Too Old To Die Young su Prime Video la miniserie di Nicolas Winding Refn che rompe gli schemi
10 episodi dalla lunga durata come un unico flusso di coscienza poi suddiviso in capitoli
Tutto è dilatato in Too Old to Die Young, il tempo, i dialoghi, la durata. La miniserie distribuita oggi su Amazon Prime Video è un’opera d’arte prima che una produzione a episodi. Un esercizio narrativo di Nicolas Winding Refn regista di tutti gli episodi e sceneggiatore insieme a Ed Brubaker.
Una provocazione, una rottura delle regole che si riflette anche nella scelta di presentare a Cannes il quarto e il quinto episodio e di lasciarli per le eventuali recensioni in anteprima. L’anima profonda dell’appassionato seriale ribolle davanti a queste libertà creative. La serialità è un linguaggio ben definito, un racconto costruito puntata dopo puntata che mal si concilia con Too Old To Die Young.
Proprio per questo Too Old To Die Young va guardata con un altro spirito, con gli occhi del cinefilo, con quelli dell’appassionato d’arte, che si sofferma sui particolari, sulle scene visivamente ricche, sugli inseguimenti su un’ auto elettrica, sulla musica. La lentezza esasperante dei dialoghi, dei movimenti, dello sviluppo di questa serie rimanda a un universo diverso rispetto a quello seriale contemporaneo.
Refn rompe gli schemi e attraversa gli schermi come fece David Lynch con Twin Peaks, non a caso esaltato con la versione degli anni ’90 quando la serialità era ferma a una struttura procedurale ripetitiva, più controverso e contrastato nel seguito contemporaneo rapportandosi con una realtà delle serie tv nel frattempo completamente rivoluzionata.
“Ho sviluppato questo racconto come se fosse un flusso di coscienza continuo” ha spiegato Refn raccontando come la libertà concessa dallo streaming gli ha permesso di creare puntate di durata diversa spesso più vicine ai 90 minuti, quasi come se fosse un unico film spezzato a piacimento ma con ciascun episodio capace di avere una sua vita indipendente. Da qui la scelta di presentare il quarto e il quinto episodio.
“Durante il montaggio senza i vincoli temporali, ho potuto decidere quando volevo fermare ogni episodio“, Refn conferma quindi la rottura di ogni concetto seriale. Non ha scritto una miniserie ma un lungo film poi suddiviso. Un ribaltamento di prospettiva non indifferente e che rende più interessante la visione di questo progetto che è da considerare un’esperienza diversa rispetto a quella di una serie tv o di una miniserie.
In tutto questo Too Old To Die Young è la storia di Martin (Miles Teller) un poliziotto che ha una doppia vita e lavora come killer nei meandri più oscuri di Los Angeles tra cartelli della droga, mafia russa e criminalità di ogni tipo, piccola o grande. Sotto l’ala protettiva di un ex agente FBI diventato vigilante, Viggo (John Hawkes) Martin prova a riscattarsi dal ruolo nella morte del collega poliziotto, uccidendo i peggiori criminali che riesce a trovare.
Martin è il personaggio che fa da collante a tutte le diverse anime della serie, un uomo moralmente complicato e tormentato, in cui il confine tra bene e male tende a scomparire.
Too Old To Die Young è una serie da provare, difficile da consigliare o meno proprio perchè è un prodotto diverso da tutto quello che è in circolazione e diverso dal senso stesso di una serie o di una miniserie. Un prodotto che può essere odiato o diventare un cult ma che sicuramente resterà nella storia delle produzioni seriali.