I Liceali 2 in autogestione: quando l’attualità è forzata
La seconda stagione dei Liceali, meno naif sul profilo registico (prima le riprese di alcune scene rasentavano l’amatorialità), ha qua e là delle lacune narrative. Nella puntata di questa sera irrompe all’improvviso l’autogestione, con repentini riferimenti alle proteste contro la riforma Gelmini che l’anno scorso (e ancora quest’anno) hanno visto tantissimi studenti scendere in piazza.La
La seconda stagione dei Liceali, meno naif sul profilo registico (prima le riprese di alcune scene rasentavano l’amatorialità), ha qua e là delle lacune narrative. Nella puntata di questa sera irrompe all’improvviso l’autogestione, con repentini riferimenti alle proteste contro la riforma Gelmini che l’anno scorso (e ancora quest’anno) hanno visto tantissimi studenti scendere in piazza.
La cosa, tuttavia, appare decisamente forzata. Il dissenso degli studenti, infatti, nasce da una semplice “rivolta” della terza A contro il professor Cicerino (Tirabassi), reo di aver sospeso tutta la classe per aver ghettizzato la nuova arrivata, Monica Morucci (Chiara Mastalli). Al di là dell’improbabile provvedimento educativo preso dall’insegnante, all’improvviso si passa da un’iniziativa individuale a una mobilitazione collettiva che approfitta strumentalmente dell’attualità.
Insomma il messaggio lanciato dai Liceali questa sera è molto simile alla deriva acritica del “non entriamo”, dell’approfittare di un delirio di massa – pur giustificatissimo nella rivendicazione dei diritti studenteschi – per fare solo i propri interessi.
Se a questo ci aggiungete l’immaturità del nuovo insegnante di fisica, impersonato da Poggio, che si erge a demagogico guru adolescenziale, non è un affresco molto realistico quello che ne vien fuori.
Fermo restando che chi scrive ha già visto (chissà come) tutta la serie, commuovendosi nei momenti più toccanti degni di un teen drama americano, i Liceali sconta una pecca di fondo: chi lo scrive non si impegna abbastanza. Forse perché consapevole dei suoi limiti di Dawson’s creek all’italiana: tutti analisti di se stessi, tutti malinconici, fondamentale incapaci di spiccare il volo dell’Auditel (in una tv di massa).