Aldo Serena a Blogo: “I telecronisti con troppo ego, la mia voce e il futuro incerto”
Leggi l’intervista di Blogo all’ex calciatore da anni seconda voce nelle telecronache di calcio di Mediaset
“Non sovrapporsi alla prima voce. Essere sintetico, a complemento delle immagini e a quello che dice la prima voce“.
Queste le (apparentemente) semplici linee guida che deve seguire chi svolge il ruolo di seconda voce nelle telecronache di calcio. Ad enunciarle è Aldo Serena nell’intervista rilasciata a Blogo, nella quale conferma di essere serafico, pacato, diretto e misurato, proprio come mostra di essere in tv. L’ex calciatore dal 1994 affianca i telecronisti Mediaset nel racconto delle partite di calcio, tra Serie A e coppe internazionali, ed è oggi una delle seconde voci più apprezzate nella tv italiana. Sabato prossimo, non a caso, sarà a Kiev con Sandro Piccinini (leggi l’intervista esclusiva di Blogo) per la finale di Champions League tra Real Madrid e Liverpool che Canale 5 trasmetterà in diretta.
Serve attenzione, studio e cercare di capire i meccanismi televisivi. Nelle mie prime telecronache telecronisti come Piccinini e Longhi mi hanno aiutato; anche il regista Poppi Bonici mi ha dato consigli molto utili.
Durante le cronache consulta i social e/o il cellulare oppure si isola?
Completamente isolato. Vedo che alcuni miei telecronisti sono collegati sui social, mentre io no. Cerco di mantenere la concentrazione su quello che vedo in campo.
Finita la partita, va sui social?
Il giorno dopo riguardo la partita e cerco sui social i commenti di alcune persone come l’ex arbitro Marelli che su Twitter (@LucaMarelli72) valuta gli episodi arbitrali più dubbi. Spesso siamo concordi e mi rassicura, ma a volte mi ha fatto capire anche di aver sbagliato.
Il giorno dopo la partita riascolta la sua telecronaca?
I primi tempi lo facevo, adesso no, mi limito a riguardare la partita.
C’è stata una partita più difficile delle altre da commentare in particolare?
La finale a Manchester tra Milan e Juventus nel 2003 fu complicata perché c’erano due squadre italiane; la tensione era enorme, gli ascolti furono top. Mentana portò il Tg5 a Manchester, io e il povero Alberto D’Aguanno, giornalista fantastico scomparso alcuni fa, siamo rimasti in collegamento dalle 14 alle 20. E poi sono andato a fare la telecronaca. Fu faticoso anche per questo.
Come si comporta con critiche, in particolare quelle di essere di parte?
Avendo giocato in varie squadre, penso col tempo di aver assunto una imparzialità. Alcuni sui social non sono d’accordo, il tifoso vorrebbe sempre sentirsi dire quello che pensa lui, ma il tifoso per definizione è di parte. Il fatto che le accuse siano trasversali rispetto alle squadre in cui ho militato, mi fa pensare che faccio bene il mio mestiere.
Come si prepara la telecronaca di una partita?
Ormai ho assunto dei riti che compio soprattutto per i grandi match con certosina attenzione. Oltre a studiare in maniera approfondita i numeri dei giocatori e le questioni tattiche, in camera d’albergo verbalizzo in solitudine ad alta voce, come fosse una prova generale.
Qualche tempo fa Aldo Grasso lamentò che “in 90 e più minuti non c’è stato un solo attimo di silenzio per percepire l’atmosfera del campo”. È vero che il ritmo nelle telecronache di oggi è troppo incalzante?
La telecronaca nel tempo è cambiata moltissimo e lo ha fatto in relazione agli utenti. In alcuni momenti la telecronaca va sostenuta perché ci sono pause o partite lente che non danno brividi ed emozioni. Anche se bisogna sempre mantenere il livello della realtà: non si può fare una telecronaca di finzione. E a volte le partite vanno da sole, essendo talmente veloci e rapide. In quel caso è meglio limitarsi a dare spunti tattici e lasciare andare le partite da sole.
Lei avverte la tendenza di telecronache che non danno respiro allo spettatore o no?
Noto che nella televisione moderna c’è un ego sviluppato e quindi può capitare che ci sia un’esuberanza eccessiva da parte del telecronista, che porta il proprio io davanti alla partita. Invece la partita è l’oggetto, chi la racconta deve stare sempre un passo indietro.
Qualche esempio di esuberanza ed egocentrismo me lo fa?
No (ride, Ndr).
Sandro Piccinini a Blogo ha dichiarato: “Io ormai ho una specie di matrimonio di fatto con Aldo Serena, da più di 20 anni. Siamo amici ed è molto importante anche l’affiatamento fuori dal campo. Mi trovo bene con tutti, ma con Aldo sono legato anche dal punto di vista affettivo”.
A me fa molto piacere. Io sono cresciuto con Sandro. Ho smesso di giocare nel 1993; nel 1994 Ettore Rognoni, capo dello sport di Mediaset, mi chiamò per provare una collaborazione di questo tipo. Sulla mia strada ho trovato un professionista esemplare, una persona che cerca la sincronia e il legame con la seconda voce. Mai nelle intenzioni di Sandro c’è voler essere preponderante, ma cerca sempre di creare un prodotto perfetto per l’utente. Questo mi ha fatto crescere molto.
Le sarà capitato di affrontare una telecronaca con un collega meno in sintonia con lei…
Ho lavorato con molti telecronisti… Il discorso è che c’è chi puntata sulla propria dialettica e crea una contrapposizione con il collega per cercare di arrivare in anticipo sui concetti tattici durante la partita, una sfida a chi è più bravo. Invece chi fa della volontà di trovare un’intesa quanto più possibile armonica con il ritmo della partita fa la cosa giusta.
Ha lavorato sulla sua voce?
Essendo cosciente della mia voce non certamente radiofonica, nel pre-gara mi divertivo a chiedere al regista di farmi un filtro alla Nando Gazzola o alla Arnoldo Foà.
La sua voce però è un marchio di fabbrica, ormai.
Me la tengo, anche perché non posso cambiarla (ride, Ndr). Sulla dizione, invece, si può lavorare.
Lo ha fatto?
Un po’ sì, quando ero a Milano avevo più facilità. Da 8 anni vivo in Veneto, dove la gente parla con la cadenza e spesso in dialetto. Per questo motivo adesso cerco di concentrarmi maggiormente facendo degli esercizi prima della partita per cercare di pulirmi da quell’accento.
Il pronostico su Real Madrid-Liverpool.
Il pronostico è a favore del Real, ma i tre attaccanti del Liverpool, Salah, Firmino e Mané sono fantastici, in 5 minuti possono ribaltare la partita. Quindi, anche se gli inglesi hanno una qualità difensiva molto bassa, punto qualcosina in più sul Liverpool.
La migliore seconda voce della tv italiana qual è?
Beppe Bergomi.
Piccinini probabilmente lascerà dopo l’estate. Lei continuerà a fare le telecronache?
Non so cosa succederà. Sono legato a Mediaset…
Che non ha i diritti per trasmettere partite di calcio dopo i Mondiali…
Per il momento è così. Staremo a vedere. Il mio orizzonte è il Mondiale.
Lei comunque è dell’idea di continuare con la carriera di commentatore?
Se ci saranno delle proposte, le valuterò.
Non ce ne sono ad oggi?
No.
Molti anni fa a Controcampo l’allora dirigente del Milan Adriano Galliani minacciò di non farla mai più apparire su Mediaset. Quelle parole non mi sembra si siano concretizzate…
Nessuno mi ha telefonato, da Mediaset nessuno mi ha detto nulla, tre giorni dopo quell’episodio ho fatto per Mediaset la telecronaca di Dinamo Kiev-Juventus.
Insomma, dopo quelle parole di Galliani non successe nulla.
A quanto mi risulta, sì. È sempre stato uno stile di vita mia quello di andare per la mia strada. Se trovo controversie, poi le affronto.
Il rapporto con Galliani, che per qualche tempo è stato anche dirigente di Mediaset Premium, lo ha ricucito?
Ho sempre salutato tutti con cortesia. Galliani è stato anche dirigente al Milan qualche tempo prima di quell’epsiodio… In questi anni l’ho incrociato, io in studio, lui ospite in collegamento e gli ho sempre rivolto le domande di rito come faccio con tutti gli altri.
Per chiudere pensiamo al futuro: se immagino Aldo Serena seconda voce delle partite di Champions trasmesse il prossimo anno in chiaro dalla Rai… immagino bene o male?
Lei può immaginare quello che vuole (ride, Ndr) Io non lo so cosa farò. Il mio orizzonte è il Mondiale.
Meglio commentare le partite in chiaro o sulla pay tv?
Non mi pongo il problema, adesso…