Occhiate nervose verso gli assistenti di studio, piedi battuti a terra per attirare all’attenzione e un plateale “ma che c’è…” bisbigliato ai collaboratori. Avvio tutt’altro che semplice per Paolo Del Debbio a Dritto e rovescio nella serata in cui la trasmissione di Rete 4 è stata costretta a rinunciare alla vicinanza del pubblico per colpa dell’emergenza legata al coronavirus.
Un disagio condiviso con altri programmi, che il padrone di casaha saputo parzialmente aggirare con la platea trasferita a Roma. Difficile tuttavia coordinare i tempi, con applausi mai come stavolta chiamati a coprire un surreale senso di desolazione che però apparivano comandati e suggeriti al momento giusto.
Come se non bastasse, il collegamento con Giorgia Meloni ha mostrato per qualche minuto un ritardo di almeno quindici secondi, irritando visibilmente il conduttore che ha sfogato il proprio disappunto quando, poco dopo, anche il professor Giovanni Rezza non riusciva a relazionarsi con lo studio.
“Non sento il professore – ha avvisato Del Debbio – vedete di sistemarlo. C’è qualcuno all’audio? Come funziona stasera? Ne ho già piene le balle”.
“In questa fase abbiamo scelto di non fare alcuna polemica col Governo,nell’emergenza dobbiamo stare uniti, ma a maggior ragione mi è dispiaciuto vedere Conte dire al mondo che il problema è stata una falla nel nostro SSN”
Condividete le parole di @GiorgiaMeloni?#DrittoeRovescio pic.twitter.com/KSiUNfl9gF— Dritto e rovescio (@Drittorovescio_) February 27, 2020
A soffrire è stato soprattutto il blocco politico, privato dell’ormai celebre percezione dell’arena. Una mancanza corretta con la divisione in due parti dello schermo, i primi piani e la limitazione – per quanto possibile – dei campi larghi.
A Dritto e rovescio va pertanto riconosciuto il merito di aver aggirato le porte chiuse con un originale escamotage. Senza questo, il talk avrebbe perso il suo segno distintivo, faticando a coprire le oltre tre ore di messa in onda.