Home Enrico Mentana Brigatisti in tv, Mentana difende Atlantide: “Ricordare vuol dire anche sentire le loro voci”

Brigatisti in tv, Mentana difende Atlantide: “Ricordare vuol dire anche sentire le loro voci”

Nel giorno del quarantennale dalla strage di via Fani, il capo della polizia Franco Gabrielli critica la presenza dei brigatisti in tv. Replica di Mentana, che difende Atlantide: “Se si ricorda solo chi ha vinto, non si capisce cos’è successo”

pubblicato 17 Marzo 2018 aggiornato 1 Settembre 2020 02:05

Nel giorno dei quarant’anni dal rapimento di Aldo Moro e dall’uccisione dei cinque componenti della sua scorta, l’Italia si è fermata per ricordare. Tanti gli speciali in tv, partiti già ad inizio settimana con il doppio speciale di Atlantide che con Andrea Purgatori ha ripercorso i cinquantacinque giorni intercorsi tra la strage di via Fani e l’esecuzione del presidente della Democrazia Cristiana.

E proprio contro questo appuntamento, pur senza citarlo apertamente, si è scagliato il Capo della Polizia Franco Gabrielli, indignato per le ricostruzioni offerte dai brigatisti coinvolti nella vicenda.

Credo sia un oltraggio a noi, ma soprattutto a chi ha dato la vita e il sangue a questo Paese”, ha denunciato Gabrielli. “C’è rammarico per una sorta di perverso ribaltamento in cui si confondono i ruoli e le posizioni. I brigatisti erano delinquenti due volte. Non solo uccidevano, rapinavano e privavano persone agli affetti di mogli, figli, padri e madri, ma cercavano in una logica di morte di sovvertire le istituzioni democratiche del Paese”.

Nelle ore successive è stato lo stesso Purgatori a motivare la scelta stilistica del programma, con un post pubblicato sull’Huffington Post:

Non è stata una scelta facile quella di averli rimessi al loro posto nei luoghi e negli appuntamenti sanguinosi di quegli anni. Ma è stata una scelta convinta. Primo. Perché del male di quella stagione sono stati i protagonisti. Secondo. Perché le loro testimonianze hanno contribuito a comprendere una volta di più quanto fosse insensato il sogno rivoluzionario della lotta armata e il prezzo pagato dalle vittime. Terzo. Perché il gelo delle analisi politiche, persino i loro tecnicismi militari, li hanno inchiodati con le loro stesse parole alla follia dei delitti di cui si sono resi responsabili”.

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Una difesa rinvigorita da Enrico Mentana nell’edizione delle 20 del Tg La7:

“Le parole del Capo della Polizia non sono inattese, sono legittime e comprensibili, davanti per di più ai familiari delle vittime di via Fani. Però ricostruire storicamente vuol dire sentire anche le voci di chi ha procurato quella terribile stagione di morte, capire come sia stato possibile che nella società siano nati gruppi terroristici. Perché se ci limitiamo a ricordare che siamo dalla parte giusta e che ha vinto lo Stato, si fa sicuramente un’opera di consolidamento delle istituzioni, ma non si capisce cosa sia successo. Del resto, lo ricordo senza polemica, molti terroristi di allora sono fuori grazie alla legislazione premiale che fu decisa dai parlamenti per  riuscire a vincere definitivamente la sfida col terrorismo. Ma va ricordato pacatamente; nelle parole di Gabrielli ci sono concetti impossibili da non condividere”.

Precisazioni firmate Mentana, ma pronunciate probabilmente a nome dell’intera azienda.

Enrico Mentana