Il Clan dei Camorristi: Daniele Russo è Nicola Sorrentino – l’intervista di TvBlog
TvBlog intervista l’attore Daniele Russo uno dei protagonisti della fiction Taodue Il clan dei camorristi. Interpreta il politico Nicola Sorrentino
Torna domani sera, alle 21.10 su Canale 5, Il Clan dei Camorristi, con la terza delle otto puntate previste. Uno degli aspetti centrali della fiction è senza dubbio lo stretto rapporto che si instaura tra camorra e politica, che si concretizza a volte in semplice connivenza di quest’ultima, se non in un vero e proprio scambio di favori reciproci. Nelle prossime puntate questo aspetto sarà sempre più evidente, con la scalata al successo del personaggio di Nicola Sorrentino, rampante avvocato e presto politico di spicco, che grazie alla collaborazione con O’Malese riuscirà nella sua scalata al successo.
A tale proposito abbiamo fatto una chiacchierata con l’attore che interpreta Sorrentino, Daniele Russo, attore con grandissima esperienza teatrale che spera ora di proseguire la sua carriera televisiva, dopo l’impegno nel Clan dei camorristi. Daniele ci ha raccontato il suo personaggio, quale sarà la sua evoluzione nella trama e le sue aspirazioni artistiche.
In queste settimane ti abbiamo ritrovato ne Il Clan dei Camorristi. Raccontaci il tuo personaggio.
Il mio personaggio è Nicola Sorrentino, un giovane rampante avvocato senza scrupoli, avido di potere e guarda caso con una grande “vocazione” per la politica. In effetti è uno dei tanti che tappezzerà le nostre città con la sua bella faccia in vista delle prossime elezioni, prototipo della classe politica che ci governa bellamente in questo paese. Se poi il suo cognome invece che “di Sorrento” diventasse “di Cosenza”, chi verrebbe fuori?
Quale sarà il suo ruolo all’interno della storia?
Così come all’interno del gruppo armato della camorra ci sono cambiamenti e ribaltoni, così anche i loro referenti/colleghi del magico mondo della politica collusa devono per forza di cose essere sostituiti quando gli obiettivi ed i piani non sono più condivisi o quando qualcuno va lasciato indietro. Nello specifico, il nostro “eroe” riesce sin dalle prime battute a capire su quale cavallo scommettere ed instaura un ottimo rapporto di fiducia e scambio con il Malese quando quest’ultimo è ancora soltanto un soldato della camorra. Tale rapporto perdurerà nel tempo e quando il Malese prenderà il comando il suo referente politico sarà proprio Sorrentino. Ma quello del Malese, come tutti i “regni” mafiosi, è effimero, mentre il mio personaggio è abituato a cadere in piedi. Quanto durerà questo binomio?
Credi che il rapporto politica – camorra sia stato ben delineato nella fiction?
Credo che un prodotto frutto di fantasia come una fiction, un film o un libro debbano o comunque possano talvolta superare la realtà, ma sull’argomento politica-malavita organizzata difficilmente ci riuscirà mai qualcuno, neanche un genio visionario sotto effetto di droghe psichedeliche! Troppo radicati e storici ormai sono in questo paese i rapporti tra stato e “parastato”. Quindi, per rispondere alla tua domanda, per quello che ci è dato sapere, presumere o immaginare direi di sì, perché già vedere parlare ministri, onorevoli, e camorristi alla stessa tavola dandosi del tu e chiamandosi per nome è di per sè aberrante!
Non credi che esista ancora lo stereotipo che un attore napoletano debba per forza interpretare sempre e solo fiction sulla camorra?
Purtroppo parrebbe di sì. È la vittoria dello stereotipo contro studio e/o talento! Il cinema e la televisione italiana sono un pò fermi perché mancano di coraggio. Autori, registi ed attori bravi credo ce ne siano molti, talvolta nascosti, fin troppo bene, ma in un periodo di crisi per tutto il settore culturale italiano è più facile fare la cosa più ovvia e “sicura”. A nessuno più, o comunque a pochi, piace rischiare o, forse, non ce lo si può più permettere.
Negli ultimi anni le fiction su mafia, camorra, ndrangheta, sull’onda del successo del genere, si sono moltiplicate. Non c’è il rischio di essere ripetitivi? In cosa si differenzia Il Clan dei Camorristi da altri prodotti dello stesso genere?
Pensa che già nella domanda parli di mafia, camorra, ndrangheta e dimentichi sacra corona unita e altri gruppi di “bravi ragazzi”. Il rischio di essere ripetitivi è annullato dalla fantasiosa abbondanza di associazioni criminali che fanno la storia e gestiscono le sorti del nostro Paese. Certo, gira e rigira si tratta di persone prive di scrupoli il cui piccolo mondo gravita tutto intorno a droga, soldi, potere e morti ammazzati. Ma le psicologie e le vicissitudini che muovono queste persone e le conducono al potere sono diverse quindi quando hai, come nel caso del Clan, un buon gruppo di sceneggiatori e dei registi attenti il risultato sarà sempre diverso e plausibilmente buono.
Secondo te perché questa fiction riscuote successo?
Ne capisco di gusti e tendenze del pubblico in materia televisiva quanto di trigonometria applicata alla fisica! Scherzi a parte, credo che la qualità paghi sempre! Il pubblico viene troppo spesso e facilmente etichettato come passivo e distratto, ma in realtà sa riconoscere una cosa fatta bene da una fatta e basta. Qui gli ingredienti per un buon successo c’erano tutti, a partire dalla storia fino ad arrivare all’ottimo cast! E poi trovo che Alessandro ed Alexis abbiano fatto un grandissimo lavoro!
C’è anche la polemica sul fatto che le fiction sulla malavita tendano a idealizzare o mitizzare i ‘cattivi’. Tu cosa ne pensi? È così anche per Il Clan?
Inutile fare falsi moralismi. Se volessimo ragionare così dovremmo rinunciare a decine di capolavori che sono stati girati nel tempo. Siamo cresciuti, almeno io, vedendo Il Padrino, Quei bravi ragazzi, Gli Intoccabili, Serpico, Carlito’s way e mi fermo perché potrei andare avanti ad libitum. Io conosco a memoria questi film ed ho tifato sempre per i cattivi, da Carlito Brigante ad Henry Hill, eppure non ho mai ucciso nessuno. Credo che l’immedesimazione nella parte del cattivo sia immediata nello spettatore ma dura il tempo delle canoniche due ore nelle quali vive avventure che non gli appartengono e, si spera, non gli apparterranno mai. È il fascino che il mondo criminale esercita sulle persone “normali” quando sanno che è solo finzione. Anche se fortemente ispirata alla realtà. In ogni caso, credo che ci voglia sempre un punto di vista critico quando si affrontano temi del genere in fiction o film, sia da parte di chi li realizza sia di chi li osserva. Se poi un ragazzino appena visto un film o una puntata del Clan esce di casa e pensa di formare una sua piccola gang per emulare questi personaggi credo che sia un problema da ricercare più a fondo del fatto, già di per sè gravissimo, che è stato “abbandonato” davanti ad un televisore. Non so se sia vero o se è una leggenda metropolitana ma da piccolo sentii dire che un bambino convinto di essere Superman indossò il mantello rosso e si gettò dalla finestra…
Partendo dal presupposto che nel tuo lavoro non si finisce mai di imparare, lavorando su questo set c’è qualcosa di nuovo che hai imparato e che ti servirà in futuro?
Assolutamente si, anche perché non avevo grosse esperienze di televisione e relazionarsi con un mezzo del genere con continuità è affascinante e strano, soprattutto per chi viene dal teatro ed è abituato a conoscere in diretta le reazioni del pubblico. Inoltre portare un personaggio avanti ed indietro nel tempo in un arco temporale di circa 15 anni è molto complesso ed è una cosa alla quale in futuro, se mi dovesse capitare un’altra serie così lunga (speriamo…), sicuramente mi dedicherei ancora di più. Per girare lo stesso giorno due scene che avvengono a distanza di 10 anni devi avere piena padronanza del personaggio e non è assolutamente semplice.
C’è qualcuno dei colleghi con cui hai legato in particolar modo? E hai qualche aneddoto del set da raccontarci?
È stata un’esperienza molto stimolante anche dal punto di vista umano tanto che non mi riesce di pensare a una persona in particolare sia nel cast artistico che in quello tecnico. Tra l’altro noi attori ci conoscevamo quasi tutti già da tempo e con molti di loro avevo già avuto il piacere di recitare insieme in teatro. Una cosa molto divertente è successa un giorno alla masseria del Malese quando dovevamo girare una scena con alle spalle delle bufale che tornavano nel recinto. Beh, in un cast con tanti attori bravi e professionali a fare le bizze da “dive” ci hanno pensato loro, le bufale! Dopo il primo ciak hanno iniziato a scappare per tutta la campagna e non avevano nessuna intenzione di rientrare nonostante i contadini le inseguissero dappertutto con i forconi! Inutile dire che c’era nel cast qualcuno che scappava con la paura di essere travolto. Sembrava di essere a Pamplona!
Oltre alle partecipazioni in prodotti televisivi, hai alle spalle tantissimo teatro. Credi che nel tuo lavoro si possa prescindere da questo tipo di preparazione, cioè dal palcoscenico teatrale?
Sarò breve: no! O meglio, in un paese come il nostro dove può capitare che vai a dormire ad esempio come infermiere e ti risvegli, per caso o per scelta, talvolta per errore, come attore tutto è possibile. Ma per come la vedo io la preparazione è indispensabile e quella che può darti il teatro resta insuperabile.
C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare in una fiction?
Hai molto spazio? Infiniti sono i personaggi che amerei fare come attore, vuoi che sia una fiction, un film o uno spettacolo teatrale. Di sicuro non mi piace ripetermi e affrontare personaggi simili tra loro, cosa che almeno in teatro ho sempre cercato di evitare. Il bello di questo mestiere, e quello che maggiormente ti fa crescere, sta proprio nel fatto che puoi diventare ogni volta qualcuno di diverso e che non ha nulla a che fare con te. Anche sbagliando semmai, ma re-inventandoti e divertendoti sempre.
Dopo Il Clan dove potremo rivederti?
Me lo domando anch’io! Al momento sicuramente in teatro visto che sono in tournèe con un testo molto intenso ed emozionante che è Ricorda con Rabbia di John Osborne per la regia di Luciano Melchionna, dove condivido la scena con tre straordinari attori che sono Stefania Rocca, Angela De Matteo e Marco Mario De Notaris. Qui ad esempio interpreto un giovane arrabbiato, depresso e, soprattutto, velleitario che se la prende, a ragion veduta, con la società in cui viviamo le sue ingiustizie e la sua monotonia ma che non riesce a spronare per uscire da questo torpore neanche le persone a lui più vicine. Attualmente siamo in scena a Torino e continueremo a girare fino ad inizio Aprile quando saremo a Roma al Teatro Ambra Jovinelli.