Grazie a Tutti – E il monologo in mutande del 2002
Nel presentare la prima di quattro puntate di Grazie a Tutti, ieri, citavo il famoso monologo in mutande con cui Gianni Morandi aprì la puntata del 19 ottobre 2002 di Uno di noi, che andava contro C’è posta per te di Maria De Filippi.Sembra interessante, oggi, dopo più di sette anni, riproporre una trascrizione (il
Nel presentare la prima di quattro puntate di Grazie a Tutti, ieri, citavo il famoso monologo in mutande con cui Gianni Morandi aprì la puntata del 19 ottobre 2002 di Uno di noi, che andava contro C’è posta per te di Maria De Filippi.
Sembra interessante, oggi, dopo più di sette anni, riproporre una trascrizione (il video è dopo il salto) di quel monologo e i commenti e risultati che uscirono il giorno dopo. Va detto che il monologo era nell’anteprima per volere dello stesso Morandi, che non voleva entrasse nel computo dei risultati della puntata. Morandi entra in studio – è il monologo di apertura della puntata – in mutande. Il pubblico ridacchia, applaude, intona un “Sei bellissimo”.
Non vi preoccupate, eh. Non sono impazzito. Questo è solo un esperimento scientifico. Allora. I protagonisti di questo esperimento sono tre, io, il pubblico televisivo e una macchinetta. Questa macchinetta è la macchinetta dell’Auditel. Dell’audience. Dello share.
Applausi.
Questa macchinetta misura minuto per minuto quanti spettatori sono davanti alla televisione e cosa stanno guardando in quel momento. Pensate che tutte le mattine, verso le dieci, persone importanti, presentatori, attori, cantanti, direttori di rete, politici, ministri sono lì che aspettano il responso di questa macchinetta.
Come sarà andata? Mi avranno visto? In quanti? Ho vinto? Ho perso? Sono piaciuto? Non sono piaciuto?
Urla del pubblico.
Proviamo… No ma è un esperimento serio questo, eh.
Proviamo a immaginare cosa sta dicendo in questo momento la macchinetta dell’Auditel. Probabilmente, la macchinetta dell’Auditel sta dicendo che Morandi in mutande sta facendo un grande ascolto. Ma non perché è Morandi, eh, perché è in mutande. Normale.
Applausi.
E sapete invece cosa sto pensando io adesso? Che se mi tolgo anche… no no no, non vi preoccupate, non lo faccio. Se mi dovessi togliere anche le (urlo dal pubblico: “Nudo”)… mutande la macchinetta sale, sale, sale, fa un picco d’ascolto altissimo. E non sale certo perché io abbia dei metodi artistici, insomma… Morandi nudo non è arte, anzi… Non ho neanche il fisico di Brad Pitt, di George Cloney, di questi, insomma.
Se mi tolgo queste qua (qualcuno dal pubblico grida: “Fallo!”), di sicuro perdo la faccia, mi cacciano dalla RAI, chiudo la carriera, magari mi mettono anche dentro. Però vinco la gara degli ascolti.
La cosa che mi fa desistere…
Applausi
Sto pensando però che a casa c’è mia madre che mi guarda, i miei figli, quelli grandi, mia moglie, quello piccolino, Pietro che va all’asilo, tutti che lo prendono in giro, io… io lo giuro, non lo faccio, mi vergogno. E provo anche pudore. E il pudore non va d’accordo con la macchinetta dell’Auditel. Quindi, ve lo dimostro.
Seconda parte dell’esperimento. Incomincio a rivestirmi.
Allora qui scommetto che l’Auditel comincia a scendere. mi rimetto la camicia e qui perdiamo subito un punto, un punto e mezzo, qualcosa del genere. Sapete cos’è un punto? Più o meno un punto è una persona ogni cento che cambia canale. Dieci ogni mille, cento ogni diecimila, mille ogni centomila, diecimila ogni milione e via di seguito. Mi metto i pantaloni e qui proprio scendiamo.
A questo punto Morandi canta una canzone mentre si riveste.
E qui vi assicuro che abbiamo perso tutto quello che avevamo guadagnato prima.
Io non so se veramente ho reso l’idea di quel che volevo fare.
Io non volevo mettere a nudo me stesso: io volevo mettere a nudo un meccanismo e adesso possiamo cominciare, dimenticandoci della macchinetta dell’Auditel e ricordandoci di noi stessi.
Per scoprire come andò – TvBlog non esisteva ancora – ci facciamo aiutare da internet. Ecco quello che scriveva Repubblica il giorno seguente:
ianni Morandi torna a vincere la sfida degli ascolti del sabato sera: ieri Uno di noi è stato visto da 6.466.000 spettatori (31,82%) contro i 6.287.000 (29.17%) di C’è posta per te con Maria De Filippi su Canale 5. Morandi ha cominciato la puntata di ieri in mutande, per ironizzare sul buongusto e sui trucchi per far alzare gli ascolti, dopo la sconfitta della scorsa puntata. Ma il picco di ascolto del varietà di RaiUno si è avuto alle 21.48 mentre Morandi cantava, e non nel monologo in mutande: nove milioni 902 mila spettatori, il secondo picco più alto negli ascolti dei programmi del sabato sera dal 1997. Lo share più alto è stato raggiunto invece alle 0.48 quando il programma concorrente C’è posta per te era già terminato: su RaiUno in quel momento erano sintonizzati il 53,35% degli spettatori.
Del Noce, allora direttore di rete, commentò così:
Questa provocazione farà parlare per anni perché mette il dito su quello che è un discorso sempre aperto ma mai affrontato: a che limite bisogna arrivare per fare audience? Mi è sembrato un bel modo per dare un messaggio, per far riflettere su certi argomenti e sui limiti che anche la tv deve imporsi.
Di Uno di noi si celebrarono i funerali anticipati la settimana prima. Morandi, a sua volta, commentò così la serata, il suo esperimento, i risultati:
E’ incredibile come si possa discutere una settimana su un piccolo dato che corrisponde a 1 o 2 punti share e invece la gara dell’Auditel è proprio così: la concorrenza è fortissima e lo sarà ogni settimana di più.
Quanto al monologo iniziale,ho voluto assolutamente che rimanesse nell’Anteprima per non farlo entrare in nessun modo nella media degli ascolti del programma vero, e comunque era solo una provocazione per ricordare a tutti, e anche a me stesso, che a volte la gara ti porta a dimenticare la qualità delle cose che proponi. Con Lorella Cuccarini, Paola Cortellesi e tutto il gruppo di lavoro cercheremo di non dimenticarlo mai: e ora mi rimetto al lavoro per la quinta puntata.
Riproporre tutto questo oggi pare avere un senso, giacché il tema ascolti non è certo cambiato, e le cose hanno – televisivamente parlando – preso una piega che si può definire una deriva, o forse un riflusso di quanto accadeva già allora. A dirla tutta, ecco, sembra che non siano passati sette anni ma un giorno.