Freedom – Oltre il confine, se l’autoreferenzialità prevale sulla divulgazione
Continua il rinnovamento di Rete4 con un programma di divulgazione storica, scientifica e archeologica.
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21.35
“Inizia un nuovo programma, ma per molti di noi inizia una nuova vita”. Un Roberto Giacobbo già al massimo dell’enfasi esordisce così su Rete4, avvertendo: “Mi prendo solo un minuto per ringraziare le persone con le quali ho lavorato”. E via con tutte le testate che hanno ripreso il suo passaggio a Mediaset. Autoreferenzialità a gogò.
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21.39
Giacobbo ringrazia il CNR e le istituzioni per averlo aiutato nella ricerca dell’obelisco perduto.
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21.41
Giacobbo incontra lo studioso Salvatore Piro: lui ha l’incarico di andare a indagare in Senato sull’obelisco. Il divulgatore invece investigherà sui testi antichi.
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21.47
“Non cambiate canale!”;”Vieni, Omar!”: per ora la metatelevisione ha la meglio sulla divulgazione scientifica.
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22.00
Il divulgatore è ora nei sotterranei del Senato alla ricerca di un’antica colonna.
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22.05
Rilevazioni con il georadar al di sotto del Senato, che viene ancora una volta ringraziato con il CNR. Basta, abbiamo capito.
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22.12
Questa parentesi alla “A sua immagine” ce la potevano risparmiare …
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22.44
“E dopo a questa esperienza penserò a cosa raccontare alle mie figlie una volta tornato a casa”. Per nulla egocentrico.
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23.11
“Che serata importante, emozionante, chissà se vi piacerà”. Giacobbo sembra ancora ragionare come un vicedirettore di Rai2.
La premessa è d’obbligo: all’interno della rivoluzione editoriale che sta interessando Rete4, ben vengano programmi di divulgazione scientifica, storica e archeologica come Freedom – Oltre il confine, il nuovo programma che ha visto l’esordio su Rete4 di Roberto Giacobbo dopo i fasti di Stargate su La7 e soprattutto Voyager su Rai2, con la parentesi da vicedirettore del canale.
Rete4 in questa fase è zeppa di talk show spesso costruiti sulla chiacchiera, sul nulla, una svolta che poco sta piacendo al pubblico della rete e non a caso si sta pensando di tornare ai programmi urlati di Paolo Del Debbio, accusato velatamente di aver favorito i partiti populisti con le sue trasmissioni.
Così questo Freedom – Oltre il confine rappresenta una boccata d’ossigeno rispetto al resto della programmazione: Roberto Giacobbo ci guida alla scoperta di un obelisco perduto a Roma, si avventura in un’esperienza mozzafiato (in tutti i sensi) su un’altissima piramide in Messico, per finire tra le miniere di ferro dell’isola dell’Elba.
I servizi sono parecchio interessanti, ma il programma presenta una grossa sbavatura: l’ego smisurato di Giacobbo. Il divulgatore inizia la trasmissione passando in rassegna (stampa) le testate che avevano parlato del suo passaggio a Mediaset, nemmeno fosse Piero Angela. E non è che l’ego venga arginato nel corso delle sue avventure: Giacobbo si chiede “cosa racconterò alle mie figlie quando sarò tornato a casa” a Teotihuacan e si augura che il programma possa piacere al pubblico, ragionando ancora come il vicedirettore di Rai2.
Di fronte a questo autocompiacimento, agli auguri del vicario di Roma (perchè?) e ai ringraziamenti ai “nostri” minatori che ci hanno fornito il ferro (che fa tanto i “nostri marò”), il contenuto – molto ben curato – sembra scendere in secondo piano rispetto alla forma. Ed è davvero un peccato.
Freedom – Oltre il confine, anticipazioni puntata 20 dicembre 2018
Roberto Giacobbo debutta stasera alle 21.20 su Rete4 con Freedom – Oltre il confine, primo di otto appuntamenti in onda in prima serata. Il giornalista ha ideato il nuovo programma della rete diretta da Sebastiano Lombardi per proporre divulgazione storica, scientifica ed archeologica.
Roberto Giacobbo approda a Mediaset ritrovando il proprio inconfondibile stile: un approccio diretto e pop alla divulgazione, fatto di presenza sul campo, incontri con i testimoni dei fatti, grandi personaggi e tante domande. “Domande per le quali ancora non esiste risposta” – dice Giacobbo – “Perché conoscenza è curiosità e viaggio. Mai dogma indiscutibile“.
Qualche esempio dello stile con cui Freedom tratta i suoi temi. Davvero il 14esimo obelisco di Roma è sepolto sotto il Senato? La guardia scelta del Faraone poteva essere composta dagli antichi sardi, arrivati in Egitto più di 3.000 anni fa? La penicillina è stata scoperta dal Premio Nobel Alexander Fleming o da un italiano?
Il team di Giacobbo ha visitato Messico, Stati Uniti, Egitto. E poi Roma, Venezia, Napoli, insieme a Sardegna, Isola d’Elba ed altre location sorprendenti, sia reali che virtuali.
Grazie alle migliori tecnologie di ripresa disponibili sul mercato, all’uso della realtà aumentata e interviste dirette che diventano dialogo vivo – la narrazione di Freedom è così ricca e coinvolgente da far sentire lo spettatore dentro l’arte, dentro l’archeologia, dentro la storia.
Un’esperienza intensa, che “non ha niente da invidiare al grande schermo”, aggiunge Giacobbo. Il programma, infatti, sperimenta un nuovo modello produttivo, ipertecnologico, agile e spontaneo, che utilizza macchine da presa e lenti cinematografiche configurate per ottenere il massimo dei dettagli in 4K e la più ampia gamma di sfumature del reale possibili.
In Freedom, lo studio della luce e la cura della fotografia sono al servizio della realtà, per raccontare «senza filtri e senza costruzioni artificiali le emozioni vissute in ogni momento», spiega Giacobbo.
Di fatto, una vera e propria sfida per i professionisti dell’immagine che collaborano alla realizzazione del programma. Il risultato offre sequenze spettacolari, colori vividi, punti di vista originali, impiegati per esaltare le bellezze del Pianeta, visualizzare il passato ed immaginare il futuro.
Ogni scena di Freedom è ripresa con almeno cinque telecamere diverse, tutte in 4K, ed un drone. L’intento è mostrare non solo il punto di vista di Giacobbo e della sua troupe, ma accompagnare lo spettatore sul set di ripresa, come se fosse presente sulla scena.
In alcuni casi, i siti archeologici sono stati riprodotti virtualmente, usando scanner 3D a laser o attraverso la costruzione di modelli a nuvole di punti.
Inoltre, Freedom adotta grafiche che utilizzano un font ad alta leggibilità per i dislessici: una forma di attenzione verso gli spettatori appassionati di divulgazione, in particolare i più giovani, che vivono questa peculiarità.
Il carattere tipografico EasyReading, infatti, riesce a superare le barriere di lettura grazie ad alcune particolarità che permettono ai dislessici (nel mondo sono 700 milioni) di leggere rapidamente o ridurre di molto i tempi di lettura.
Il font – che debutta in TV con Freedom – è ibrido, essenziale e frutto di 10 anni di studi da parte di un team torinese capitanato da Federico Alfonsetti. È composto da 811 glifi (lettere, numeri, accenti, simboli, punteggiatura) e presenta lettere con grazie (serif) e senza grazie (sans-serif). Il design delle lettere con grazie dedicate, utili a prevenire lo scambio percettivo tra lettere simili per forma, ha permesso di determinare spazi calibrati capaci di contrastare l’effetto dell’affollamento percettivo e quindi dare maggior respiro alla lettura.
Tra le altre curiosità di Freedom, che viene trasmesso dal Centro Palatino di Roma, il fatto che Roberto Giacobbo compaia su un monitor di sei metri, da dove – caso unico nel panorama televisivo italiano – pone domande a ospiti ed esperti senza essere fisicamente presente in studio.
Ogni puntata, infine, viene riproposta il sabato successivo alla messa in onda, alle ore 15.30: Freedom – DayTime, questo il titolo, offre una sintesi di quanto trasmesso in prima serata, ma arricchito di contenuti inediti.
Freedom – Oltre il confine è un programma di Roberto Giacobbo, scritto con Irene Bellini, Valeria Botta, Massimo Fraticelli, Maurizio Gianotti e Marco Zamparelli. Alla regia, Francesco Anzalone e Paolo Parisotto.