Home Andrea Salerno: “La certa idea di tv di La7? Prendere quelli bravi come Giletti”

Andrea Salerno: “La certa idea di tv di La7? Prendere quelli bravi come Giletti”

Il Direttore di La7 distingue i suoi gusti dalla campagna acquisti: “Giletti? Un fuoriclasse. Ci sono programmi che non ti piacciono ma fatti bene”

pubblicato 5 Agosto 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 07:25

Il nuovo Direttore di La7 è in vena di dichiarazioni programmatiche. Intervistato da Il Foglio, Andrea Salerno risponde alle insinuazioni di chi vede la sua rete più a sinistra dell’era pro Grillo:

“Non credo sia mai stata la rete del Movimento 5 stelle. Quando c’era Berlusconi tutto quello che lo riguardava faceva ascolto. E così è stato anche per Renzi, all’inizio. Chi fa tv ragiona televisivamente. I programmi sono pensati da autori che stanno attenti allo share. Ora a La7 arrivano Guzzanti e Moretti? Il primo è un genio, non è di destra né di sinsitra. E il secondo è un grande regista italiano. Non credo di spostare La7 a sinistra perché la sinistra non c’è più. Oggi la dialettica è sistema / antisistema. Per alcuni La7 è berlusconiana, per altri renziana, grillina.. Quindi probabilmente è equilibrata”.

Salerno si vanta di fare una tv piena di talenti:

“Voglio rafforzare la rete, conservando il suo Dna di carattere informativo. L’informazione la puoi fare anche con un dialogo teatrale di Marco Paolini, o con la satira di Guzzanti. Ho un mandato chiaro da Cairo: prendere quelli bravi. Giletti l’abbiamo voluto insieme. Ne arriveranno altri”.

Eppure il Direttore, secondo l’intervistatore del Foglio, farebbe capire che l’ex conduttore dell’Arena non risponde pienamente ai suoi gusti e alla sua idea di tv:

“I gusti sono una cosa, le capacità un’altra. A qualcuno Giletti può non piacere, ma è un fuoriclasse. Ci possono essere programmi che non ti piacciono, ma che sono fatti bene. Ad esempio C’è posta per te e Temptation Island. Invece mi piace Emigratis. E’ una roba volgarissima, il lato ipertrash di un viaggio nella società italiana”.

Qual è, allora, la sua cosiddetta ‘certa idea di tv’?

“La7 vuole fare una tv civile. Civile nel linguaggio. Ha costretto la Rai a inseguirla nelle dirette. Se succede un fatto enorme e drammatico, come la strage del Bataclan, e tu lo lasci a Rai News, non fai percepire al pubblico l’importanza di quello che sta accadendo. La7 è seria senza essere seriosa. Oggi non può che essere questo il tono e il linguaggio della tivù: credibilità e serietà. Prendiamo Diego Bianchi. Andammo io e Serena Dandini fin sotto casa sua per conoscerlo, dopo aver visto un suo video sulla chiusura della campagna elettorale di Veltroni. Il suo è giornalismo di strada, fatto da un gruppo di amici che si sono trovati da adulti e si sono scelti, persone molto serie che fanno i cretini in tivù. E che sono credibili”.

Un’idea che rifiuta il concetto di epurazione, a dispetto della controversa chiusura della Gabbia di Gianluigi Paragone:

“Lui continua a lavorare a La7. Cambiare i programmi è lecito. Non è censura, è libertà”.

Quando gli chiedono di commentare il passaggio di consegne alla Direzione della Rai risponde:

“Orfeo è un cardinale. Simpatico. Un grande navigatore. A Fabio Fazio noi non avremmo potuto dare la stessa cifra. Campo Dall’Orto? Quando arrivi da marziano alla Rai non hai il tempo per capirla, è una strana bestia che limite le capacità delle persone. Mi è dispiaciuto quello che gli è successo, non ho capito perché si è dimesso”.

Infine un’acuta riflessione sul potere degli agenti della tv:

“Contano molto perché un tempo c’erano le figure di prodotto nelle reti, capaci di immaginare le cose. Gli agenti diventano forti quando non sai fare televisione, e non sai riconoscere il talento, magari grezzo. Quindi te lo compri già fatto. Io vorrei che La7 fosse l’opposto di questo, un luogo di liberta editoriale e qualità, dove è bello fare questo mestiere. Ma è la Rai che dovrebbe sperimentare perché può permetterselo, fare cose non consentite alla tv commerciale come progettare e aprire ai giovani. Come Alessandro Cattelan”.

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