esclusivamente alla recitazione?
Io ho sempre variato nella mia vita in genere, e non solo professionale. Ho però sempre avuto a che fare con l’arte: ho iniziato con il teatro, ho poi continuato sempre con il teatro e le luci, poi ho lavorato con la musica, come direttore tecnico e luci, continuando a fare anche l’attore. Ho poi fatto l’esperienza della televisione e del cinema, e ora mi trovo a sperimentare la televisione in un’altra maniera. Non dico mai di no ad esperienze che aggiungono qualcosa a quello che sto facendo, mi stufo di fare le stesse cose, quello sì. L’unica cosa di cui non mi stufo mai è di fare Montalbano, perché quella è davvero un’occasione unica, una perla rara.
Infatti l’unica domanda che ti avrei fatto oggi su Montalbano era proprio quella: cosa rappresenta per te Il commissario Montalbano?
Professionalmente sono cresciuto con Montalbano. Oggi, se mi vado a rivedere i vecchi episodi, vedo la mia maturazione, perché comunque Montalbano mi ha accompagnato per 15 anni, dal 1998 al 2013. E io lì vedo me stesso come attore che cresce piano piano, anche se poi non ho fatto solo quello, però lì si vede proprio la mia ‘maturazione’. A livello di popolarità Montalbano mi ha regalato tantissimo, ma anche a livello di crescita professionale, perché poi hai una visibilità maggiore e quindi ti chiamano anche per altre cose.
Recentemente ti abbiamo visto in tv nel grande successo di Volare, in un cameo riuscitissimo, quello del principe Raimondo Lanza di Trabia, che ha commosso i telespettatori, soprattutto chi conosce la storia che c’è dietro. Ti sei emozionato anche tu nell’interpretarlo?
È una delle cose che mi porterò dietro, perché nonostante sia stata una parte minuscola, un cameo, è stata di un’intensità straordinaria. Paragonato a impegni più importanti, almeno dal punto di vista temporale, questo mi ha dato una soddisfazione mille volte superiore. Ho fatto delle serie televisive o dei film che, sebbene io non rinneghi nulla, rispetto a questa parte minuscola non mi hanno dato la stessa emozione. Devo davvero ringraziare Riccardo Milani per questa occasione, e poi tra l’altro, dopo avermi voluto in Volare, mi ha voluto con lui anche nel suo nuovo film, Benvenuto Presidente, che uscirà al cinema il 21 marzo.
Che esperienza è stata lavorare in Benvenuto Presidente?
È un film comico, in cui io interpreto un politico del nord est, perciò ho cambiato dialetto, facendo un salto incredibile di dialetti in pochissimo tempo, però è stata un’esperienza davvero bella. La casualità poi è che questo film esce nello stesso periodo in cui si deve davvero cambiare Presidente nel nostro Paese, e per giunta dopo una ‘rivoluzione’ politica e sociale che stiamo vivendo in questo momento che nel film è la proprio la storia: un nuovo Presidente che sconvolge l’Italia e sconvolge la politica, che va dritto al cuore e interpreta le necessità e sa ascoltare le richieste del popolo.
Per concludere e salutarci, sai già se l’‘esperimento’ de Il giallo e il nero potrà in futuro continuare, visto che i casi ancora insoluti in Italia sono tantissimi?
Credo di sì, anche perché, senza parlare in termini di numeri e di share, quello che stiamo raccogliendo in questo periodo è un grande calore e un grande apprezzamento da parte del pubblico, di quel tipo di pubblico poi, e questo ci conforta sul fatto che ci potrà essere una nuova stagione de Il giallo o il nero. O almeno lo speriamo.
Ringraziamo Cesare Bocci per la sua gentilezza e disponibilità, dandogli appuntamento per una nuova intervista in prossimità della messa in onda degli episodi inediti de Il Commissario Montalbano, previsti per aprile su Rai1.