The Witcher, la saga di Geralt di Rivia su Netflix: la recensione
Arriva su Netflix The Witcher, la serie tv tratta dalla saga letteraria di Andrzej Sapkowski e già diventata un celebre videogioco, con al centro sempre il personaggio di Geralt of Rivia ed il suo viaggio lungo il Continente, mondo popolato da esseri mostruosi, magia e complotti
Il Continente ha finalmente aperto a tutti! Dopo un’attesa di quasi un anno e mezzo dal suo annuncio gli otto episodi della prima stagione (c’è già il rinnovo per la seconda) di The Witcher sono disponibili da oggi, 20 dicembre 2019, su Netflix. Una saga fantasy che fa proprio dell’utilizzo degli elementi di magia il suo punto di forza e che, sebbene qualcuno abbia già provato il paragone, è ben lontana dal voler tentare di agguantare lo stesso pubblico dell’altra serie fantasy più popolare del decennio che si sta concludendo, ovvero Game of Thrones. Ma andiamo con ordine.
La saga di Geralt di Rivia
The Witcher è ambientato in un mondo chiamato il Continente, nato 200mila anni prima degli eventi raccontati nella serie, dalla collisione di più dimensioni, portando numerose specie viventi a dover convivere nello stesso mondo. Una peculiarità che fa parte della saga letteraria scritta dall’autore polacco Andrzej Sapkowski nata nel 1990 e composta da due raccolte di racconti e cinque romanzi, venduti in 15 milioni di copie. Proprio da queste opere è nato anche un videogioco molto popolare distribuito dal 2007.
Al centro c’è sempre Geralt di Rivia, che nella serie tv ha il volto (ed il muscoli) di Henry Cavill. Geralt è il witcher che dà il nome alla serie: un essere umano che, da piccolo, è stato portato via dalla sua famiglia e sottoposto ad un durissimo allenamento fisico, oltre che a ricevere somministrazioni di erbe e pozioni che ne hanno mutato i sensi e fortificato il corpo, ma riducendone anche la sensibilità umana. I witcher sono stati creati dagli umani per girare lungo il Continente ed uccidere tutte quelle creature mostruose e pericolose che lo popolano, dietro ricompensa. Geralt, quindi, va dove c’è una bestia da sconfiggere e qualcuno disposto a pagarlo.
Ma gli otto episodi si focalizzano in particolare anche su altri due personaggi, che bene descrivono la natura magica e pericolosa del Continente: Cirilla (Freya Allan), principessa di Cintra, cresciuta dalla nonna, la regina Calanthe (Jodhi May), e Yennefer (Anya Chalotra), ragazza bistrattata da tutti nel suo villaggio ma che rivela avere tutte le doti di una potente maga.
Tre storie, di solitudine, fuga da nemici e riscatto, che si presentano inizialmente separate l’una dalle altre ma che, come ben sanno i fan dei libri e dei videogiochi, sono destinati ad incrociarsi già nella prima stagione. Geralt, Ciri e Yennefer saranno così i rappresentanti principali di un modo che conta innumerevoli personaggi secondari (non possiamo non citare il menestrello Ranuncolo –Joey Batey– o la maga Triss Merigold –Anna Shaffer-, entrambi vicini ai protagonisti) e da cui parte un racconto che vedrà lotta per il potere, affermazione del proprio destino ed incantesimi catturare l’attenzione del pubblico fin dal debutto.
Dai libri un mondo costruito in sette mesi
Decisamente imponente la produzione di The Witcher: dopo l’annuncio avvenuto nel maggio di due anni fa, le riprese sono iniziate solo ad ottobre 2018, per concludersi nel maggio del 2019. Quattro i Paesi in cui sono stati allestiti i numerosi set dello show: il quartiere generale è stato Budapest, in Ungheria, dove sono state girate gran parte delle scene in interno. Le location esterne, invece, si trovano in Spagna (a Gran Canaria), Austria e Polonia.
Sapkowski ha collaborato alla stesura del progetto, che vede però in Lauren Schmidt Hissrich la creatrice e showrunner di un gruppo composto da sei sceneggiatori. Proprio lei ha fornito due indicazioni molto utili per capire quale sarà la direzione intrapresa dalla serie fin dalla prima stagione.
Innanzitutto, nelle intenzioni della Schmidt Hissrich The Witcher dovrebbe avere una durata di sette stagioni: tante servirebbero per sviluppare tutti gli archi narrativi principali della saga letteraria e permettere ai protagonisti di evolvere all’interno del racconto. Un progetto che, al momento, trova Netflix dalla sua parte, avendo la piattaforma già rinnovato la serie per una seconda stagione.
L’altra indicazione è che la fonte d’ispirazione per lo show sarà esclusivamente letteraria: i videogiochi, che raccontano in realtà una vicenda differente ma con gli stessi protagonisti, non faranno da fonte per gli episodi. “Abbiamo basato gran parte del racconto sui libri”, ha spiegato l’autrice, “e fatto dei cambiamenti soprattutto per garantire ritmo al racconto ed ordinare la narrazione. Utilizzeremo ogni storia presente nei libri ed alcuni loro dialoghi perché voglio che i fan dicano ‘Oh, riconosco quella battuta’”.
L’ambizione di una serie che no, non vuole fare il nuovo GoT
L’abbiamo detto in apertura e lo ripetiamo: The Witcher non vuole proprio tentare di prendere il posto di Game of Thrones nel cuore dei telespettatori. D’altra parte, tentare di rimpiazzare una serie diventata fenomeno di un decennio sarebbe una sfida persa in partenza, ma questo obiettivo non è mai stato preso in considerazione da Netflix o dalla Schmidt Hissrich.
Con la sua componente principalmente fantasy, la presenza costante della magia in ogni episodio e l’idea di un mondo in cui più specie viventi convivono non sempre pacificamente, The Witcher offre al pubblico un’esperienza che ha un’ambizione ed un percorso propri.
Il Continente ideato da Sapkowski potrebbe però fare fatica ad emergere nei primi episodi, che invece cercano di fare ordine sull’importanza dei ruoli e sul punto di partenza dei tre protagonisti. Dal terzo episodio si inizia ad intravedere quello che The Witcher vuole diventare, ovvero una saga che è principalmente un’avventura, in un mondo tanto affascinante quanto pericoloso ma dove, grazie ad un’attenta scrittura, non ci si scorda mai della natura emozionale dei personaggi. Le battute che fanno capolino un po’ a sorpresa sono uno dei punti di forza di una serie che trova spazio anche per alleggerire un carico che, altrimenti, rischierebbe di diventare troppo pesante.
Questo non vuol dire che The Witcher non si prenda troppo sul serio: la saga resta un racconto che arriva a toccare temi legati al destino, alla ribellione contro la tradizione patriarcale ed alla necessità di ciascuno di trovare un posto nel mondo.
Un mondo da scoprire
In definitiva sì, The Witcher merita una visione, sebbene chi non sia amante del genere forse dovrebbe pensarci due volte. Lo show richiede partecipazione, concentrazione e coinvolgimento: il pubblico deve scoprire non solo il mondo in cui si muove Geralt, ma anche la sua Storia, per poter comprendere le gesta dei protagonisti.
Superata la diffidenza iniziale, non resta altro che addentrarsi nel Continente e farsi trasportare dai viaggi di Geralt, come se fossero al centro di un’antica ballata.