L’Aria che tira e il pullman che prende fuoco in diretta. Abuso e limiti della realtà aumentata
A L’Aria che tira la vicenda di San Donato Milanese viene raccontata con la proiezione in realtà aumentata di un bus in fiamme. Supporto informativo o semplice show?
Una delle poche novità dei talk televisivi è rappresentata dall’innesto della realtà aumentata. Niente di clamoroso, ci mancherebbe, ma comunque un modo per rendere più curioso e suggestivo il racconto.
A L’Aria che tira la pratica è frequente, quasi inflazionata. Con questo metodo infatti vengono a più riprese esposti in primo piano orario e nome della trasmissione. Non solo, a volte si aggiungono le sagome dei politici del giorno, che puntualmente danno il là a dibattiti e discussioni in studio.
Giovedì però la prima pagina non poteva che spettare alla vicenda di San Donato Milanese, con bus che trasportava 51 studenti dirottato e poi incendiato, per fortuna senza vittime. Storia che ha convinto la regia a riproporre pure qui la proiezione virtuale in movimento, con un pullman avvolto da fiamme altissime.
Nessuno scandalo, lecito tuttavia domandarsi quali siano i principi e soprattutto i limiti della realtà aumentata. Offrire un supporto grafico, o piuttosto rendere più spettacolare il contesto?
Di certo l’episodio non ha fornito informazioni ulteriori allo spettatore, al contrario sorpreso e spiazzato. Se i tanto criticati plastici di Porta a Porta perlomeno offrivano un senso di orientamento al pubblico a casa, con tanto di ricostruzione della casa di Cogne o dell’abitazione di Avetrana, in questo caso non si comprende la reale utilità di un supporto scenico oggettivamente abusato.