Home Ballarò Berlusconi a Ballarò: Floris ha la pazienza dello scacchista, il Cavaliere attacca, arrocca e resta in Zugzwang

Berlusconi a Ballarò: Floris ha la pazienza dello scacchista, il Cavaliere attacca, arrocca e resta in Zugzwang

Se a Servizio Pubblico c’era la tauromachia, a Ballarò c’è stata una partita a scacchi.

pubblicato 5 Febbraio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 21:43

Una partita a scacchi. Questa è la metafora del finale di puntata di Ballarò, con Giovanni Floris che fa il suo dovere di giornalista con Silvio Berlusconi ospite.

Pure in uno studio col pubblico, che valorizza il giornalismo e le domande, che aggira le risposte scontate, già sentite in mille altre occasioni, e che mette giustamente alla prova l’intervistato. Il sorrisetto finale di Berlusconi non inganni: se con Santoro e Travaglio il Cavaliere era riuscito a buttar la corrida in commedia, questa sera, in una messa in scena senza tanti fronzoli (un testa a testa in studio, con il giornalista a contenere gli applausi da una parte e dall’altra), pur sfoderando la sua capacità comunicativa che gli consente spesso di sfuggire al punto della questione, era molto meno felice di essere in quella situazione. E lo ha dimostrato più volte, come un giocatore di scacchi in zugzwang.

Giovanni Floris

Zugzwang è una parola tedesca che significa obbligato a muovere. Negli scacchi, indica una particolare situazione di gioco: uno dei due giocatori si trova nella situazione paradossale di dover muovere per forza (proprio come in un’intervista botta-risposta, dopo la domanda deve seguire la risposta) e di non avere buone mosse da fare: qualunque cosa faccia, subisce una perdita che lo porterà in svantaggio.

E’ quel che è capitato stasera. Floris aveva studiato il personaggio, l’avversario. E gli aveva concesso il vantaggio del tratto.

Berlusconi ha “aperto” da manuale: le prime mosse erano quelle che si potevano prevedere. L’ex premier ha provato a fare il brillante e poi ha sciorinato il repertorio consueto di argomentazioni ben note (dai bambini da salvare all’università delle libertà); Floris lo ha lasciato fare ha contrapposto all’avversario un gioco simmetrico (la terminologia scacchistica calza a pennello), lasciando presagire una patta a lungo termine.

Ma poi è arrivato l’attacco, con una mossa brillante, di quelle che gli scacchisti segnano con il punto esclamativo. Dopo la serie di domande precise, puntuali e brevi, ecco che quando Berlusconi spalanca la difesa spiegando come intende recuperare il gettito dell’Imu dopo averla non solo abolita ma anche rimborsata, Floris sfodera il servizio che smentisce punto per punto la versione del Cav.

Da qui, ecco che Berlusconi deve ripiegare in difesa: qualunque mossa, infatti, è diventata prevedibile non solo nel “match” fra i due contententi, ma anche agli occhi dello spettatore.

Dall’accusa «economisti di sinistra», trita e ritrita, alla storiella degli alleati che impediscono le riforme, è tutto un ripiegamento all’indietro mentre Floris abbandona la tattica attendista e si butta all’attacco, costringendo Berlusconi a un loop ripetitivo di mosse forzate non buone (magistrale il finale, con le domande sugli alleati, che sono sempre gli stessi, e Berlusconi che non molla ma che sa di non aver più la possibilità di giocare per vincere).

Non è affatto detto che una partita a scacchi sia meno interessante di una corrida. Per averne la conferma, toccherà aspettare gli ascolti di domani.

Intanto, non si può che considerare che Floris abbia messo in campo un ottimo servizio pubblico.

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