The Following, il thriller letterario di Kevin Williamson che sfida per audacia le serie della tv via cavo
The Following ha uno stile letterario: personaggi forti, eroi ed antagonisti, per una serie tv generalista che fa l’occhiolino al pubblico della tv via cavo
“The Following” si regge su due Kevin: il primo, Kevin Williamson, è lo sceneggiatore dalla doppia anima. In tv ha emozionato folle di adolescenti con serie tv come “Dawson’s creek” e “The Vampire Diaries”, mentre al cinema ha sfogato la sua anima horror scrivendo film come “So cosa hai fatto” e, sopratutto, creando la saga di “Scream”.
Quando la Fox ha approvato il suo progetto seriale, un thriller che esplorasse la lotta tra un agente dell’Fbi ed un assassino da lui catturato anni prima, Williamson deve essere stato al settimo cielo. Aveva la possibilità di far combinare in un unica produzione il suo impegno in televisione e la sua passione per il genere cinematografico che lo aveva reso famoso.
Per fare in modo che “The Following” diventasse un serie chiacchierata e potenzialmente di successo, erano necessario alcuni fattori. Tra questi, un protagonista capace di far diventare lo show un evento ancora prima di essere trasmesso. Così entra in gioco il secondo Kevin, ovvero Kevin Bacon.
The Following
Convinto dalla moglie Kyra Sedgwick (che di tv se ne intende, essendo stata per sette anni la protagonista di “The Closer”), l’attore solitamente restìo a lavorare sul piccolo schermo accetta di partecipare al pilot. Con queste premesse, lunedì sera la Fox ha mandato in onda la prima puntata di “The Following”, confermando le aspettative del pubblico e la capacità di Williamson di saper scrivere storie ad alta tensione.
Come detto, c’è un agente dell’Fbi, Ryan Hardy (Bacon), che da tempo si è ritirato dalla professione, dopo aver catturato il serial killer Joe Carroll (James Purefoy, “Roma”), professore universitario con l’ossessione per Edgar Allan Poe e la sua poetica. La serie, però, parte da quella che di solito è la fine di un qualsiasi thriller, ovvero la cattura del criminale.
Senza anticipare troppo (la serie tv andrà in onda, dal 4 febbraio, sia su Premium Crime che su SkyUno, mentre dal 2 febbraio sarà disponibile su Premium Play), “The Following” ruota intorno a queste due figure: l’assassino furbo e spietato, e l’agente dell’Fbi che si è rovinato la vita proprio mentre lo cercava. Uno scontro che non propone nulla di nuovo, classico, così come “The Following” potrebbe finire tra i classici delle serie tv.
Fin dal pilot, gli elementi per diventare un successo ci sono tutti (al di là degli ascolti, con i 10,3 milioni ed il 3.1 di rating nella fascia 18-49 anni): il tormento del protagonista, eroe borderline che viene messo di fronte ai propri errori, viene alimentato dalla sfrontatezza con cui l’avversario è riuscito a creare, in prigione, una rete di seguaci, serial killer come lui pronti ad eseguire ogni suo ordine ed a proteggersi a vicenda.
La mitologia sembra essere solo al punto di partenza: dopo anni di serie tv poliziesche dove non si andava oltre al caso di puntata ed alla trama orizzontale valida per una stagione, “The Following” sembra ricordare che si può fare un thriller “alto”, che punti a sconvolgere, appassionare, drogare il pubblico con nuovi personaggi e nuonvi intrecci.
L’operazione, qui, è semplice: raggiungere un pubblico mainstream sfruttando le potenzialità di una qualsiasi serie destinata alla tv via cavo. Non a caso, “The Following” è stata criticata ampiamente prima della messa in onda, per le eccessive scene di violenza che sono circolate attraverso i trailer e che gli autori stessi hanno promesso che saranno sì presenti, ma non in maniera costante (la prima puntata, ad ogni modo, non ci fa stare a digiuno di sangue e scene macabre).
Kevin Williamson ha raccolto la sfida lanciata dalla Fox ed ha realizzato un prodotto tipicamente letterario, dove il viaggio dell’eroe inizia laddove sembra essere finito, ed ogni personaggio diventa un mondo a parte nel quale si potrà entrare a seconda delle esigenze narrative. Un telefilm, insomma, che se fosse andato in onda su una cable, grazie ai minori limiti alla censura, si sarebbe potuto trasformare in un capolavoro.
Ma il pilot di “The Following” non delude, anzi: l’autore ha risvegliato il pubblico da un torpore nel quale si era lasciato andare, perdendosi nella serialità usa e getta di troppi crime ora in onda. Ed il bello, pare dirci nel finale, deve ancora arrivare.