La tv non è il teatro. Il monologo di Montanini gela lo studio di Del Debbio
Giorgio Montanini protagonista di un monologo sulla prostituzione a Dritto e rovescio. Il pubblico non applaude mai e Del Debbio lo interrompe anzitempo. Il problema non è l’attore, piuttosto il contesto scelto
Meno di cinque minuti. Il tempo per vivere persino da casa l’imbarazzo e il gelo di una platea che non applaude mai, se non una volta in maniera tiepida. Tre anni e mezzo dopo la breve parentesi a Ballarò, Giorgio Montanini ci ricasca e torna a recitare un monologo all’interno di un talk politico.
La destinazione stavolta è Dritto e rovescio che, passata la mezzanotte, gli dà campo libero sul tema della prostituzione. Lo stand-up comedian marchigiano ripropone un testo già noto a chi lo segue da anni nei teatri di tutta Italia, ma che assume tono e peso diversissimi nel programma di Retequattro.
Da divoratore del pubblico, Montanini subisce l’effetto opposto e si ritrova ostaggio di uno studio che vede la presenza, tra gli altri, di Luigi Amicone e Salvo Veneziano del primo Grande Fratello. Strada in salita fin dall’inizio, insomma.
Quando Paolo Del Debbio lo introduce, le aspettative del conduttore appaiono altissime: “Abbiamo chiesto ad un attore di raccontarci a modo suo il tema della prostituzione anche per tirarci su lo spirito”. L’entusiasmo del padrone di casa però dura pochissimo ed è proprio Del Debbio ad intervenire anzitempo, dando la percezione di uno sketch tagliato: “Va bene, va bene. Grazie”.
Montanini prova a scherzare:
“Ti sei pentito di avermi invitato eh, un pentimento in diretta!”.
Il problema non è Montanini, piuttosto il contesto scelto. Se a Nemico Pubblico era la televisione a bussare alla sua porta (seppur in maniera filtrata), qui va in scena il processo inverso, con il comico che si ritrova a fare i conti con un pubblico che non lo aveva cercato e che, probabilmente, manco sapeva chi fosse.
Montanini non è tipo da copertine, né tantomeno da incursioni sporadiche. Gnocchi, Crozza, Hendel giocano su un altro campo. Con lui occorrono tempo, spirito di riflessione e soprattutto la giusta predisposizione delle ‘vittime’ di turno.
Un anno e mezzo fa si verificò un precedente simile, con gli autori de Le Iene che gli affidarono l’appendice del programma in onda a ridosso dell’una di notte.
Pregiudizio Universale – come il diretto interessato rivelò a Radio 24 – venne costruito su di lui: “Nacque per me, mi vennero a vedere a teatro, erano contentissimi della mia performance, applaudirono i miei monologhi e mi chiesero di poterli rifare in tv”. L’avventura si interruppe tuttavia il 30 ottobre 2017, in seguito ad un intervento dedicato alla vicenda Weinstein.
La storia che si ripete.