Sex Education, Gillian Anderson è la ciliegina su questa divertente e provocatoria nuova serie Netflix
Recensione in anteprima dei primi 5 episodi di Sex Education una serie tv consigliata a chi ha la mente aperta per accoglierla. Provare per credere.
Si può parlare di sess0 senza limitazioni e banalità, raccontando magari il mondo degli adolescenti con uno sguardo privo di giudizi e pregiudizi?
La risposta è si se arrivi dall’Inghilterra e se a ospitarti è una piattaforma come Netflix. Da venerdì 11 gennaio nel catalogo della piattaforma in tutti i paesi in cui è presente, arriva Sex Education, serie inglese creata da un’autrice emergente Laurie Nunn che affida a Gillian Anderson il ruolo di irriverente mamma chioccia di un gruppo di giovani attori. Tra questi Asa Butterfield che a 21 anni può già essere considerato un veterano vista la lunga carriera alle spalle, tra cui l’esperienza in Hugo Cabret di Martin Scorsese.
Sex Education, la trama
Asa Butterfield è Otis Thompson adolescente figlio di Jean (Gillian Anderson), sessuologa e terapeuta, libera e senza freni inibitori, che vorrebbe il figlio fosse più simile a lei, disposto a parlare apertamente di sess0 senza pudori e inibizioni. Otis però è l’esatto opposto. Ha un rapporto complicato con il suo pene e vorrebbe che la madre fosse più riservata nel suo lavoro e nel suo rapporto con gli altri. Ncuti Gatwa è Eric, il miglior amico di Otis, gay dichiarato, sfrontato ma sempre in cerca di conferme da parte degli altri.
Maeve (Emma Mackay) è la classica cattiva ragazza della scuola, o almeno questo è il ruolo che gli altri le hanno ritagliato addosso. Quando Maeve scopre che il timido e vergine Otis, grazie all’ambiente in cui è cresciuto, è un esperto di psicologia sessuale, decide di sfruttare le sue qualità per aiutare gli altri (e guadagnarci). Attraverso gli altri Otis proverà a scoprire i misteri della sessualità e imparerà a conoscere se stesso.
Sex Education: perchè è una ventata d’aria fresca da non perdere
Piacevole, divertente, sfrontata ma anche intelligente e sicuramente ben costruita: Sex Education è la sorpresa inaspettata di questo inizio 2019. E per Netflix non poteva esserci modo migliore per aprile un nuovo anno seriale.
Immersa in uno scenario quasi da favola, in una piccola cittadina del Galles, Sex Education è l’esatto opposto di una storia per bambini, piuttosto è uno schiaffo in faccia agli stanchi spettatori troppo spesso abituati a dinamiche statiche. Una serie che risveglia dal torpore, cui rischiavamo di precipitare, a colpi di situazioni divertenti, di dialoghi che vanno dritti al punto senza troppi giri di parole. Attenzione però, non è una serie da prendere alla leggera, attraverso la chiave ironica affronta tematiche attuali come l’omofobia, l’accettazione di se stessi e del proprio corpo, le dinamiche di gruppo, il cyber bullismo.
Sex Education inserisce i personaggi in situazioni ridicole, porta lo spettatore a ridere di e con loro, finchè pian piano non cambia registro: il ridicolo ha un substrato più serio e dietro ogni singola situazione c’è un contesto che va approfondito e analizzato. Dietro un atteggiamento da bullo cosa si nasconde? dietro la voglia di mostrare una foto scabrosa quali insicurezze si nascondono?
Gillian Anderson è una donna matura, capace di sedurre semplicemente con la voce, sessuologa disinibita, ma anche mamma chioccia del figlio adolescente che vede pian piano sfuggirgli dalle mani, incapace di proteggerlo e aiutarlo a scoprire se stesso e la sua sessualità. Il suo personaggio diventa una sorta di saggio protettore dei ragazzi protagonisti, che le rubano decisamente la scena. A partire da Asa Butterfield le cui espressioni segnano lo scorre degli episodi e i suoi diversi stati d’animo.
Sex Education è una serie moderna, figlia dei tempi frenetici in cui viviamo, dei social, delle mani sempre sugli smartphone, di Instagram e della necessità di condividere che contribuisce a creare un muro di finzione dietro cui si nascondono individui fragili e umanamente più complessi di quanto un hasthag possa raccontare. Una serie tv “instagrammabile” ma che è più forte dei meme che inevitabilmente genererà.
Sex Education è la prova empirica che è possibile raccontare il mondo degli adolescenti, realizzare una serie tv pop, contemporanea senza scadere nella banalità, senza inseguire modelli precostituiti. Basta una mente libera, una scrittura fluida e soprattutto essere inglesi.
Dio salvi la Regina e gli sceneggiatori britannici.