Un medico in famiglia, Francesca Cavallin a TvBlog: “Mio figlio Leonardo mi ha vista in tv per la prima volta e…”
TvBlog intervista l’attrice Francesca Cavallin, coprotagonista della fiction di RaiUno Un medico in famiglia 8, in onda da domenica 3 marzo.
Dopo il successo che l’ha vista assoluta protagonista in Tutta la musica del cuore, terminata la scorsa settimana, ritroviamo ora Francesca Cavallin in tv nella nuova edizione di Un medico in famiglia, come sempre nei panni della bella e simpatica Bianca Pittaluga. Un ruolo completamente diverso da quello di Angela Braschi, della quale ha vestito i panni nella precedente fiction, e che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, la versatilità di questa brava attrice.
Con Francesca abbiamo voluto analizzare l’importante risultato ottenuto da Tutta la musica del cuore, capire se sia possibile pensare a una seconda stagione e anche mettere la parola fine a qualche polemica che la stessa fiction ha sollevato nel corso delle sei puntate da parte di uno sparuto gruppo di persone, che non ha gradito l’accostamento della Regione Puglia alla parola e al tema mafia. Ma, soprattutto, abbiamo parlato di Un medico in famiglia che, nonostante le otto stagioni già prodotte e una nona in procinto di partire, ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei punti di forza di Rai Uno, tenendo incollati davanti ai televisori, nella prima puntata di domenica scorsa, oltre 7 milioni di telespettatori. Se però avrete la pazienza di leggerci sino alla fine scoprirete anche una Francesca più personale, che racconta del grande amore per suo marito Stefano Remigi e per suo figlio Leonardo, svelandoci aspetti inediti e molto teneri del suo essere moglie e mamma.
Tutta la musica del cuore ha avuto un grande successo di pubblico e tu hai dimostrato di essere in grado di vestire perfettamente il ruolo da protagonista. Ti sei rivista in tv? Sei stata soddisfatta del risultato?
Giudizi su di me non te ne posso dare, perché non sono mai completamente soddisfatta di quello che faccio. Mi fa invece molto piacere che questa fiction abbia avuto successo e vedere l’entusiasmo del pubblico. Anche per strada raccolgo dei consensi che veramente non immaginavo, la cosa mi coglie di sorpresa e ne sono felice. Ma soprattutto mi riempie il cuore che questa fiction, nella quale ho creduto fin dalla prima lettura della scenografia sceneggiatura, abbia avuto questo importante riscontro di pubblico. Soprattutto considerando che è stata mandata in onda dopo tre anni, col rischio di sembrare già vecchia. Pensa che abbiamo girato ancora in pellicola,quando ormai non si usa neanche più oggi girare le fiction in pellicola. Tre anni per una fiction sono veramente tanti. Quindi il successo è ancora più forte, perché nonostante questo c’è stata una buona risposta del pubblico italiano, grande entusiasmo. E di questo devo certamente ringraziare il produttore Luca Barbareschi, che ha avuto molto coraggio nel proporre temi di questo tipo. Mi fa molto piacere che il pubblico abbia amato la musica, questo per me era l’obiettivo, al di là degli egoismi attoriali e della soddisfazione personale. Ho creduto nel progetto perché l’ho trovato innovativo dal punto di vista del contenuto: la musica classica in prima serata mi è sembrata una sfida gigantesca. Dovrebbe essere una cosa normale per una tv pubblica, anche se non sempre è così. Poi per me la vittoria è che si è smesso di sottostimare l’intelligenza degli italiani e il gusto dei telespettatori italiani per le cose belle. Non è vero che al pubblico non interessa la storia dell’arte, la cultura, la musica classica. E questa, nel nostro piccolo, è stata una vittoria di cui vado fiera, al netto degli ascolti della fiction.
Credi ci sia la possibilità di una seconda stagione? E non temi che magari una seconda stagione possa impoverire il senso della fiction e della storia, che ha comunque avuto una degna conclusione?
Quello che ho potuto evincere da molti commenti di chi ci ha seguito è che il pubblico sarebbe contento di avere una seconda stagione, e io credo si possano trovare altre storie da raccontare, sia per quanto riguarda la musica sia per quanto riguarda altri aspetti poco narrati delle situazioni nelle scuole in Italia. Laura Ippoliti è una straordinaria sceneggiatrice e prima ancora è una grandissima insegnante, quindi queste storie le conosce davvero. Io non metterei quindi dei paletti a una seconda stagione, anche se è chiaro che questo non è un argomento di mia pertinenza. Bisogna vedere se c’è l’interesse della Rai, quali sono i programmi del produttore, quindi non saprei. Per quanto mi riguarda, la farei subito, anche solo per tornare a girare in Puglia! (ride, ndr).
Dopo la prima puntata della fiction c’è stata una piccola polemica sul fatto che si sarebbe ‘affibbiata’ a Monopoli l’etichetta di città mafiosa. Tu cosa ne pensi?
Per l’ultima puntata io, il regista e parte del cast siamo stati gentilmente invitai dal sindaco di Monopoli a tenere una conferenza stampa e a vedere l’ultima puntata anche insieme ad alcuni cittadini. E anche lì mi hanno fatto questa domanda, alla quale ho risposto: ‘La campagna elettorale è finita, di cosa dobbiamo parlare?’. Mi è davvero sembrata una strumentalizzazione da parte di alcuni esponenti politici che erano in piena campagna elettorale: quale occasione migliore per aggrapparsi ad una fiction che sta andando bene per fare polemica? E se magari la fiction non andava così bene neanche se la filavano. Questa cosa mi ha fatto anche sorridere, perché indirettamente e senza neanche volerlo anche noi siamo finiti al centro di questa bagarre della campagna elettorale. È comprensibile da una parte e molto risibile dall’altra. Poi diciamo anche che le istanze erano molto contraddittorie: perché da una parte ci accusavano di chiamare Monopoli mafiosa, dall’altra si lamentavano del fatto che il paese nella fiction era stato chiamato Montorso, per cui quando ci si autocontraddice, credo ci sia poco spazio per una discussione seria. C’è anche da dire che la malavita esiste in tutta Italia, in Veneto come in Puglia, ed è arrivato il momento di raccontarsi la verità in questo Paese e prendersi delle responsabilità, perché ormai mi pare che lo sport nazionale sia proprio quello, sollevarsi dalle responsabilità. Solo raccontandoci la verità si possono affrontare i problemi e forse risolverli.
Domenica sei tornata in tv con Un medico in famiglia. Cosa ci dobbiamo aspettare da questa nuova stagione? Quali i suoi punti caratterizzanti?
In questa stagione la famiglia Martini affronta a modo suo la crisi, con l’esproprio della casa e l’attacco di questi immobiliaristi senza scrupoli. Sono cose che si sentono anche nella vita comune, chiaramente tutto è narrato in chiave comica, come tipico di Un medico in famiglia. Di contro, anche in clinica si vedrà l’altra linea narrativa dove a causa dei tagli della Regione alla sanità – tra l’altro tema spinoso soprattutto nel Lazio – subentreranno delle persone non molto diverse da questi immobiliaristi spietati, persone che con la logica del profitto, dei numeri, rischieranno di perdersi per strada alcuni ‘pezzi umani’. E anche questo aspetto si vede nell’Italia contemporanea e quindi la gente ci si rispecchia. Certo, è trattato e raccontato tutto sempre in un certo modo, con quella connotazione divertente e comica che ormai conosciamo bene di Un medico in famiglia.
Nonostante il trascorrere del tempo e il numero di stagioni girate, Un Medico in famiglia continua ad essere un prodotto molto amato dal pubblico, la prima puntata ha addirittura superato i 7 milioni di telespettatori. Come te lo spieghi?
Intanto le trame hanno una verosimiglianza che piace al pubblico. Poi il tutto è narrato in chiave di commedia, e questo è un altro degli elementi di successo della fiction. Io ho sempre un po’ di ritegno nel parlare di Un medico in famiglia, la sento abbastanza mia, ma arrivo in corsa nelle ultime stagioni, e quindi non mi posso prendere il merito di questo successo. Bisognerebbe chiedere a Lino Banfi, a Giulio Scarpati o Margot Sikabonyi, che sono davvero l’anima della serie. Una cosa che credo sia bella di questa fiction è che fa vedere come in un momento di crisi si possa rimanere uniti, come coppia, come famiglia, e non lasciarsi, separarsi alla prima difficoltà. In questa fiction c’è questo: la solidarietà, l’aiutarsi tutti a vicenda. E questo si vedrà soprattutto in questa stagione. E non è buonismo, è pragmatismo. Io ho vissuto questo in prima persona: quando l’anno scorso io e mio marito (cosa che peraltro sanno in pochi) abbiamo deciso di sposarci, dopo dieci anni insieme e un figlio, molti ci dicevano: ‘Ma che vi sposate a fare?. Io invece vado controcorrente e credo che sposarsi in questo momento così difficile sia un valore aggiunto nella coppia, e credo che questo sia un bel messaggio che anche questa fiction dà.
In questa stagione assistiamo anche al ritorno di nonno Libero, interpretato dal grande Lino Banfi. Se non ricordo male è la prima volta, da quando anche tu sei nel cast, che lavorate insieme così a lungo. Che esperienza è stata?
Lino è fantastico. Per me è stato un onore poter lavorare con lui, avendo girato molte scene insieme. Lino con me è stato molto generoso. È bello vederlo lavorare, cerca sempre in maniera indefessa di creare, di reinventare le cose, di rendere tutto molto familiare e accessibile. Cerca sempre la verità in quello che fa e ti aiuta a trovarla, e a me piace molto, perché è lo stesso modo in cui io intendo questo lavoro. È divertente, soprattutto nei momenti più comici, ed è un onore imparare da lui, stargli accanto, ti arricchisce. Lui poi in molte scene mi ha commosso. È una persona molto cara.
Nuovo ingresso del cast è Catherine Spaak, che interpreta tua madre. Come è stato lavorare con un’attrice con la sua esperienza?
Fin dal provino con Catherine si è creato qualcosa. In un primo momento non sapevo cosa aspettarmi, anche perché la scena in cui siamo state provinate insieme era una scena di fortissimo scontro, perché i nostri personaggi all’inizio non andranno per niente d’accordo, visto che la madre di Bianca è stata una mamma sui generis, presa da se stessa e dal suo lavoro di attrice. Quel provino è stato però molto bello, è successo qualcosa in quel momento, è stato molto intenso. Poi ci siamo ritrovate sul set ed è stato bello conoscersi e – parlo anche per lei perché ce lo siamo detto – è stato un bell’incontro non solo professionale ma anche umano. Lei è una grandissima professionista, ma c’è stata anche quella valenza umana che mi ha riempito di gioia. Ancora oggi ci sentiamo, ci mandiamo dei messaggi, Catherine è molto protettiva e molto cara con me. Sono veramente felice di averla incontrata
Rispetto al ruolo ‘drammatico’ che hai avuto in Tutta la musica del cuore, in Un medico in famiglia sfoderi tutto il tuo talento ‘comico’, dimostrando di essere versatile e brava in entrambe le cose. In quali panni però ti senti più a tuo agio?
Intanto ti ringrazio, perché per me questi complimenti non sono mai scontati e mi ripagano delle mie fatiche. Poi, come dico sempre, è molto più difficile far ridere che piangere. Trovo che la comicità sia un terreno difficilissimo per un attore. C’è chi nasce coi tempi comici, e quello è un talento. Si può anche imparare, ma è diverso. Per esempio, Giulio Scarpati è un attore che ha il talento comico, fa morire dal ridere, è una persona veramente dotata da questo punto di vista e secondo me sfruttata troppo poco. Io credo di avere ancora moltissimo da imparare sulla comicità, e voglio farlo. Sono stata fortunata perché le prime cose comiche che ho fatto sono state in Un medico in famiglia avendo vicino a me attori straordinari da questo punto di vista: c’è Ugo Dighero che è bravissimo, e ho avuto la fortuna di averlo come fratello. Per questo lo ringrazierò sempre, mi ha insegnato moltissimo, è molto generoso. Quest’anno poi ho avuto Lino Banfi, e ci sono Giulio, la Grimalda, Beatrice Fazi, Cirilli, insomma sono stata proprio fortunata. Mi piace imparare, mettermi in gioco, e speriamo di continuare così. Forse naturalmente sono più portata al drammatico, però la comicità è un terreno che voglio assolutamente coltivare.
Bianca è anche una mamma, e tu sei mamma del piccolo Leonardo. Hai mai cercato di spiegare a tuo figlio questa finzione televisiva o è ancora troppo presto?
Questa intervista capita a fagiolo, perché proprio domenica Leonardo per la prima volta ha visto insieme a me una puntata di Un medico in famiglia, e credo sia stato il momento giusto. Primo, perché io e mio marito ci siamo sempre detti che Leonardo doveva percepire il lavoro della mamma come un lavoro normale. Gli abbiamo sempre voluto dare una dimensione di normalità. Secondo, abbiamo sempre ritenuto che non fosse giusto e sano per Leonardo vedermi in delle situazioni in cui non potesse ancora decifrare e capire quello che stava succedendo. Hai voglia di spiegare a un bambino di 3 o 4 anni che quello che sta vedendo in tv non è vero, vedermi in tv con dei bambini che mi chiamano mamma, vedermi baciare un uomo che non è suo padre… Quindi alla luce di questo avevamo deciso di non fargli vedere me in tv, fino a quest’anno. Ha visto anche l’ultima puntata di Tutta la musica del cuore e quindi l’abbiamo introdotto al concetto di finzione. Qui però è un pochino diverso: ci sono dei bambini, io sono una mamma, quindi ho dovuto spiegargli tutto per bene, i personaggi, la storia. Mi sono divertita perché ha capito subito che si trattava di finzione, anche perché io ero con lui e gli spiegavo tutto. Tra l’altro è stato anche divertente: mentre guardavamo Tutta la musica del cuore è andato in onda lo spot di Un medico in famiglia e lui mi dice: ‘Mamma, ma quanti film hai fatto?’. Lì ho colto la palla al balzo e gli ho detto: ‘Vedi, tesoro, quando la mamma ti dice che va a lavorare a Roma, è questo che sta facendo’. Ora che è più grande può quindi comprendere e concretizzare meglio le mie assenze, ha degli strumenti per capirlo. A settembre ha iniziato le elementari e quando le maestre gli hanno chiesto che lavoro fa la mamma, lui ha risposto ‘Mia mamma lavora a Roma e fa la ballerina. Ha una scuola di danza a Roma’. Non so come si sia inventato questa cosa! Ora almeno, dopo avermi vista in tv, non avrà più questi dubbi (ride, ndr).
Ora stai vivendo questo periodo professionale così felice e stai raccogliendo i frutti delle tue fatiche passate. Hai mai pensato però in passato di arrenderti di fronte alle difficoltà del tuo mestiere?
Tutti i giorni (ride, ndr)! Quello che mi ha spinto a continuare è stata la passione, e se non c’è quella è difficile. Poi ci sono dei momenti che sono veramente duri, è un lavoro che ti mette sempre alla prova, anche con te stessa. È un lavoro che mina in parte anche la tua autostima. Io continuo sempre a pensare di dover imparare, di dover migliorare, non si arriva mai, almeno per me è così, mi sento ancora in fieri. Che poi è anche il bello di questo mestiere, essere in continua evoluzione. Inoltre devo dire di avere la fortuna di avere un marito che ha sempre saputo spronarmi nei momenti peggiori, perché lui crede in me più di quanto io creda in me stessa. E questo è un regalo della vita.
Facciamo un piccolo gioco: fai uno spot per Un Medico in famiglia, per convincere gli indecisi a guardarlo:
“Ma veramente ancora non vi è mai capitato di vederne una puntata, all’ottava serie? Ma siete pazzi? Almeno per la curiosità di capire chi sono questi pazzi, dovete assolutamente! Guardateci!”
Per concludere la nostra intervista, abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso e dare la possibilità a due fan, scelte su una delle tante pagine Facebook a te dedicate (Il suo sorriso, Francesca Cavallin), di porti una domanda su Un medico in famiglia. Tra l’altro, in questa occasione, abbiamo scoperto che ad amarti e seguirti sono soprattutto le donne, cosa che dovrebbe essere per te motivo d’orgoglio…
Sì, mi fa davvero piacere. Intanto devo dire che sì, ho visto su Facebook le varie pagine a me dedicate, anche se non sono sul social network perché sono totalmente impedita con tutto quello che è tecnologico. Però ho visto tutto e sono molto contenta, tra l’altro ci sono dei fan che fanno anche dei video bellissimi, tenerissimi e commoventi di Lele e Bianca. E quindi sono proprio contenta.
Diamo la parola ad Angela, che chiede: In molte interviste hai dichiarato che Bianca ti sta molto simpatica e che le devi tanto. Ti sei mai riguardata in televisione in quel ruolo? Ti sei appassionata come fan alla storia d’amore tra lei e Lele?
Sì, certo che mi sono rivista, e mi sono appassionata a questa storia! Tra l’altro io adoro Giulio Scarpati e, a scanso di equivoci, lo conosce benissimo anche mio marito! Devo anche dire che mi manca tanto la prima stagione a cui ho preso parte, quella in cui è nata la storia tra Bianca e Lele. Mi piace molto Bianca, perché è una donna naturalmente seducente, non è una donna inarrivabile, è una donna pratica, contemporanea, ha le sue fragilità. E mi è piaciuto molto come ha vissuto la storia d’amore con Lele. Quindi sì, sono una grande fan della coppia!
Serena invece chiede: Bianca è nuovamente in dolce attesa. Come affronterà questa gravidanza? Come si troverà alle prese con un altro bambino?
Bianca la affronterà benissimo e per me è stata una gioia interpretare questo ruolo, perché la gravidanza ho avuto la fortuna di viverla e devo dire che fin da quando la costumista mi ha messo il famigerato cuscino mi son subito messa in posizione con le mani sopra la pancia! La costumista mi prendeva in giro dicendo ‘Tu sei pronta per il secondo figlio, eh’. Bianca mi ha dato anche questa possibilità, quella di raccontare una donna in gravidanza e come piace a me: una donna che vive questo momento in maniera molto naturale, che continua a lavorare, si dà da fare e pensa anche agli altri. Abbiamo cercato di raccontare questa gravidanza in maniera giocosa. È stato proprio bello, soprattutto nel momento in cui ho potuto prendere in braccio questo bimbo piccolissimo dopo il parto.
Ringraziamo Francesca per la sua gentilezza e infinita disponibilità, sperando di ‘ospitarla’ tra noi molto presto per i suoi prossimi impegni televisivi.