Home Notizie Non è la Rai: l’Argentina è in crisi economica? La tv di Stato regala il campionato in chiaro a tutti i telespettatori…

Non è la Rai: l’Argentina è in crisi economica? La tv di Stato regala il campionato in chiaro a tutti i telespettatori…

C’è un mondo, lontano sì, ma non certamente a cavallo di Giove, dove il calcio in televisione può essere ritenuto sacrificabile a favore della condizione economica del Paese. In Argentina, nello specifico, la Federcalcio aveva deciso lo stop del campionato per fronteggiare la grave situazione finanziaria in cui versavano i singoli club calcistici. Cos’è accaduto

17 Agosto 2009 15:35

Calcio argentinoC’è un mondo, lontano sì, ma non certamente a cavallo di Giove, dove il calcio in televisione può essere ritenuto sacrificabile a favore della condizione economica del Paese. In Argentina, nello specifico, la Federcalcio aveva deciso lo stop del campionato per fronteggiare la grave situazione finanziaria in cui versavano i singoli club calcistici. Cos’è accaduto a questo punto? Il governo di Cristina Fernandez Kirchner ha deciso, molto saggiamente, di acquistare i diritti televisivi permettendo così alla televisione pubblica Canal 7 (l’equivalente della nostra Rai) di trasmettere le partite.

Immaginiamo qui una situazione del genere, con la Federcalcio italiana risoluta a sospendere le partite per la gravissima crisi economica dei club. A quel punto ecco arrivare il governo di Silvio Berlusconi, il quale oltre ad essere Premier, risulterebbe però anche essere il presidente del Milan e il proprietario di Mediaset, nonché acerrimo rivale di Sky, piattaforma che in questo momento, e per antonomasia, detiene i diritti televisivi delle partite dal campionato. Da qui uno stallo esplosivo, in cui l’unico uomo che potrebbe prendere in mano la situazione per il bene di tutti, si muoverebbe, invece, per il proprio unico vantaggio, assegnando, semmai, le partite a Canale 5, o direttamente al Digitale Terrestre, in barba alla televisione pubblica. Scenario impossibile, insomma. Quasi ridicolo.

La storia argentina ci insegna che qualche volta l’unione può fare la forza, se non altro per il bene dei cittadini, dei tifosi e quindi dei telespettatori. Vale la pena ricordare – come si legge dalle pagine de Il Riformista – che le venti squadre della prima divisione hanno accumulato un debito di circa 130 milioni di euro. Solo le imposte non pagate allo Stato ammontano a 55 milioni di euro. Tanti giocatori, poi, non ricevono da tempo stipendi e premi partita. E’ ovvio: tutte le parti avranno di che guadagnare ma questo, al singolo cittadino che potrà assistere alle partite gratuitamente e in santa pace, non deve riguardare.