Sanremo 2013, a volte ritornano e si ripetono: gli anni non passano per ‘i figli di’ Tognazzi, Celentano, Quinn e Dominguin
La quarta serata di Sanremo 2013 riporta all’Ariston i figli di Tognazzi, Celentano, Quinn e Dominguin che condussero l’edizione 1989. E chi la dimentica…
Sanremo 2013 Quarta serata I Figli di
Fabio Fazio ha cercato di dar loro un’opportunità di riscatto 25 anni dopo e ‘i figli di’ non se la sono lasciata scappare: dotati di foglietti hanno ripetuto perfettamente quanto già fatto nel 1989, papere e disorganizzazione inclusa. Ma gli anni non sono passati del tutto invano, visto che i Quattro dell’Ave Maria hanno potuto ridere di se stessi, aiutati da Fazio che ha pensato bene di offrire ai giovani che nel 1989 non c’erano estratti scelti della loro performance.
“Siete stati troppo buoni” ha detto Tognazzi, ormai meno terrorizzato dal palco, anche se l’ansia non ha smesso di tirargli brutti scherzi. Dice, infatti, di aver preso lassativi al posto dei tranquillanti. Gli crediamo?
Come dicevamo, anche questa volta i 4 non si sono smentiti: ma del resto si è ripresentata la situazione del 1989, quando furono chiamati al’ultimo momento (non per una sostituzione specifica Quinn) e mandati sul palco senza neanche uno straccio di prova.
“Ci hanno chiamato all’ultimo momento perché l’idea era quella di fare un Sanremo diverso. E in effetti è stato molto diverso..”
“Non mi sono mai illusa, sapevo di essere lì per il cognome” confessa la Celentano che rivela che da casa arrivavano solo complimenti. “Vai avanti così, mi dicevano mamma e papà“. E conoscendoli, aggiunge Fazio, non stupisce. Li vediamo dopo il salto.
Un momento revival all’insegna dell’ironia. E meno male, il Festival impara a ridere di se stesso. Adesso aspettiamo Occhipinti e Fenech.
Sanremo 2013, a volte ritornano: riecco ‘i figli di’ Tognazzi, Celentano, Quinn e Dominguin
La quarta serata di Sanremo 2013 (scaletta e live) ha deciso di ‘ravanare’ nel torbido per omaggiare la storia del Festival: se da una parte i 14 Big celebrano la grande musica nata a Sanremo, dall’altra parte Fazio & Co. hanno deciso di riportare all’Ariston non solo vecchie glorie, ma anche di offrire un’occasione di riscatto a chi su quel palco si è letteralmente giocato una carriera. Oltre a Pippo Baudo (che non si tocca) e alla premiata coppia Rockfeller e Moreno, stasera all’Ariston ci saranno anche Gianmarco Tognazzi (figlio di Ugo), Danny Quinn (figlio di Anthony), Rosita Celentano (figlia di Adriano), e Paola Dominguin (figlia del torero Luis Miguel e sorella di Miguel Bosè), il quartetto che condusse Sanremo 1989, il primo della gestione Aragozzini. Evidentemente Fazio li ha voluto sul palco per ‘emendarli’ dal ‘peccato originale’
Chi c’era la ricorda come una delle conduzioni più ‘faticose’ (per non dire terribili) della storia del Festival. Il quartetto di facce nuove doveva servire a ‘svecchiare il Festival’ (annoso problema, eh), ma finì per far rimpiangere la liturgia di Pippo. A loro discolpa il fatto che furono lanciati sul palco più difficile della tv come agnelli sacrificali: erano giovani attori, non conduttori, e si trovarono a dover fronteggiare Sanremo e per di più in quattro: roba da folli. E dovettero contenere anche un giovane e carico Beppe Grillo che sparava a zero sui giornalisti, la giuria, la selezione dei pezzi, il pubblico, il voto da casa (tramite Totip, eh…e c’è chi oggi parla male del televoto…). Allora come oggi, no? Ma Grillo d’antan è da non perdere, dopo il salto: sembra non sia passato neanche un giorno.
Fu l’ultimo ‘Grillo’ al Festival questo del 1989. Con lui ad animare le serate c’era anche il Trio Solenghi-Marchesini-Lopez: un cast capace di far sudare freddo qualunque conduttore, figuratevi quattro giovanotti, neppure trentenni, che si ritrovarono con uno share di oltre il 60% (numeri bulgari all’epoca).
A fronte di una conduzione disastrosa, Sanremo 1989 fu una delle edizioni più ‘generose’ sotto il profilo musicale.
Vinsero Fausto Leali e Anna Oxa con Ti lascerò, mentre Almeno tu nell’universo di Mia Martini arrivò nona, ma vinse il Premio della Critica, istituito proprio per la cantante nel 1982 (fu un modo per premiare E non finisce mica il cielo) e oggi a lei intitolato. C’era anche Cosa resterà degli anni ’80, di Raf, A che servono gli Dei, di Rossana Casale, Canzoni di Mietta e Bambini di Paola Turci, che si fanno conoscere proprio in questo Festival.
Per contro troviamo Il babà è una cosa seria di Marisa Laurito e Vasco di Jovanotti, giusto per citarne un paio.
In mezzo loro, i quattro dell’Ave Maria, nel senso che solo un miracolo poteva salvarli: un miracolo che forse arriva 25 anni dopo. VI lasciamo al momento della proclamazione dei vincitori, quello solitamente più carico di pathos: chi non c’era potrà farsi un’idea della conduzione, ecco.