Red or Black, Scommettiamo che a prova di Amplifon. La Rai diventa Casinò e istiga al gioco d’azzardo
“Come si dice, fortunato al gioco, sfortunato in amore. Ma se vinci 100.000 euro di amore se ne può avere parecchio”. E’ la morale degna di un bordello di Las Vegas elargita da Gabriele Cirilli sui titoli di coda. Non a caso è lui, il già miracolato clone di Psy, la rivelazione di Red or
“Come si dice, fortunato al gioco, sfortunato in amore. Ma se vinci 100.000 euro di amore se ne può avere parecchio”. E’ la morale degna di un bordello di Las Vegas elargita da Gabriele Cirilli sui titoli di coda.
Non a caso è lui, il già miracolato clone di Psy, la rivelazione di Red or Black?, visto che la sua scelta “azzardata” si è rivelata in piena sintonia con un gioco d’azzardo: alla fine “Chi è Tatiana” potrebbe fare le scarpe a un conduttore vero, se non fosse per certi appunti grevemente poco istituzionali.
Il game show-evento piove su una Rai che tenta il tutto per tutto, visto che la sua sezione intrattenimento è tutta da rifare. Leone deve trovare a tutti i costi il suo Tale e quale show, che pure non è arrivato ai livelli bulgari di Italia’s got talent, così pensa di investire gran parte del budget Rai – in tempi di crisi – sul format adrenalico in cui ha creduto più di tutti. Ovvero una megaproduzione, forse la più costosa dell’intero periodo di garanzia tra costi di affitto di Cinecittà (per uno studio all’avanguardia) e l’allestimento di tante prove spettacolari, che sdogana il Casinò su RaiUno.
Quando si dice una scommessa nella scommessa, ma che stride fortemente con la linea edificante inaugurata da Sanremo 2013. Siamo passati nel giro di una settimana dal rigenerante inno al merito e da toni culturalmente distensivi a urla da stadio che non si sentivano in tv da Un due tre stalla (e in confronto il Muro di 1 contro 100 era pacato).
Soprattutto la prima parte della serata è stata farraginosa e caotica, con un Fabrizio Frizzi per lo più attonito e in imbarazzo (quando il tutto è rallentato si è ripreso), forse conscio di essere passato troppo bruscamente dal troppo vecchio Per tutta la vita al troppo veloce Red or Black, che per le sue prove non di bravura ricorda esperimenti meno ambiziosi come Un minuto per vincere e The Cube.
Red or black: le foto della prima puntata
Un format con tanta energia e nessun contenuto su RaiUno non si era mai visto, come non si era vista così prepotentemente la linea Cowell, tutta backstage, infografica e zero tempi morti. E per certi versi è un bene, se non fosse che a Red or black manca il buon compromesso tra narrazione e e innovazione trovato da SuperBrain.
Qui le prove si succedono non solo per puro caso (con montepremi regalato peggio che a Money Drop e The Winner is), ma senza un filo logico come la stessa regia dà a vedere, non riuscendo a star dietro a cani che corrono (uguali sputati all’originale inglese), atleti che volano e scommettitori che si disperano. Ci vorrebbe un monitor diviso in più parti e un montaggio più sveglio.
Il filo rosso che si può cogliere è che, se la gara dei pacchi di Affari tuoi coltiva il peccato veniale del gratta e vinci, Red or black istiga all’istinto umano più primordiale e rovinoso, quello del brivido della corsa dei cavalli. Un messaggio che, se portasse RaiUno al boom di ascolti, striderebbe fortemente con il senso del servizio pubblico. Specialmente se qualche puritano ha ritenuto diseducativa l’Isola dei famosi.
Ora, piuttosto, quale altro fronte è rimasto inesplorato nei quiz? Il brivido di togliere i soldi dal conto in banca ai concorrenti, per poi magari promettere di restituirglielo? Ah, no, quella è la vita reale.